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Cassazione Penale

Cassazione penale , sez. VI , 05/05/2023 , n. 33751

La massima

Ai fini della configurabilità del reato di tentata concussione, che si configura quando il pubblico ufficiale abbia compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere od indurre qualcuno a dare o promettere denaro od altra utilità, è richiesta l'oggettiva efficacia intimidatoria di tale condotta, restando indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione.

La sentenza integrale

RITENUTO IN FATTO 1. La Corte di appello di Sassari, riqualificato in tentata concussione il fatto originario di concussione consumata, ha confermato il giudizio di responsabilità emesso dal Tribunale di Tempio Pausania nei riguardi di M.R.. All'imputato è contestato, nella qualità di luogotenente della Guardia di Finanza, di aver tentato di costringere M.S., commercialista e amministratore di alcune società riferibili a M.Z., magnate russo, e lo stesso M.Z. a promettere la somma di 1.500.000 Euro - di cui 150.000 Euro sarebbe stata consegnata tramite bonifico con destinazione (Omissis) - in cambio della sua astensione dalle indagini - da lui artatamente prospettate e minacciate - sulle società in questione e dalle quali sarebbe derivato il sequestro da parte dell'Autorità italiana delle numerose ville delle stesse società. 2. Ha proposto ricorso per cassazione l'imputato articolando tre motivi. 2.1. Con il primo si deduce violazione di legge processuale; il tema attiene alla utilizzabilità delle registrazioni ambientali effettuate da M. su accordo-sollecitazione della Polizia e senza autorizzazione dell'Autorità giudiziaria. Si tratta di intercettazioni di conversazioni intercorse tra M. e l'imputato il 12.11.2012, il 13.11.2012, il 4.12.2012 e il 12.12.2012 e che, secondo l'imputato, sarebbero decisive ai fini del giudizio di responsabilità. Le registrazioni sarebbero state concordate con la polizia in aggiramento delle previsioni di cui all'art. 267 c.p.p.; si tratterebbe di una circostanza emergente dalla deposizione dell'ispettore S.S., di cui si riportano alcuni stralci, e da altri atti, che pure si indicano. In tale contesto, si richiama la sentenza della Corte costituzionale n. 320 del 4.12.2009 e si assume che la Corte avrebbe nella occasione spiegato che non vi sarebbe nessuna differenza tra il caso in cui il privato concordi con la polizia giudiziaria di collocare su di sé dispositivi che consentano di intercettare la conversazione con un interlocutore ignaro e il caso in cui caso in cui il medesimo colloquiante, agendo su istruzione della polizia, registri direttamente il colloquio; in entrambe le ipotesi vi sarebbe una elusione dell'obbligo di munirsi dell'autorizzazione dell'Autorità giudiziaria. Si richiama inoltre la sentenza delle Sezioni unite n. 26795 del 2006 che avrebbero chiarito la distinzione tra atto e documento, specificando come questo sia caratterizzato dal formarsi fuori e non in funzione del processo, sicché le registrazioni dei dialoghi ambientali su accordo con la Polizia non potrebbero essere considerati documenti. La Corte di appello avrebbe rigettato la questione sul presupposto errato che la registrazione di colloqui tra presenti, eseguita su iniziativa di uno dei partecipi, costituirebbe prova documentale, come tale utilizzabile sempre in dibattimento, e non una intercettazione ambientale. Sulla questione vi sarebbe contrasto; si aggiunge che, ove si ritenesse prevalente l'indirizzo secondo cui la prova in quel modo "raccolta" sarebbe qualificabile come prova documentale, la questione dovrebbe essere rimessa nuovamente alla Corte costituzionale, tenuto conto che con la pronuncia n. 320 del 2009, di cui si è detto, la Consulta aveva emesso una sentenza interpretativa di rigetto sul presupposto che il giudice remittente avesse individuato erroneamente il diritto vivente. 2.2. Con il secondo motivo si deduce violazione di legge quanto alla qualificazione giuridica dei fatti, che dovrebbero essere ricondotti alla fattispecie di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità e non al tentativo di concussione. Assume il ricorrente che M., che sin dal giorno del primo incontro con l'imputato si fosse determinato a registrare gli incontri successivi, su suggerimento della Polizia di Stata, e, quindi, non sarebbe mai stato in una situazione di soggezione nei confronti di M. e non avrebbe mai avuto alcuna limitazione della sua capacità di autodeterminarsi. La Corte di appello, utilizzando un rivolo di una conversazione ambientale, avrebbe erroneamente ritenuto invece che M. fosse rimasto sin da subito molto spaventato, senza tuttavia considerare che questi, come detto, si era sin da subito rivolto alla polizia che gli aveva suggerito come comportarsi, e che quindi anche le stesse minacce attribuite all'imputato sarebbero avvenute in un contesto investigativo, noto alla vittima. La Corte avrebbe inoltre escluso la configurabilità del reato di cui all'art. 319 quater c.p. sul presupposto errato che vi sarebbe stata una sproporzione tra il male minacciato e l'indebito profitto che il privato avrebbe conseguito e ciò in ragione non del significato delle frasi minatorie ma del fatto che le indagini alle quali le minacce si riferivano sarebbero state inesistenti, false o comunque riferibili ad altri soggetti (le ville sarebbero state riferibili ad altro soggetto giuridico) e comunque erano tali da poter plausibilmente portare al sequestro degli immobili. Dunque una danno minacciato plausibile e una promessa simulata di denaro da parte della persona offesa. 2.3. Con il terzo motivo si lamenta violazione dell'art. 74 c.p.p. quanto alla ritenuta legittimazione alla costituzione di parte civile di M., che in realtà dovrebbe considerarsi quale mero soggetto interposto di altri soggetti proprietari delle ville citate nella imputazione, e di T.S.K. e di M.Z., in quanto, la prima, non risulterebbe in alcun modo citata nel capo di imputazione e, il secondo, non risulterebbe essere socio di riferimento della società proprietaria delle ville site a (Omissis), oggetto delle minacce attribuite all'imputato. 3. E' stata presentata una articolata memoria nell'interesse dell'imputato con cui si sono ripresi e ulteriormente sviluppati gli argomenti posti a fondamento dei motivi di ricorso. CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Il ricorso è inammissibile. 2. Il primo motivo, che pure, in astratto, ha una sua consistenza, è inammissibile perché generico. 2.1. La Corte di cassazione con molteplici pronunce - anche a Sezioni unite e non sempre recenti - ha stabilito principi funzionali ad attuare il percorso demolitorio intrapreso dalla parte che eccepisca la inutilizzabilità probatoria di un atto processuale. In particolare, in tema di intercettazioni telefoniche, è consolidato il principio secondo cui è necessario, a pena di inammissibilità del motivo, che il ricorrente indichi quali siano le conversazioni intercettate che sarebbero inutilizzabili e chiarisca l'incidenza degli atti specificamente affetti dal vizio sul complessivo compendio probatorio già valutato, sì da potersene inferire la decisività ai fini del provvedimento impugnato. (Sez. U., n. 23868 del 23/04/2009, Fruci, Rv. 243416; nello stesso senso, Sez. U, n. 39061 del 16/07/2009, De Iorio, Rv. 244328; Sez. 4, n. 46478 del 21/09/2018, Gulle', non massimata). Ulteriori approfondimenti di rilievo concernono i limiti demolitori della pronuncia di legittimità; prima infatti di annullare con rinvio la sentenza basata su di un dato dimostrativo dichiarato inutilizzabile, è necessario procedere alla c.d. prova di resistenza, valutando se la motivazione "resti in piedi", nonostante l'eliminazione dell'elemento viziato. La regola viene considerata un corollario dell'interesse all'impugnazione: se la sentenza non è basata sulla prova inutilizzabile, il ricorso, ancorché fondato nel merito, deve essere rigettato (Sez. U, n. 4265 del 25/02/1998, Gerina, in motivazione; Sez. 5, n. 37694 del 15/07/2008, Rizzo, Rv. 241299; Sez. 2, n. 30271 dell'11/05/2017, De Matteis, Rv. 270303). Questa Corte, con orientamento consolidato (Sez. 2, n. 7986 del 18/11/2016, dep. 2017, La Gumina, Rv. 269218; Sez. 6, n. 18764 del 05/02/2014, Barilari, Rv. 259452; Sez. 3, n. 3207 del 2/10/2014, dep. 2015, Rv. 262011) che il Collegio condivide e ribadisce, ha, infatti, osservato che, nei casi in cui con il ricorso per cassazione si lamenti l'inutilizzabilità o la nullità di una prova dalla quale siano stati desunti elementi a carico, il motivo di ricorso deve illustrare, a pena di inammissibilità per aspecificità, l'incidenza dell'eventuale eliminazione del predetto elemento ai fini della cosiddetta "prova di resistenza", essendo in ogni caso necessario valutare se le residue risultanze, nonostante l'espunzione di quella inutilizzabile, risultino sufficienti a giustificare l'identico convincimento; gli elementi di prova acquisiti illegittimamente diventano infatti irrilevanti ed ininfluenti se, nonostante la loro espunzione, le residue risultanze risultino sufficienti a giustificare l'identico convincimento. 2.2. Nel caso di specie, il motivo di ricorso è generico, non avendo chiarito l'imputato né quali sarebbero le specifiche conversazioni registrate che si assumono essere state in concreto irritualmente utilizzate, né quale sarebbe la loro decisiva valenza probatoria rispetto al complessivo ragionamento sotteso al giudizio relativo alla responsabilità, cioè la loro incidenza e decisività rispetto alla decisione impugnata. In particolare, a fronte di due sentenze in cui i Giudici di merito hanno ricostruito i fatti facendo chiaro riferimento a molteplici prove dichiarative, documentali, a intercettazioni autorizzate, l'imputato si è limitato a segnalare i paragrafi in cui la Corte di appello avrebbe richiamato le conversazioni registrate nei giorni 12.11-13.11.-4-12- e 12.12.2012 senza, tuttavia, spiegare alcunché sulla decisiva loro incidenza rispetto al complesso quadro probatorio e, in particolare, sul perché, escluse dette registrazioni, la prova della colpevolezza sarebbe stata insussistente; peraltro, pur volendo ragionare con il difensore, dalla sentenza emerge come, anche con riguardo agli specifici paragrafi indicati, la Corte abbia articolato il proprio ragionamento probatorio facendo riferimento anche ad altre evidenze, a conversazioni ritualmente autorizzate, a conversazioni tra M. e altri soggetti. Il motivo di ricorso in esame, per come strutturato, esula dal percorso di una ragionata censura del complessivo percorso motivazionale del provvedimento impugnato e si risolve in una generica critica difettiva ed inadeguata, che sostanzialmente non permette al giudice di percepire con certezza il contenuto delle censure. 3. Anche il secondo motivo è inammissibile per genericità. La Corte ha descritto e spiegato con precisione il tentativo costrittivo compiuto dall'imputato, la struttura della condotta minatoria, come, al momento in cui M. si rivolse alla polizia, non vi fosse stata ancora alcuna promessa di dazione pur a fronte delle pressanti richieste dell'imputato, la sostanziale inesistenza di un indebito vantaggio per i privati, l'inconsistenza probatoria della ricostruzione alternativa lecita dell'imputato. 3.1. Non assume rilevante valenza l'assunto difensivo secondo cui M. non sarebbe stato mai "spaventato" a seguito della condotta dell'imputato e dunque non vi sarebbe stata limitazione alla capacità di autodeterminazione di questi. Ai fini della configurabilità del reato di tentata concussione, che si configura quando il pubblico ufficiale abbia compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere od indurre qualcuno a dare o promettere denaro od altra utilità, è richiesta l'oggettiva efficacia intimidatoria di tale condotta, restando indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione (Sez. F, n. 38658 dell'08/08/ 2019, Cappadona, Rv. 277305; Sez. 6, Sentenza n. 33843 del 19/06/2008, Rv. 240797; Sez. 6, n. 30764 del 22/05/2009, Rv. 244867). E' sufficiente che la condotta del pubblico ufficiale determini una situazione idonea in astratto a generare quel timore per integrare l'ipotesi di tentativo di concussione attivo restando indifferente il conseguimento in concreto della condotta, di porre, cioè la vittima in stato di soggezione. In tema di tentativo di concussione, è necessario valutare la adeguatezza della condotta attraverso la cosiddetta prognosi postuma, che impone al giudice di collocarsi idealmente nel momento in cui è stata realizzata la condotta per accertare se l'azione del pubblico ufficiale si presentava in concreto adeguata rispetto al fine, in ciò tenendo conto non solo delle caratteristiche dell'azione, ma anche considerando l'effetto di essa nel soggetto passivo, costituito dallo stato di soggezione, che non è ancora evento del reato (occorrendo la promessa o la dazione), ma che può essere almeno prova della idoneità degli atti (Sez. 6, n. 9389 del 18/04/1994, Russo, Rv. 199522). Una linea interpretativa, quella or ora indicata, che nel caso in esame si fonda sulla prospettazione di una minaccia ingiusta da parte dell'imputato e, che questa Suprema Corte (Sez. U, n. 12228 del 24/10/2013, dep. 2014, Maldera Rv. 258470) ha inteso precisare anche in relazione ad altri possibili profili valutativi della condotta, allorquando ha affermato che il delitto di concussione, di cui all'art. 317 c.p., nel testo modificato dalla L. n. 190 del 2012, è caratterizzato, dal punto di vista oggettivo, da un abuso costrittivo del pubblico agente che si attua, come avvenuto nel caso in esame, mediante violenza o minaccia, esplicita o implicita, di un danno "contra ius" da cui deriva una grave limitazione della libertà di determinazione del destinatario, il quale, senza alcun vantaggio indebito per sé, viene posto di fronte all'alternativa di subire un danno o di evitarlo con la dazione o la promessa di una utilità indebita e si distingue, come tale, dal delitto di induzione indebita la cui condotta si configura come persuasione, suggestione, inganno (sempre che quest'ultimo non si risolva in un'induzione in errore), ovvero come una pressione morale con più tenue valore condizionante della libertà di autodeterminazione del destinatario, il quale, disponendo di più ampi margini decisionali, finisce col prestare acquiescenza alla richiesta della prestazione non dovuta, perché motivata dalla prospettiva di conseguire un tornaconto personale, che giustifica la previsione di una sanzione a suo carico. 3.2. Quanto al tema della simulata promessa, secondo un costante orientamento della giurisprudenza di legittimità, dal quale non vi è ragione per discostarsi, in tema di concussione, deve qualificarsi come consumata la fattispecie nella quale il soggetto passivo abbia sollecitato l'intervento della polizia giudiziaria dopo aver già promesso l'indebita prestazione al pubblico ufficiale (Sez. 6, n. 20914 del 05/04/2012, Tricarico, Rv. 252786), in quanto la predisposizione dell'azione di polizia con la collaborazione della vittima, allo scopo di sorprendere in flagranza di reato il funzionario disonesto, non assume alcuna rilevanza giuridica allorquando il reato risulti già consumato (ex plurimis: Sez. 6, n. 11384 del 21/01/2003, Zangrilli, Rv. 227196); viceversa, ricorre l'ipotesi del tentativo qualora la promessa segua alla predisposizione d'accordo con la polizia di un piano diretto ad individuare il funzionario infedele e la stessa risulti preordinata a tale scopo. In tale ipotesi, infatti, la sequenza abuso - induzione - metus - promessa si arresta prima di quest'ultimo passaggio, che rappresenta il momento consumativo e, pertanto, il reato deve ritenersi tentato e non consumato, sussistendo i presupposti degli atti idonei diretti in modo non equivoco a commetterlo (Sez. 6, n. 30994 del 05/04/ 2018, Liverano, Rv. 273596; Sez. 6, n. 10355 del 07/06/2007, dep. 06/03/2008, Bruno, Rv. 238912). A fronte della ricostruzione storico-fattuale operata dalla sentenza impugnata, che ha spiegato come la promessa di dazione sia nella specie intervenuta dopo che M. si fosse rivolto alla polizia, da una parte, non è chiaro perché, a fronte di una condotta di minaccia, non sarebbe configurabile il tentativo di concussione, e, dall'altra, il motivo si sostanzia in una inammissibile richiesta di rivisitazione del quadro probatorio e, sostanzialmente, nella sollecitazione di una diversa ricostruzione fattuale. 4. Non diversamente, è inammissibile il terzo motivo di ricorso, relativo alle statuizioni civili. La Corte ha chiarito come le parti civili - che non hanno rassegnato le conclusioni per il presente grado di giudizio - siano i soggetti direttamente o indirettamente destinatari della condotta minatoria, e, dunque danneggiati dal reato, essendo irrilevante che di essi possa non essere stata fatta menzione nominativa nel capo di imputazione; ciò ha correttamente consentito ai Giudici di merito di pronunciare una sentenza di condanna generica, pur con il riconoscimento di una somma a titolo di provvisionale. Nel giudizio civile, dunque, potranno essere valutati gli ulteriori profili indicati, peraltro solo genericamente, nel ricorso. 5. All'inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende che si stima equo determinare nella misura di tremila Euro. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle Ammende. Manda alla Cancelleria per la comunicazione di cui all'art. 154-ter disp. att. c.p.p.. Così deciso in Roma, il 5 maggio 2023. Depositato in Cancelleria il 1 agosto 2023

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Fatture per operazioni inesistenti: l'evasione di imposta non è elemento costitutivo del reato
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Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova della posizione di amministratore di fatto
Fatture per operazioni inesistenti: questioni intertemporali
Fatture emesse per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di autoriciclaggio
Fatture per operazioni inesistenti: sull'attenuante conseguente al pagamento dei debiti tributari
Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti: i rapporti con il reato di truffa ai danni dello Stato
Fatture o altri documenti per operazioni inesistenti: sulla competenza per territorio
Fatture per operazioni inesistenti: ha natura di reato comune
Fatture per operazioni inesistenti: se relative al medesimo periodo di imposta si configura un unico reato
Fatture per operazioni inesistenti: possono concorrere soggetti diversi dall'utilizzatore
Trasferimento fraudolento di valori: non è sufficiente dar conto della fittizia attribuzione della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità
Intercettazioni: utilizzabili anche per gli ulteriori fatti-reato legati dal vincolo della continuazione
Abuso d'ufficio: se il pubblico ufficiale agisce del tutto al di fuori dell'esercizio delle sue funzioni non e' configurabile il reato
Concussione: non sussiste se la persona offesa ha eseguito un pagamento in quanto erroneamente convinta di esservi obbligata
Concussione: consiste in una condotta di prevaricazione abusiva idonea a costringere alla dazione o alla promessa
Tentata concussione: è indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione
Nullità: l'omessa valutazione di una memoria difensiva non determina alcuna nullità
Misure cautelari: valgono gli stessi principi che governano lo scrutinio di legittimità quanto al processo di cognizione
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Concussione e induzione indebita: le differenze sta nel modo in cui si manifesta l'abuso della qualifica soggettiva
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Violenza sessuale: non occorre che la violenza avvenga in modo brutale ed aggressivo
Violenza sessuale: sulla violazione della correlazione tra accusa e sentenza la condanna
Violenza sessuale: la coprofilia influisce sulla capacità di intendere e volere?
Violenza sessuale: sulla valutazione della prova indiziaria
Violenza sessuale: sussiste in caso di invio di foto intime su whatsapp dietro minaccia
Violenza sessuale: per la valutazione dell'attenuante della minore gravità è inconferente il fatto della commissione con abuso di relazione di ospitalità
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'abuso della condizione di inferiorità psico-fisica della vittima
Violenza sessuale: nella nozione di atti sessuali non rientrano gli atti di esibizionismo, di autoerotismo in presenza di terzi o di voyeurismo
Violenza sessuale: sull'aggravante la compromissione della libertà personale della vittima
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima può dipendere anche dalla minore età
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di sequestro di persona
Violenza sessuale: assorbe il reato di maltrattamenti se vi è coincidenza fra le condotte
Violenza sessuale: gli elementi per l'applicazione dell'attenuante della minore gravità del fatto si usano anche per la riduzione della pena
Violenza sessuale: anche le credenze esoteriche in grado di suggestionare la p.o. rientrano fra le condizioni di inferiorità psichica
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sull'abuso di autorità e posizione di preminenza
Violenza sessuale: sul divieto di concessione di misure alternative alla detenzione
Violenza sessuale: si configura aggravante speciale nel caso in cui la vittima sia stata provocata dall'autore del reato all'assunzione di sostanze alcoliche
Violenza sessuale: sull'applicazione del divieto di sospensione dell'esecuzione della pena
Violenza sessuale: sulla legittimità del diniego dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: sulla rilevanza della qualità di pubblico ufficiale ai fini di procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sullo stato di inferiorità della vittima in caso di alterazione causata da alcool
Violenza sessuale: sull'accertamento della capacità a testimoniare del minore vittima di abuso
Violenza sessuale: se il concorrente non è presente sul luogo del delitto può concorrere solo moralmente
Atti sessuali con minorenne: integra il tentativo l'offerta di denaro a quattordicenne per compiere atti sessuali
Violenza sessuale: sussiste in caso di induzione a giochi erotici e rapporti sessuali virtuali
Violenza sessuale: sul tentativo in caso di assenza di contatto fisico con la vittima
Violenza sessuale: il medico può lecitamente compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza
Violenza sessuale: se posto in essere da un militare nei confronti di un commilitone, concorre con quello di ingiuria militare
Violenza sessuale: per il dolo, non è necessario che la condotta sia finalizzata a soddisfare il piacere sessuale dell'agente
Violenza sessuale: sulla circostanza aggravante dell'abuso della qualità di ministro di un culto (sacerdote)
Violenza sessuale: sulla induzione a subire atti sessuali su persona in stato di inferiorità psichica
Violenza sessuale: la reazione violenta della vittima non rileva per l'attenuante di minore gravità
Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante
Violenza sessuale: l'aggravante della minore gravità non può essere esclusa per la sussistenza di aggravanti
Violenza sessuale aggravata: misure alternative solo se si è sottoposti ad osservazione scientifica della personalità
Violenza sessuale: sul consenso e gli atti sessuali non convenzionali
Violenza sessuale: il consenso deve perdurare nel corso dell'intero rapporto senza soluzione di continuità
Violenza sessuale: professore bacia sulla guancia un'alunna dopo aver provato a farlo sulla bocca, condannato
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio del reato
Stupefacenti: l'acquirente di modiche quantità deve essere sentito nel corso delle indagini preliminari come persona informata dei fatti
Travisamento della prova: richiede l'esistenza di una palese difformità dai risultati obiettivamente derivanti dall'assunzione della prova
Travisamento della prova: sussiste solo in caso di incontrovertibile e pacifica distorsione del significante
Ricorso per cassazione: alla Corte è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione
Ricorso per cassazione: inammissibili doglianze che sollecitano una differente comparazione dei significati da attribuire alle prove
Stupefacenti: la lieve entità va valutata con riferimento a tutti gli elementi concernenti l'azione
Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione
Ricorso per cassazione: sul termine perentorio di cinque giorni previsto dalla L. n. 69 del 2005, art. 22, comma 2.
Violenza sessuale: configurabile il tentativo se l'agente non ne ha raggiunto le zone genitali
Violenza sessuale di gruppo: non assorbe il delitto di tortura
Violenza sessuale: sussiste in caso di atti di autoerotismo commessi alla presenza di una persona?
Violenza sessuale: sulla ammissibilità dell'appello del pubblico ministero avverso la sentenza di condanna
Violenza sessuale: sulla configurabilità della circostanza aggravante della connessione teleologica con il reato di lesioni personali.
Violenza sessuale: sull'attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di riduzione in servitù?
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima al momento del fatto prescinde da fenomeni di patologia mentale
Violenza sessuale: sulla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza
Violenza sessuale: è inutilizzabile la testimonianza assunta in violazione della C.D.. "Carta di Noto"?
Violenza sessuale: sul riconoscimento dell'attenuante della minore gravità, nel caso di più fatti in continuazione ai danni della medesima persona
Violenza sessuale di gruppo: le differenze con il concorso di persone nel delitto di violenza sessuale
Violenza sessuale: in tema di misure cautelari personali, il giudice non è tenuto a motivare circa la ricorrenza di specifiche e inderogabili esigenze investigative
Violenza sessuale: la disciplina di cui all'art. 190-bis c.p.p. si applica anche alla prova assunta nel corso di incidente probatorio
Violenza sessuale: sul riconoscimento della circostanza attenuante speciale del fatto di minore gravità
Concussione: l'analisi del giudice non può esaurirsi nella descrizione della condotta costrittiva ma deve verificarne l'efficacia coartante
Induzione indebita: la persuasione deve avere un valore condizionante più tenue a quella tipica della concussione
Bancarotta fraudolenta: non può essere sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca il denaro di certa provenienza lecita
Bancarotta fraudolenta: sui pagamenti tra società infragruppo
Bancarotta fraudolenta: sulla rilevanza della restituzione ai soci dei versamenti conferiti in conto di aumento futuro di capitale
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di conferimento di denaro da impresa individuale fallita a società di cui l'imprenditore ha parte di quote
Bancarotta fraudolenta: il momento consumativo coincide con la sentenza di fallimento
Bancarotta fraudolenta: sussiste piena continuità normativa fra la previsione dell'art. 216 l. fall. e l'art. 322 d.lg. 12 gennaio 2019, n. 14
Bancarotta fraudolenta: legittima l'applicazione di misure cautelari personali prima della sentenza dichiarativa di fallimento
Bancarotta fraudolenta preferenziale: sul compenso dell'amministratore di una società
Bancarotta fraudolenta: può concorrere con il reato di autoriciclaggio
Bancarotta riparata: non è necessaria la restituzione dei singoli beni sottratti
Bancarotta semplice: sussiste in caso di operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione gratuita di un contratto di locazione finanziaria
Bancarotta fraudolenta: la provenienza illecita dei beni non esclude il reato
Bancarotta fraudolenta: la natura distrattiva di operazione infra-gruppo può essere esclusa in presenza di vantaggi compensativi
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione aziendale a prezzo incongruo
Bancarotta fraudolenta: sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale di società fallita
Bancarotta fraudolenta: la parziale omissione del dovere annotativo è punita a titolo di dolo generico
Bancarotta fraudolenta: sulla omessa tenuta della contabilità
Bancarotta fraudolenta: non si ha pluralità di reati se le condotte tipiche realizzate mediante più atti siano tra loro omogenee
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione di beni che rientrino nell’autonoma disponibilità della società fallita
Bancarotta fraudolenta: sui presupposti del concorso per omesso impedimento dell'evento
Bancarotta fraudolenta: il dolo generico può essere desunto dalla responsabilità dell'imputato per fatti di bancarotta patrimoniale
Bancarotta fraudolenta: il distacco del bene dal patrimonio può realizzarsi in qualsiasi forma
Bancarotta fraudolenta: sull'individuazione dell'oggetto materiale del reato
Bancarotta fraudolenta: in tema di concorso dell'extraneus nel reato
Bancarotta fraudolenta: i pagamenti in favore della controllante non integrano il reato
Bancarotta fraudolenta: sussiste anche in caso di esercizio di facoltà legittime
Bancarotta fraudolenta: sull’aggravante della cd. continuazione fallimentare
Bancarotta preferenziale: sul rilievo della compensazione volontaria
Bancarotta: l'assoluzione dalla bancarotta impropria in caso di falso in bilancio seguito da fallimento non interferisce sulla decisione per quella propria documentale

Tentata concussione: è indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione

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