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Cassazione Penale

Cassazione penale , sez. II , 03/12/2019 , n. 9755

La massima

Il pagamento di fatture emesse per operazioni inesistenti, con successiva retrocessione dei relativi importi in contanti, integra il reato di autoriciclaggio, configurandosi un impiego in attività economiche e finanziarie dell'utilità di provenienza illecita. (In motivazione la Corte ha sottolineato la rilevanza economica e finanziaria, oltre che fiscale, di tali documenti contabili a seguito della loro annotazione nei prescritti registri, nonché dei relativi pagamenti, in quanto determinano la contabilizzazione di costi comportanti un abbattimento dei ricavi dell'imprenditore).

La sentenza integrale

RITENUTO IN FATTO 1. Con ordinanza del 5.4.2019 il GIP del Tribunale di Rovigo disponeva l'applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti di Z.P. in ordine ai delitti di cui all'art. 416 c.p. (capo A), D.Lgs. n. 74 del 2000, art. 8 (capi B, C, D, I) e art. 648 ter1 c.p. (capo 3). Secondo la prospettazione accusatoria condivisa dalla pubblica accusa e dal gip, poi avallata dal tribunale del riesame, l'indagato è accusato di aver posto in essere, in concorso con G.D. e M.E., un'associazione per delinquere finalizzata all'evasione dell'imposta sul valore aggiunto e all'auto riciclaggio dei relativi proventi; il meccanismo illecito consisteva nell'utilizzare società di comodo gestite di fatto dal gruppo dei predetti, le quali si procuravano la disponibilità di beni (auto e generi alimentari) con il sistema della lettera di intenti (il quale consente a particolari categorie di soggetti di acquistare e importare beni e servizi evitando l'assoggettamento a imposta, in regime, così detto, di sospensione d'imposta) e provvedevano poi ad operare ripetute cessioni tra le società medesime dei beni stessi, nelle cui fatture veniva esposta cartolarmente l'IVA, che però di fatto non veniva mai pagata da alcuno anche se veniva portata in detrazione nelle dichiarazioni fiscali. Ogni società tratteneva poi una piccola percentuale dal ricavato delle vendite e tale profitto finiva a favore degli associati. L'autoriciclaggio infine veniva attuato tramite una società olandese (la Hans Visser Bloment BV di (OMISSIS)) che fatturava a carico di una società italiana gestita dagli indagati (la Digiemme) operazioni inesistenti, le quali tuttavia venivano realmente pagate tramite bonifici esteri con denaro che, successivamente, rientrava fisicamente in Italia in forma di contanti consegnati direttamente da un corriere nelle mani degli indagati; in particolare, la provvisoria imputazione di cui al capo J è relativa alla effettuazione, nel periodo 1.2.2018 - 9.5.2018, di 4 bonifici da parte della Digiemme (società che si occupa di commercio di prodotti alimentari) in favore della Hans Visser Bloment BV (società che opera il commercio all'ingrosso di fiori e piante), tutti aventi come causale la compravendita di veicoli inesistenti, per l'importo totale di Euro 86.800. 1.1. Avverso tale provvedimento proponeva istanza di riesame l'indagato, contestando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari meritevoli di tutela attraverso la misura della custodia in carcere. 1.2. Il Tribunale di Venezia, sezione del riesame, con provvedimento del 3.5.2019, respingeva l'istanza proposta, confermando l'ordinanza impugnata. 2. Ricorreva per Cassazione l'indagato, tramite difensore, sollevando i seguenti motivi di gravame: 2.1 violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento all'ipotesi di auto riciclaggio; nel meccanismo sopra descritto difetta il requisito del trasferimento in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative del denaro, non potendosi ritenere tale il pagamento di fatture per operazioni inesistenti, posto che, anche secondo la prospettazione accusatoria, quel denaro rientrava in contanti che venivano suddivisi tra i coimputati e destinate a consumo personale e non ad investimento. 2.2 Vizio della motivazione, per illogicità, in relazione al rischio di reiterazione dell'attività illecita; invero in data 24 luglio 2018 veniva eseguito il sequestro preventivo a carico dell'indagato, con provvedimento che non contemplava l'ipotesi di auto riciclaggio -la quale invece compare nell'ordinanza genetica della misura personale, di quasi un anno successiva al sequestro -. Anche se figurano in atti fatturazioni della società olandese dell'agosto 2018, nessuna operazione illecita è proseguita dopo le perquisizioni e il sequestro del luglio 2018, sicchè difetta dimostrazione di protrazione delle attività illecite e di esigenze cautelari quale il pericolo di reiterazione. CONSIDERATO IN DIRITTO Il ricorso è infondato. 1. E' anzitutto necessario chiarire i limiti di sindacabilità da parte di questa Corte dei provvedimenti adottati dal giudice del riesame dei provvedimenti sulla libertà personale. Secondo l'orientamento di questa Corte, che il Collegio condivide, l'ordinamento non conferisce alla Corte di Cassazione alcun potere di revisione degli elementi materiali e fattuali delle vicende indagate, ivi compreso lo spessore degli indizi, nè alcun potere di riconsiderazione delle caratteristiche soggettive dell'indagato, ivi compreso l'apprezzamento delle esigenze cautelari e delle misure ritenute adeguate, trattandosi di apprezzamenti rientranti nel compito esclusivo e insindacabile del giudice cui è stata chiesta l'applicazione della misura cautelare, nonchè del tribunale del riesame. Il controllo di legittimità sui punti devoluti è, perciò, circoscritto all'esclusivo esame dell'atto impugnato al fine di verificare che il testo di esso sia rispondente a due requisiti, uno di carattere positivo e l'altro negativo, la cui presenza rende l'atto incensurabile in sede di legittimità: 1) - l'esposizione delle ragioni giuridicamente significative che lo hanno determinato; 2) - l'assenza di illogicità evidenti, ossia la congruità delle argomentazioni rispetto al fine giustificativo del provvedimento. (Sez. 6 n. 2146 del 25.05.1995, Tontoli, Rv. 201840; sez. 2 n. 56 del 7/12/2011, Rv. 251760). Inoltre il controllo di legittimità sulla motivazione delle ordinanze di riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale è diretto a verificare, da un lato, la congruenza e la coordinazione logica dell'apparato argomentativo che collega gli indizi di colpevolezza al giudizio di probabile colpevolezza dell'indagato e, dall'altro, la valenza sintomatica degli indizi. Tale controllo, stabilito a garanzia del provvedimento, non involge il giudizio ricostruttivo del fatto e gli apprezzamenti del giudice di merito circa l'attendibilità delle fonti e la rilevanza e la concludenza dei risultati del materiale probatorio, quando la motivazione sia adeguata, coerente ed esente da errori logici e giuridici. In particolare, il vizio di mancanza della motivazione dell'ordinanza del riesame in ordine alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza non può essere sindacato dalla Corte di legittimità, quando non risulti "prima facie" dal testo del provvedimento impugnato, restando ad essa estranea la verifica della sufficienza e della razionalità della motivazione sulle questioni di fatto. (Sez. 1 n. 1700 del 20.03.1998, Barbaro, Rv. 210566). Non possono essere dedotte come motivo di ricorso per cassazione avverso provvedimento adottato dal tribunale del riesame pretese manchevolezze o illogicità motivazionali di detto provvedimento, rispetto a elementi o argomentazioni difensive in fatto di cui non risulti in alcun modo dimostrata l'avvenuta rappresentazione al suddetto tribunale, come si verifica quando essa non sia deducibile dal testo dell'impugnata ordinanza e non ve ne sia neppure alcuna traccia documentale quale, ad esempio, quella costituita da eventuali motivi scritti a sostegno della richiesta di riesame, ovvero da memorie scritte, ovvero ancora dalla verbalizzazione, quanto meno nell'essenziale, delle ragioni addotte a sostegno delle conclusioni formulate nell'udienza tenutasi a norma dell'art. 309 c.p.p., comma 8, (Sez. 1 sent. n. 1786 del 5.12.2003, Marchese, Rv 227110). Tanto precisato, considerato che i rilievi difensivi si appuntano sulla sola configurabilità dell'ipotesi di autoriciclaggio, con riferimento al caso di specie deve rilevarsi quanto segue. 2. Il provvedimento impugnato non presenta i vizi denunciati con il ricorso. Giova ricordare che, secondo la ricostruzione del fatto contenuta nell'ordinanza genetica, l'addebito di riciclaggio trova sostegno indiziario negli esiti degli accertamenti contabili che hanno evidenziato il passaggio di denaro dalla Digiemme alla Hans Visser Bloemen e nelle risultanze dell'intercettazione ambientale del 20.4.2018, effettuata presso i locali di Via (OMISSIS), dalla quale risulta che il P. giunge nei luoghi dove è atteso da G. e M. portando con sè una busta contenente denaro contante che viene suddiviso tra i presenti secondo le quote convenute; dal contenuto del colloquio intercettato è dato altresì comprendere il meccanismo utilizzato dagli indagati, che vedeva la Digiemme (e altre società) effettuare bonifici in Olanda aventi come causale il pagamento di fatture per operazioni che si sapeva essere inesistenti e, successivamente, rientrare il denaro in Italia sotto forma di contante da spoartire tra i correi. Nell'ordinanza ora impugnata si dà atto adeguatamente della sussistenza del presupposto cautelare di cui all'art. 273 c.p.p., rilevandosi come il fatto enunciato nella provvisoria imputazione sub 3 emerga dall'analitica ricostruzione della vicenda contenuta nell'ordinanza applicativa della misura e riportata anche nel provvedimento impugnato; nello specifico dalla lettura della stessa non emerge alcuna contraddizione con gli elementi evidenziati nel ricorso, legittimamente ritenuti inidonei ad incidere sul quadro di gravità indiziaria emerso a carico dell'indagato. In particolare, il TDL (cfr. pag. 7 e segg.) ha valorizzato le emergenze tratte dall'incontro, monitorato dalla PG, svoltosi in data 20.4.2018, ravvisando in esso la descrizione agevolmente comprensibile dell'operazione di autoriciclaggio, che vedeva trasferire denaro dall'Italia in Olanda sulla base di apparenti transazioni commerciali che, nella sostanza, celavano la sola funzione di ripulitura del denaro frutto dei reati fiscali ascritti ai medesimi prevenuti. 2.1. Su tale sostrato fattuale si incentra il primo motivo di ricorso che, richiamando la tassativa formulazione contenuta nell'art. 648ter1 c.p., lamenta in primo luogo la carenza, nella fattispecie, dell'elemento costitutivo rappresentato dall'impiego, sostituzione o trasferimento, "in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative" del denaro proveniente dai delitti presupposti; e, secondariamente, deduce che il denaro contante spartito tra gli indagati era "all'evidenza" destinato al consumo personale. 2.2. Nessuno dei citati argomenti può essere condiviso. Giova al proposito ricordare che, secondo le previsioni del comma 1 della norma in questione (art. 648 ter1 c.p. - auto riciclaggio -), risponde del reato in parola chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa. L'art. 648 ter1 c.p., comma 4 dispone poi che, "Fuori dei casi predetti, non sono punibili le condotte per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale". 2.3. Come accennato, secondo la prospettazione accusatoria condensata nel capo J della provvisoria rubrica, l'indagato, tramite la concordata emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte della società olandese, ha concorso nell'effettuazione del pagamento tramite bonifico degli importi fatturati, ottenendo poi la restituzione in contanti delle somme stesse. 2.4. Evidente dunque, nella prospettazione logicamente ritenuta condivisibile anche dal TDL, è la configurazione di un'attività di impiego/trasferimento, in attività economica/finanziaria/imprenditoriale, degli importi trasferiti, mediante bonifici all'estero, in pagamento di determinate fatture appositamente emesse dalla ditta straniera; evidente altresì appare che il successivo rientro degli importi in contanti, lungi dal comportare la perdita di idoneità della condotta, costituisce la parte conclusiva dell'iter criminis ed è indicativa del dolo di autoriciclaggio. 2.5. Nè può ritenersi che la descritta condotta concreta esuli dall'ambito della fattispecie normativa astratta per il solo fatto che le operazioni economiche (compravendite) rappresentate nelle fatture olandesi siano solo apparenti, dal momento che, ad avviso del Collegio, ben può rientrare nei concetti di attività economica/finanziaria/imprenditoriale anche il solo impiego di fatture per operazioni inesistenti, come pure l'effettuazione di operazioni finanziarie (quale l'emissione di un bonifico) aventi come causale il pagamento di una fattura contabilmente rilevante: invero, indubitabile appare che l'emissione, da parte di una impresa commerciale, di documenti contabili di sicura valenza economica (dovendo essere annotati nei prescritti registri) e fiscale (concorrendo alla formazione dei bilanci), come pure il pagamento di tali documenti, integrino forme di attività economica o finanziaria (basti solo pensare alla possibilità di utilizzare le fatture rappresentative di crediti commerciali per ottenere aperture di credito dal sistema creditizio e, dall'altro lato, alla annotazione dei bonifici rappresentativi di costi comportanti abbattimento del ricavo dell'imprenditore). 2.6. Nè dubbi possono ricorrere, considerando la modalità del rientro in Italia dei soldi (sotto forma di denaro contante) sulla ricorrenza dell'ulteriore requisito previsto dall'art. 648-ter.1 c.p., cioè sulla concreta idoneità dell'attività rispetto all'occultamento della provenienza delittuosa del denaro oggetto di reato. 2.7. Neppure sostenibile appare la ricorrenza di ipotesi di destinazione del denaro rientrato dall'Olanda "alla mera utilizzazione o al godimento personale", così da far scattare la clausola di esonero da responsabilità di cui all'art. 648 ter1 c.p., comma 4. A quest'ultimo riguardo, devesi effettivamente considerare che tale previsione, nella sua formulazione letterale, non risulta di agevole interpretazione, come del resto emerge chiaramente dall'ampio dibattito dottrinale registratosi sul punto. Tuttavia il Collegio, senza ripercorrere le tesi interpretative che da più parti sono state proposte, ritiene di condividere e richiamare l'accurata ricostruzione ermeneutica già operata da questa Corte nella sentenza n. 30399 del 2018, secondo la quale la norma va interpretata in base al significato proprio delle locuzioni utilizzate, e cioè nel senso che la suddetta clausola non si applica a tutte le condotte descritte nei commi precedenti del medesimo articolo (e quindi, per quanto di interesse in questa sede, a quelle previste dal comma 1). Dunque, l'espressione "fuori dei casi (....)", a livello semantico, null'altro significa che la fattispecie in essa considerata è diversa ed autonoma rispetto a quelle previste nei "commi precedenti". Con la conseguenza che, una volta che la fattispecie criminosa di cui all'art. 648 ter1 c.p., comma 1 sia integrata in tutti i suoi requisiti, l'agente è sanzionabile penalmente, restando del tutto indifferente che, alla fine delle operazioni di autoriciclaggio, egli abbia "meramente" utilizzato o goduto personalmente dei suddetti beni a titolo personale. In definitiva, richiamando per il resto la citata sentenza (Sez. 2, n. 30399 del 2018), in questa sede è sufficiente ribadirne il principio di diritto, secondo il quale "la clausola di non punibilità prevista nell'art. 648 ter1 c.p., comma 4 a norma della quale "Fuori dei casi di cui ai commi precedenti (...1" va intesa ed interpretata nel senso fatto palese dal significato proprio delle suddette parole, e cioè che la fattispecie ivi prevista non si applica alle condotte descritte nei commi precedenti. Di conseguenza, l'agente può andare esente da responsabilità penale solo e soltanto se utilizzi o goda dei beni provento del delitto presupposto in modo diretto e senza che compia su di essi alcuna operazione atta ad ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa". Infatti il comma 4 in esame dispone la non punibilità delle sole condotte "per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale". In modo immediato si coglie la differenza rispetto alla condotta del comma 1, che sanziona, invece, l'impiego, la sostituzione o il trasferimento dei proventi illeciti nelle quattro ampie categorie di attività di cui si è detto, laddove connotati da concreta idoneità di camuffamento; forme di reimmissione della provvista nel circuito economico legale che, ovviamente, debbono anche essere necessariamente corredate dal corrispondente elemento psicologico. Invece, il comma 4, a differenza del comma 1, prevede la "destinazione" alla "mera utilizzazione o al godimento personale", situazione differente, anche sotto il profilo del corrispondente elemento soggettivo. 2.7.1. E comunque, con stretto riferimento alla vicenda di causa, nessun elemento concreto consente di affermare fondatamente la presenza di un impiego esclusivamente personale degli importi rientrati dall'Olanda. 3. Quanto al tema della ricorrenza delle esigenze cautelari, sul quale si incentra il secondo motivo di ricorso, ad avviso del TDL ritenute meritevoli. di tutela attraverso la misura della custodia domestica, nel provvedimento impugnato si è fatto, ragionevolmente, riferimento alla elevata professionalità e sistematicità delle condotte, poste in essere per almeno due anni mediante la realizzazione di un giro vorticoso di nuove società ed il reperimento di numerosi prestanome. Logica è dunque la deduzione del rischio di reiterazione delle condotte (e dunque delle esigenze cautelari) che, per la minima risalenza nel tempo delle condotte integrative degli illeciti, sono state anche giudicate attuali. Al proposito questa Corte ha già condivisibilmente affermato (si veda, Sez. 2, n. 55216 del 18/09/2018, Rv. 274085), in tema di esigenze cautelari, che laddove l'indagato sia dedito, per il suo "modus vivendi", a commettere delitti in modo continuativo e seriale, il giudizio sul pericolo di recidiva non richiede la previsione di una specifica occasione per delinquere, ma una valutazione prognostica fondata su elementi concreti, desunti dall'analisi della personalità dell'indagato, dall'esame delle sue concrete condizioni di vita, da dati ambientali o di contesto, nonchè dalle modalità dei fatti per cui si procede. Esattamente come avvenuto nella fattispecie. 4. Ai sensi dell'art. 616 c.p.p., con il provvedimento che rigetta il ricorso, la parte privata che lo ha proposto deve essere condannata al pagamento delle spese del procedimento. P.Q.M. Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio, il 3 marzo 2019. Depositato in Cancelleria il 11 marzo 2020

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Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di cui all'art.8 d.lgs. 74/2000
Fatture per operazioni inesistenti: configurabile il concorso con il reato di dichiarazione infedele
Fatture per operazioni inesistenti: viola il divieto del bis in idem la contestazione di più reati in caso di molteplici fatture in un'unica dichiarazione
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Dichiarazione fraudolenta: sull'intermediazione finanziaria e l'utilizzo di elementi passivi fittizi
Dichiarazione fraudolenta: configurabile il concorso con il reato di cui all'art. 10-quater D.lgs. 74/2000
Dichiarazione fraudolenta: sussiste in caso di fatture relative ad un negozio giuridico apparente
Dichiarazione fraudolenta: configurabile una pluralità di reati se la condotta riguardi sia la dichiarazione IVA che quella ai fini II.DD.
Dichiarazione fraudolenta: non opera la causa di esclusione della punibilità ex art. 131 bis c.p.
Fatture per operazioni inesistenti: si consuma nel momento di emissione della fattura
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova del dolo specifico
Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti: rileva la sola identità individuale del soggetto
Fatture per operazioni inesistenti: si configura anche nell'ipotesi di fatture emesse a favore di ditte cartiere
Fatture per operazioni inesistenti: non è necessario che il fine di favorire l'evasione sia esclusivo
Fatture per operazioni inesistenti: sulla genericità della contestazione
Fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta: sulla competenza territoriale
Fatture per operazioni inesistenti: sulla competenza territoriale in caso di più fatture
Fatture per operazioni inesistenti: il reato è configurabile anche nel caso di fatturazione solo soggettivamente falsa
Fatture per operazioni inesistenti: sul c.d. superbonus 110% e lo sconto in fattura
Fatture per operazioni inesistenti: l'evasione di imposta non è elemento costitutivo del reato
Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con la bancarotta fraudolenta impropria
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova della posizione di amministratore di fatto
Fatture per operazioni inesistenti: questioni intertemporali
Fatture emesse per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di autoriciclaggio
Fatture per operazioni inesistenti: sull'attenuante conseguente al pagamento dei debiti tributari
Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti: i rapporti con il reato di truffa ai danni dello Stato
Fatture o altri documenti per operazioni inesistenti: sulla competenza per territorio
Fatture per operazioni inesistenti: ha natura di reato comune
Fatture per operazioni inesistenti: se relative al medesimo periodo di imposta si configura un unico reato
Fatture per operazioni inesistenti: possono concorrere soggetti diversi dall'utilizzatore
Trasferimento fraudolento di valori: non è sufficiente dar conto della fittizia attribuzione della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità
Intercettazioni: utilizzabili anche per gli ulteriori fatti-reato legati dal vincolo della continuazione
Abuso d'ufficio: se il pubblico ufficiale agisce del tutto al di fuori dell'esercizio delle sue funzioni non e' configurabile il reato
Concussione: non sussiste se la persona offesa ha eseguito un pagamento in quanto erroneamente convinta di esservi obbligata
Concussione: consiste in una condotta di prevaricazione abusiva idonea a costringere alla dazione o alla promessa
Tentata concussione: è indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione
Nullità: l'omessa valutazione di una memoria difensiva non determina alcuna nullità
Misure cautelari: valgono gli stessi principi che governano lo scrutinio di legittimità quanto al processo di cognizione
Induzione indebita: la condotta si configura come esortazione, persuasione, suggestione, inganno, impliciti messaggi, pressione morale
Concussione e induzione indebita: le differenze sta nel modo in cui si manifesta l'abuso della qualifica soggettiva
Metodo mafioso - condotte di estorsione ambientale
Tentativo di concussione: è necessario valutare la adeguatezza della condotta, valutando l'effetto di essa nel soggetto passivo
Concussione: vi è piena continuità normativa con il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità di cui all'art. 319-quater c.p.
Sulla ammissibilità del concordato in appello
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Violenza sessuale: in caso di errore sul consenso, l'onere della prova è a carico dell'imputato
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Violenza sessuale: sulla violazione della correlazione tra accusa e sentenza la condanna
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Violenza sessuale: sulla valutazione della prova indiziaria
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Violenza sessuale: per la valutazione dell'attenuante della minore gravità è inconferente il fatto della commissione con abuso di relazione di ospitalità
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'abuso della condizione di inferiorità psico-fisica della vittima
Violenza sessuale: nella nozione di atti sessuali non rientrano gli atti di esibizionismo, di autoerotismo in presenza di terzi o di voyeurismo
Violenza sessuale: sull'aggravante la compromissione della libertà personale della vittima
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima può dipendere anche dalla minore età
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di sequestro di persona
Violenza sessuale: assorbe il reato di maltrattamenti se vi è coincidenza fra le condotte
Violenza sessuale: gli elementi per l'applicazione dell'attenuante della minore gravità del fatto si usano anche per la riduzione della pena
Violenza sessuale: anche le credenze esoteriche in grado di suggestionare la p.o. rientrano fra le condizioni di inferiorità psichica
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sull'abuso di autorità e posizione di preminenza
Violenza sessuale: sul divieto di concessione di misure alternative alla detenzione
Violenza sessuale: si configura aggravante speciale nel caso in cui la vittima sia stata provocata dall'autore del reato all'assunzione di sostanze alcoliche
Violenza sessuale: sull'applicazione del divieto di sospensione dell'esecuzione della pena
Violenza sessuale: sulla legittimità del diniego dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: sulla rilevanza della qualità di pubblico ufficiale ai fini di procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sullo stato di inferiorità della vittima in caso di alterazione causata da alcool
Violenza sessuale: sull'accertamento della capacità a testimoniare del minore vittima di abuso
Violenza sessuale: se il concorrente non è presente sul luogo del delitto può concorrere solo moralmente
Atti sessuali con minorenne: integra il tentativo l'offerta di denaro a quattordicenne per compiere atti sessuali
Violenza sessuale: sussiste in caso di induzione a giochi erotici e rapporti sessuali virtuali
Violenza sessuale: sul tentativo in caso di assenza di contatto fisico con la vittima
Violenza sessuale: il medico può lecitamente compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza
Violenza sessuale: se posto in essere da un militare nei confronti di un commilitone, concorre con quello di ingiuria militare
Violenza sessuale: per il dolo, non è necessario che la condotta sia finalizzata a soddisfare il piacere sessuale dell'agente
Violenza sessuale: sulla circostanza aggravante dell'abuso della qualità di ministro di un culto (sacerdote)
Violenza sessuale: sulla induzione a subire atti sessuali su persona in stato di inferiorità psichica
Violenza sessuale: la reazione violenta della vittima non rileva per l'attenuante di minore gravità
Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante
Violenza sessuale: l'aggravante della minore gravità non può essere esclusa per la sussistenza di aggravanti
Violenza sessuale aggravata: misure alternative solo se si è sottoposti ad osservazione scientifica della personalità
Violenza sessuale: sul consenso e gli atti sessuali non convenzionali
Violenza sessuale: il consenso deve perdurare nel corso dell'intero rapporto senza soluzione di continuità
Violenza sessuale: professore bacia sulla guancia un'alunna dopo aver provato a farlo sulla bocca, condannato
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio del reato
Stupefacenti: l'acquirente di modiche quantità deve essere sentito nel corso delle indagini preliminari come persona informata dei fatti
Travisamento della prova: richiede l'esistenza di una palese difformità dai risultati obiettivamente derivanti dall'assunzione della prova
Travisamento della prova: sussiste solo in caso di incontrovertibile e pacifica distorsione del significante
Ricorso per cassazione: alla Corte è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione
Ricorso per cassazione: inammissibili doglianze che sollecitano una differente comparazione dei significati da attribuire alle prove
Stupefacenti: la lieve entità va valutata con riferimento a tutti gli elementi concernenti l'azione
Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione
Ricorso per cassazione: sul termine perentorio di cinque giorni previsto dalla L. n. 69 del 2005, art. 22, comma 2.
Violenza sessuale: configurabile il tentativo se l'agente non ne ha raggiunto le zone genitali
Violenza sessuale di gruppo: non assorbe il delitto di tortura
Violenza sessuale: sussiste in caso di atti di autoerotismo commessi alla presenza di una persona?
Violenza sessuale: sulla ammissibilità dell'appello del pubblico ministero avverso la sentenza di condanna
Violenza sessuale: sulla configurabilità della circostanza aggravante della connessione teleologica con il reato di lesioni personali.
Violenza sessuale: sull'attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di riduzione in servitù?
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima al momento del fatto prescinde da fenomeni di patologia mentale
Violenza sessuale: sulla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza
Violenza sessuale: è inutilizzabile la testimonianza assunta in violazione della C.D.. "Carta di Noto"?
Violenza sessuale: sul riconoscimento dell'attenuante della minore gravità, nel caso di più fatti in continuazione ai danni della medesima persona
Violenza sessuale di gruppo: le differenze con il concorso di persone nel delitto di violenza sessuale
Violenza sessuale: in tema di misure cautelari personali, il giudice non è tenuto a motivare circa la ricorrenza di specifiche e inderogabili esigenze investigative
Violenza sessuale: la disciplina di cui all'art. 190-bis c.p.p. si applica anche alla prova assunta nel corso di incidente probatorio
Violenza sessuale: sul riconoscimento della circostanza attenuante speciale del fatto di minore gravità
Concussione: l'analisi del giudice non può esaurirsi nella descrizione della condotta costrittiva ma deve verificarne l'efficacia coartante
Induzione indebita: la persuasione deve avere un valore condizionante più tenue a quella tipica della concussione
Bancarotta fraudolenta: non può essere sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca il denaro di certa provenienza lecita
Bancarotta fraudolenta: sui pagamenti tra società infragruppo
Bancarotta fraudolenta: sulla rilevanza della restituzione ai soci dei versamenti conferiti in conto di aumento futuro di capitale
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di conferimento di denaro da impresa individuale fallita a società di cui l'imprenditore ha parte di quote
Bancarotta fraudolenta: il momento consumativo coincide con la sentenza di fallimento
Bancarotta fraudolenta: sussiste piena continuità normativa fra la previsione dell'art. 216 l. fall. e l'art. 322 d.lg. 12 gennaio 2019, n. 14
Bancarotta fraudolenta: legittima l'applicazione di misure cautelari personali prima della sentenza dichiarativa di fallimento
Bancarotta fraudolenta preferenziale: sul compenso dell'amministratore di una società
Bancarotta fraudolenta: può concorrere con il reato di autoriciclaggio
Bancarotta riparata: non è necessaria la restituzione dei singoli beni sottratti
Bancarotta semplice: sussiste in caso di operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione gratuita di un contratto di locazione finanziaria
Bancarotta fraudolenta: la provenienza illecita dei beni non esclude il reato
Bancarotta fraudolenta: la natura distrattiva di operazione infra-gruppo può essere esclusa in presenza di vantaggi compensativi
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione aziendale a prezzo incongruo
Bancarotta fraudolenta: sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale di società fallita
Bancarotta fraudolenta: la parziale omissione del dovere annotativo è punita a titolo di dolo generico
Bancarotta fraudolenta: sulla omessa tenuta della contabilità
Bancarotta fraudolenta: non si ha pluralità di reati se le condotte tipiche realizzate mediante più atti siano tra loro omogenee
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione di beni che rientrino nell’autonoma disponibilità della società fallita
Bancarotta fraudolenta: sui presupposti del concorso per omesso impedimento dell'evento
Bancarotta fraudolenta: il dolo generico può essere desunto dalla responsabilità dell'imputato per fatti di bancarotta patrimoniale
Bancarotta fraudolenta: il distacco del bene dal patrimonio può realizzarsi in qualsiasi forma
Bancarotta fraudolenta: sull'individuazione dell'oggetto materiale del reato
Bancarotta fraudolenta: in tema di concorso dell'extraneus nel reato
Bancarotta fraudolenta: i pagamenti in favore della controllante non integrano il reato
Bancarotta fraudolenta: sussiste anche in caso di esercizio di facoltà legittime
Bancarotta fraudolenta: sull’aggravante della cd. continuazione fallimentare
Bancarotta preferenziale: sul rilievo della compensazione volontaria
Bancarotta: l'assoluzione dalla bancarotta impropria in caso di falso in bilancio seguito da fallimento non interferisce sulla decisione per quella propria documentale

Fatture emesse per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di autoriciclaggio

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