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Cassazione Penale

Cassazione penale sez. IV, 11/10/2023, (ud. 11/10/2023, dep. 18/10/2023), n.42455

La massima

Nell'applicare l'ipotesi di lieve entità prevista dall'art. 73, comma 5, D.P.R. cit. la valutazione deve essere compiuta in concreto, tenendo conto non solo del dato qualitativo e quantitativo, ma anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione.

La sentenza integrale

RITENUTO IN FATTO 1. Con sentenza del 22 febbraio 2023, all'esito di giudizio abbreviato, il Tribunale di Torino ha affermato la penale responsabilità di N.A.E. per i seguenti reati: - D.P.R. n. 309 del 1990, art. 73, comma 5, commesso in (Omissis) detenendo per uso di terzi gr. 2,2862 di sostanza, suddivisa in 4 involucri, contenente gr.1,212 di cocaina (capo 1); - art. 73, comma 1, D.P.R. cit., commesso in (Omissis), detenendo per uso di terzi crack per complessivi 59,826 grammi (contenenti gr. 19,184 di cocaina) (capo 2). Ritenuta la continuazione tra i reati, più grave quello di cui al capo 2), concesse le attenuanti generiche e operata la diminuzione di pena conseguente alla scelta del rito, N. è stato condannato alla pena di anni tre di reclusione ed Euro 14.000 di multa, sostituita col lavoro di pubblica utilità ai sensi della L. 24 novembre 1981 n. 689, art. 56 bis. Con la sentenza è stata disposta, ai sensi dell'art. 240 bis c.p., la confisca della somma di Euro 31.331,00 rinvenuta nella abitazione dell'imputato dopo il sequestro della sostanza stupefacente la cui al capo 2). 2. Contro la sentenza ha proposto ricorso l'imputato per mezzo del proprio difensore. Col primo motivo, il ricorrente lamenta violazione dell'art. 606 c.p.p., lett. b) e lett. e) in relazione al reato di cui al capo 2). Deduce, in particolare, errata applicazione del D.P.R. n. 309 del 1990, art. 73, comma 1. La difesa sottolinea che la sostanza era suddivisa in 151 dosi e, in ragione della quantità di principio attivo (gr. 19,184 di cocaina), ciascuna di queste dosi conteneva 0,12 grammi di sostanza drogante. Secondo la difesa, l'attività di spaccio che sarebbe stata compiuta con la vendita di così minime dosi è quella tipica del "piccolo spacciatore da strada", sicché il fatto avrebbe dovuto essere qualificato come violazione dell'art. 73, comma 5, D.P.R. cit.. La difesa sostiene che è contraddittorio aver ritenuto il vincolo della continuazione tra il reato di cui al capo 2) e quello di cui al capo 1) per poi qualificare solo l'attività di cui al capo 1) come violazione dell'art. 73, comma 5. Osserva che, se la condotta contestata al capo 1) è quella proprio del piccolo spacciatore e i reati sono stati commessi nell'esecuzione di un unico disegno criminoso, allora questo disegno criminoso è quello di compiere attività di piccolo spaccio e l'intera condotta doveva essere qualificata come violazione dell'art. 73, comma 5, D.P.R. cit.. Col secondo motivo, la difesa deduce errata applicazione dell'art. 240 bis c.p. Osserva che all'imputato è stata ascritta la detenzione a fini di vendita e non la vendita di sostanza stupefacente; sostiene che, per disporre la confisca, la sentenza impugnata avrebbe dovuto individuare un collegamento tra la somma in sequestro e la sostanza detenuta. 3. Il Procuratore generale presso la Corte di cassazione ha depositato conclusioni scritte chiedendo dichiararsi l'inammissibilità del ricorso. CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Si deve preliminarmente osservare che il ricorso è stato ritualmente proposto ai sensi dell'art. 606 c.p.p., comma 2, perché le sentenze che applicano la pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità sono inappellabili ex art. 593 c.p.p., comma 3. 2. Col primo motivo il ricorrente si duole della qualificazione giuridica del fatto di cui al capo 2) sostenendo che la sostanza detenuta era suddivisa in 151 ovuli, ciascuno dei quali conteneva una minima quantità di principio attivo, sicché le cessioni cui la detenzione era finalizzata erano di lieve entità e avrebbe dovuto essere applicata la fattispecie prevista dall'art. 73, comma 5, D.P.R. cit.. Nel definire i principi ermeneutici cui ci si deve attenere nell'applicare l'ipotesi di lieve entità prevista dall'art. 73, comma 5, D.P.R. cit. la giurisprudenza di legittimità ha sottolineato che tale valutazione deve essere compiuta in concreto, tenendo conto non solo del dato qualitativo e quantitativo, ma anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione (cfr., da ultimo, Sez. U, n. 51063 del 27/09/2018, Murolo, Rv. 274076). Come opportunamente chiarito dalla sentenza citata (pag. 16 della motivazione), "ritenere che la valutazione degli indici di lieve entità elencati dal comma 5 dell'art. 73 debba essere complessiva, significa certamente abbandonare l'idea che gli stessi possano essere utilizzati dal giudice alternativamente, riconoscendo o escludendo la lieve entità del fatto anche in presenza di un solo indicatore di segno positivo o negativo, a prescindere dalla considerazione degli altri". Implica però, allo stesso tempo, "che tali indici non debbano tutti indistintamente avere segno positivo o negativo" e possano instaurarsi tra gli stessi rapporti di compensazione o neutralizzazione idonei a consentire un giudizio unitario sulla concreta offensività del fatto anche quando le circostanze che lo caratterizzano risultano prima facie contraddittorie. La sentenza impugnata ha compiuto tale valutazione in concreto e, nell'escludere la lieve entità del fatto, ha valorizzato la quantità complessiva della sostanza (corrispondente a 127 dosi medie singole) e la circostanza che fosse già suddivisa in 151 ovuli: indice di una attività di cessione preordinata e capillare e di un inserimento stabile nel circuito del traffico di stupefacenti. La sentenza impugnata desume da questi elementi che la condotta dell'imputato aveva una elevata potenzialità offensiva e sottolinea che nello stesso senso depone il rinvenimento nella sua abitazione (insieme a documenti a lui riconducibili), della somma di Euro 31.331,00. La motivazione è completa e coerente. Non è manifestamente illogico, infatti, aver ritenuto che la disponibilità di un numero elevato di dosi di sostanza stupefacente, destinata a soddisfare una platea estesa di consumatori incida sulla concreta offensività del fatto in termini tali da renderlo incompatibile con la fattispecie prevista dall'art. 73, comma 5, D.P.R. cit.. Non contraddice queste conclusioni la constatazione che una attività di spaccio successiva, relativa a quattro dosi di cocaina e qualificata come violazione dell'art. 73, comma 5, D.P.R. cit. sia stata considerata espressione del medesimo disegno criminoso. Un disegno criminoso unitario, infatti, ben può essere realizzato attraverso condotte di offensività differente e l'applicazione del D.P.R. n. 309 del 1990, art. 73, comma 5, impone di valutare in concreto la maggiore o minore offensività di ciascun fatto tenendo conto del dato qualitativo, ma anche di quello quantitativo, e, più in generale, dei mezzi, delle modalità, delle circostanze dell'azione e della personalità dell'imputato. Diversamente da quanto la difesa sembra ritenere, dunque, l'applicazione di tale fattispecie non definisce un "tipo d'autore" ("piccolo" o "grande spacciatore"), ma un "tipo di fatto" (di "lieve" o "non lieve" entità). 3. Non ha maggior pregio il secondo motivo di ricorso col quale la difesa si duole che la confisca della somma di denaro rinvenuta nell'abitazione dell'imputato sia stata disposta senza spiegare perché "quelle banconote avessero una relazione con il delitto giudicato, né perché esse costituissero il provento del reato". A questo proposito è sufficiente osservare che l'art. 85 bis D.P.R. cit. estende l'applicazione dell'art. 240 bis c.p. ai casi in cui vi sia stata condanna per uno dei delitti previsti dall'art. 73, "esclusa la fattispecie di cui al comma 5". Ne consegue che quando - come nel caso di specie - vi è stata affermazione di responsabilità per il reato di cui all'art. 73, comma 1, D.P.R. cit., il denaro rinvenuto nella disponibilità dell'imputato può essere sottoposto a confisca se sussistono le condizioni previste dall'art. 240 bis c.p., a prescindere dal dimostrato collegamento tra la detenzione della somma e il reato per cui è intervenuta condanna. Sul punto la sentenza impugnata ha fornito adeguata motivazione. Ha sottolineato, infatti, che si tratta di una somma di non modica entità, "palesemente sproporzionata rispetto ad una assenza di regolare attività lavorativa, mai documentata in alcun modo dall'imputato". 4. Per quanto esposto, entrambi i motivi di ricorso sono manifestamente infondati e, quindi, inammissibili. All'inammissibilità consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Tenuto conto della sentenza della Corte costituzionale n. 186 del 13 giugno 2000 e rilevato che non sussistono elementi per ritenere che il ricorrente non versasse in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, deve essere disposto a suo carico, a norma dell'art. 616 c.p.p., l'onere di versare la somma di Euro 3.000,00 in favore della Cassa delle Ammende, somma così determinata in considerazione delle ragioni di inammissibilità. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle Ammende. Così deciso in Roma, il 11 ottobre 2023. Depositato in Cancelleria il 18 ottobre 2023

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Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di cui all'art.8 d.lgs. 74/2000
Fatture per operazioni inesistenti: configurabile il concorso con il reato di dichiarazione infedele
Fatture per operazioni inesistenti: viola il divieto del bis in idem la contestazione di più reati in caso di molteplici fatture in un'unica dichiarazione
Dichiarazione fraudolenta: nel caso di reato commesso da singoli componenti del CdA ciascuno degli altri amministratori risponde per concorso
Dichiarazione fraudolenta: è un reato di natura istantanea
Dichiarazione fraudolenta: sull'intermediazione finanziaria e l'utilizzo di elementi passivi fittizi
Dichiarazione fraudolenta: configurabile il concorso con il reato di cui all'art. 10-quater D.lgs. 74/2000
Dichiarazione fraudolenta: sussiste in caso di fatture relative ad un negozio giuridico apparente
Dichiarazione fraudolenta: configurabile una pluralità di reati se la condotta riguardi sia la dichiarazione IVA che quella ai fini II.DD.
Dichiarazione fraudolenta: non opera la causa di esclusione della punibilità ex art. 131 bis c.p.
Fatture per operazioni inesistenti: si consuma nel momento di emissione della fattura
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova del dolo specifico
Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti: rileva la sola identità individuale del soggetto
Fatture per operazioni inesistenti: si configura anche nell'ipotesi di fatture emesse a favore di ditte cartiere
Fatture per operazioni inesistenti: non è necessario che il fine di favorire l'evasione sia esclusivo
Fatture per operazioni inesistenti: sulla genericità della contestazione
Fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta: sulla competenza territoriale
Fatture per operazioni inesistenti: sulla competenza territoriale in caso di più fatture
Fatture per operazioni inesistenti: il reato è configurabile anche nel caso di fatturazione solo soggettivamente falsa
Fatture per operazioni inesistenti: sul c.d. superbonus 110% e lo sconto in fattura
Fatture per operazioni inesistenti: l'evasione di imposta non è elemento costitutivo del reato
Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con la bancarotta fraudolenta impropria
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova della posizione di amministratore di fatto
Fatture per operazioni inesistenti: questioni intertemporali
Fatture emesse per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di autoriciclaggio
Fatture per operazioni inesistenti: sull'attenuante conseguente al pagamento dei debiti tributari
Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti: i rapporti con il reato di truffa ai danni dello Stato
Fatture o altri documenti per operazioni inesistenti: sulla competenza per territorio
Fatture per operazioni inesistenti: ha natura di reato comune
Fatture per operazioni inesistenti: se relative al medesimo periodo di imposta si configura un unico reato
Fatture per operazioni inesistenti: possono concorrere soggetti diversi dall'utilizzatore
Trasferimento fraudolento di valori: non è sufficiente dar conto della fittizia attribuzione della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità
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Concussione: non sussiste se la persona offesa ha eseguito un pagamento in quanto erroneamente convinta di esservi obbligata
Concussione: consiste in una condotta di prevaricazione abusiva idonea a costringere alla dazione o alla promessa
Tentata concussione: è indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione
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Violenza sessuale: sull'aggravante la compromissione della libertà personale della vittima
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima può dipendere anche dalla minore età
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di sequestro di persona
Violenza sessuale: assorbe il reato di maltrattamenti se vi è coincidenza fra le condotte
Violenza sessuale: gli elementi per l'applicazione dell'attenuante della minore gravità del fatto si usano anche per la riduzione della pena
Violenza sessuale: anche le credenze esoteriche in grado di suggestionare la p.o. rientrano fra le condizioni di inferiorità psichica
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sull'abuso di autorità e posizione di preminenza
Violenza sessuale: sul divieto di concessione di misure alternative alla detenzione
Violenza sessuale: si configura aggravante speciale nel caso in cui la vittima sia stata provocata dall'autore del reato all'assunzione di sostanze alcoliche
Violenza sessuale: sull'applicazione del divieto di sospensione dell'esecuzione della pena
Violenza sessuale: sulla legittimità del diniego dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: sulla rilevanza della qualità di pubblico ufficiale ai fini di procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sullo stato di inferiorità della vittima in caso di alterazione causata da alcool
Violenza sessuale: sull'accertamento della capacità a testimoniare del minore vittima di abuso
Violenza sessuale: se il concorrente non è presente sul luogo del delitto può concorrere solo moralmente
Atti sessuali con minorenne: integra il tentativo l'offerta di denaro a quattordicenne per compiere atti sessuali
Violenza sessuale: sussiste in caso di induzione a giochi erotici e rapporti sessuali virtuali
Violenza sessuale: sul tentativo in caso di assenza di contatto fisico con la vittima
Violenza sessuale: il medico può lecitamente compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza
Violenza sessuale: se posto in essere da un militare nei confronti di un commilitone, concorre con quello di ingiuria militare
Violenza sessuale: per il dolo, non è necessario che la condotta sia finalizzata a soddisfare il piacere sessuale dell'agente
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Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante
Violenza sessuale: l'aggravante della minore gravità non può essere esclusa per la sussistenza di aggravanti
Violenza sessuale aggravata: misure alternative solo se si è sottoposti ad osservazione scientifica della personalità
Violenza sessuale: sul consenso e gli atti sessuali non convenzionali
Violenza sessuale: il consenso deve perdurare nel corso dell'intero rapporto senza soluzione di continuità
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Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio del reato
Stupefacenti: l'acquirente di modiche quantità deve essere sentito nel corso delle indagini preliminari come persona informata dei fatti
Travisamento della prova: richiede l'esistenza di una palese difformità dai risultati obiettivamente derivanti dall'assunzione della prova
Travisamento della prova: sussiste solo in caso di incontrovertibile e pacifica distorsione del significante
Ricorso per cassazione: alla Corte è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione
Ricorso per cassazione: inammissibili doglianze che sollecitano una differente comparazione dei significati da attribuire alle prove
Stupefacenti: la lieve entità va valutata con riferimento a tutti gli elementi concernenti l'azione
Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione
Ricorso per cassazione: sul termine perentorio di cinque giorni previsto dalla L. n. 69 del 2005, art. 22, comma 2.
Violenza sessuale: configurabile il tentativo se l'agente non ne ha raggiunto le zone genitali
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Violenza sessuale: sulla configurabilità della circostanza aggravante della connessione teleologica con il reato di lesioni personali.
Violenza sessuale: sull'attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di riduzione in servitù?
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima al momento del fatto prescinde da fenomeni di patologia mentale
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Bancarotta fraudolenta: può concorrere con il reato di autoriciclaggio
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Bancarotta fraudolenta: sull’aggravante della cd. continuazione fallimentare
Bancarotta preferenziale: sul rilievo della compensazione volontaria
Bancarotta: l'assoluzione dalla bancarotta impropria in caso di falso in bilancio seguito da fallimento non interferisce sulla decisione per quella propria documentale

Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione

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