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Cassazione Penale

Cassazione penale sez. III, 06/06/2019, n.31618

La massima

In tema di violenza sessuale, qualora l'attenuante a effetto speciale della minore gravità concorra con un'aggravante, si applica la previsione dell'art. 69, comma quarto, cod. pen., che comporta l'obbligatorio giudizio di comparazione, e non quella dell'art. 63, comma terzo, cod. pen., che riguarda esclusivamente il concorso di circostanze omogenee.

La sentenza integrale

RITENUTO IN FATTO 1. B.B. ricorre per cassazione impugnando la sentenza emessa in data 23 ottobre 2018 con la quale la Corte di appello di Milano ha parzialmente riformato, per quanto qui interessa, quella del Gip presso il Tribunale rideterminando la pena inflitta nei confronti dell'imputato in quella di anni quattro di reclusione per i reati (capo A) di cui all'art. 609-bis c.p. e art. 609-ter c.p., comma 1, perchè costringeva la vittima, di anni dodici, a subire atti sessuali. In particolare, introdottosi nello stabile ove è sita l'abitazione della minore inseguiva la stessa, che impaurita si dirigeva verso l'ascensore di servizio, raggiuntala, le palpava il seno incipiente e mentre la minore si divincolava tentava di toccarle i glutei, non riuscendovi per la reazione della bambina, che divincolandosi riusciva ad allontanarlo, con l'aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di minore degli anni quattordici; (capo B) di cui all'art. 609-bis c.p. e art. 609-ter c.p., comma 1, perchè costringeva la vittima, di anni dodici, a subire atti sessuali. In particolare, introdottosi nello stabile ove è sita l'abitazione della minore, fingendo di attendere l'arrivo dell'ascensore, si avvicinava alla minore e le palpeggiava i glutei, con l'aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di minore degli anni quattordici; (capo C) di cui agli artt. 56 e 609-bis c.p. e art. 609-ter c.p., comma 1 ed u.c., perchè compiva atti idonei ed inequivocabilmente diretti a costringere la vittima, di anni sette, a subire atti sessuali. Segnatamente, introdottosi nello stabile ove è sita l'abitazione della minore, dapprima fingeva di attendere l'ascensore, poi repentinamente, seguiva sulle scale la minore, diretta a casa, all'evidente fine di compiere atti analoghi a quelli descritti ai capi che precedono, non riuscendovi per la presenza della madre della persona offesa sulla porta dell'abitazione, con l'aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni dieci. 2. Il ricorso è affidato ad un unico motivo, di seguito enunciato, ai sensi dell'art. 173 disp. att. c.p.p., nei limiti strettamente necessari per la motivazione. Con esso il ricorrente deduce l'inosservanza e l'erronea applicazione della legge penale con riferimento al giudizio di bilanciamento delle circostanze aggravanti e attenuanti (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. b). Premette che gli è stata riconosciuta la sussistenza della circostanza speciale della minore gravità dei fatti, di cui all'art. 609-bis c.p., comma 3, oltre alle circostanze attenuanti generiche, entrambe congiuntamente valutate con giudizio di equivalenza, rispetto alla circostanza aggravante di cui all'art. 609-ter c.p.. Ritiene che la dosimetria della pena si sarebbe dovuta ponderare con il criterio normativo indicato dall'art. 63 c.p., comma 3, nel senso che il giudizio di bilanciamento tra le circostanze attenuanti generiche e l'aggravante di cui all'art. 609-ter c.p. si sarebbe dovuto compiere separatamente rispetto alla circostanza attenuante ad effetto speciale di cui all'art. 609-bis c.p., comma 3, secondo un orientamento seguito in passato dalla giurisprudenza di legittimità. Aggiunge che, sul punto, la Corte di merito ha invece sostenuto che la circostanza mitigante contenuta nell'art. 609-bis c.p., comma 3 "concorre nel giudizio di comparazione di cui all'art. 69 c.p.". La ragione di tale diversa prospettiva di bilanciamento sarebbe, secondo la Corte territoriale, la conseguenza della sentenza della Corte costituzionale n. 106 del 2014 che ha dichiarato illegittimo l'art. 69 c.p., comma 4, - come sostituito dalla L. n. 251 del 2005, art. 3 - nella parte in cui prevedeva il divieto di prevalenza della attenuante di cui all'art. 609-bis c.p., comma 3, sulla recidiva reiterata. Obietta il ricorrente che la portata della citata sentenza della Corte Costituzionale è da intendersi limitata alle sole ipotesi contenute nell'art. 69 c.p., comma 4, con particolare riferimento anche alla recidiva prevista dall'art. 99, comma 4, ossia solamente nel caso in cui si debba operare il concorso di aggravanti e attenuanti che comportano aumenti o diminuzioni superiori al terzo. Diversamente, si dovrebbe ritenere che la citata sentenza, senza farne alcun riferimento, abbia di fatto implicitamente abrogato l'art. 63 c.p., comma 3. Peraltro, la Corte costituzionale nel dichiarare illegittimo l'art. 69 c.p., comma 4, ove non prevedeva la possibilità del giudizio di prevalenza sulla recidiva ex art. 99 c.p., comma 4, ha argomentato in termini di eccessiva severità della norma poi censurata, poichè lesiva della finalità rieducativa della pena, oltre che irragionevole, poichè fatti di minima entità sarebbero sanzionati con la stessa pena prevista dall'art. 609-bis c.p., comma 1. In altre parole, il Giudice delle Leggi, con la propria decisione, aveva inteso preservare la previsione, in termini di pena attenuata, per casi di minore rilievo, ancorchè connotati dalla presenza di reiterate condotte della stessa specie, in cui fossero previsti aumenti considerevoli di pena. In buona sostanza, ad avviso del ricorrente, una interpretazione allargata della sentenza della Corte costituzionale, coinvolgente le attenuanti e le aggravanti di minore portata, insieme all'attenuante speciale nel giudizio di bilanciamento, paradossalmente vanificherebbe i medesimi principi espressi dalla Corte medesima. Ma altrettanto paradossalmente, l'orientamento accolto dalla Corte d'appello potrebbe comportare la conseguenza che, in casi del tutto analoghi a quello in esame ma commessi da soggetto plurirecidivo, possa astrattamente applicarsi la medesima pena. Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Il ricorso non è fondato. 2. Effettivamente la Corte di cassazione ha, in passato, affermato che, in tema di violenza sessuale, la diminuente prevista dall'art. 609-bis c.p., u.c., per i casi di minore gravità non è soggetta al giudizio di comparazione di cui all'art. 69 c.p., stante l'obbligatorietà della sua applicazione allorchè ne ricorrano le condizioni (Sez. 3, n. 34902 del 07/06/2007, Izzicupo, Rv. 237200; Sez. 3, n. 3833 del 24/11/2010, dep. 2011, B., Rv. 249404). Tuttavia, tale orientamento è stato ribaltato sul rilievo che esso, pur avendo un suo razionale fondamento (v. Sez. 3, n. 13866 del 07/12/2016, dep. 2017, G., in motiv.), non potesse essere più predicato a seguito della sentenza con la quale la Corte costituzionale aveva dichiarato costituzionalmente illegittimo, per violazione dell'art. 3 Cost. e art. 27 Cost., comma 3, l'art. 69 c.p., comma 4, come sostituito dalla L. 5 dicembre 2005, n. 251, art. 3, nella parte in cui prevedeva il divieto di prevalenza della circostanza attenuante di cui all'art. 609-bis c.p., comma 3, sulla recidiva di cui all'art. 99 c.p., comma 4, sul presupposto che la disciplina censurata, nel precludere relativamente al reato di violenza sessuale la prevalenza dell'attenuante dei "casi di minore gravità" sulla recidiva reiterata, violasse il principio di proporzionalità della pena, perchè impediva il necessario adeguamento della sanzione attraverso l'applicazione della pena stabilita dal legislatore per i suddetti casi e, annullando la diversità delle cornici edittali previste dall'art. 609-bis, commi 1 e 3, in relazione alla fattispecie base e a quella circostanziata, attribuiva alla risposta punitiva i connotati di una pena palesemente sproporzionata e quindi lesiva della sua finalità rieducativa. La Corte costituzionale aveva poi aggiunto che dal divieto stabilito dalla norma censurata derivassero, inoltre, conseguenze manifestamente irragionevoli sul piano sanzionatorio, tenuto conto della divaricazione tra i livelli minimi di pena previsti per la fattispecie base (cinque anni) e per quella circostanziata (un anno e otto mesi), in quanto, per effetto dell'equivalenza tra la recidiva reiterata e l'attenuante, l'imputato era soggetto ad un aumento di pena assai superiore a quello specificamente previsto dall'art. 99 c.p., comma 4, che, a seconda dei casi, è della metà o di due terzi, con conseguente violazione, infine, del principio di uguaglianza perchè fatti anche di minima entità venivano ad essere irragionevolmente sanzionati con la stessa pena, prevista dall'art. 609-bis c.p., comma 1, per le ipotesi di violenza più gravi, vale a dire per condotte che, pur aggredendo il medesimo bene giuridico, fossero completamente diverse, sia per le modalità, sia per il danno arrecato alla vittima (Corte Cost., sent. n. 106 del 11/03/2014, RV. 37900). Nel pervenire a siffatto approdo interpretativo la Corte costituzionale ha espressamente riconosciuto come detta attenuante partecipi, a pieno titolo, al giudizio di comparazione. Diversamente, e con tutta evidenza, avrebbe ritenuto non rilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata. E' stato pertanto affermato che, in tema di violenza sessuale, la diminuente prevista dall'art. 609-bis c.p., comma 3, concorre nel giudizio di comparazione di cui all'art. 69 c.p. (Sez. 3, n. 13866 del 07/12/2016, dep. 2017, G., Rv. 269328). Pertanto, in mancanza, a livello di teoria generale del reato, di una differenziazione, quanto agli effetti giuridici che ne conseguono, tra "diminuente", quale elemento accidentale del reato cui obbligatoriamente deriva, sulla base della littera legis ("la pena è diminuita"), un'attenuazione della pena, e "circostanza attenuante", quale elemento accidentale tout court che, nel concorso con circostanze aggravanti, richiede necessariamente l'espletamento del giudizio di comparazione, e, dunque, in presenza di una ritenuta e piena sovrapponibilità concettuale tra i predetti istituti, la regula iuris applicabile è nel senso che deve essere eseguito il bilanciamento tra le circostanze che diminuiscono la pena con le circostanze che l'aumentano, secondo gli esiti della prevalenza dell'una sull'altra o dell'equivalenza e della conseguente neutralizzazione tra le stesse, salvi i casi in cui la legge espressamente sottragga, nel caso di concorso tra circostanze eterogenee, la diminuente o la circostanza attenuante al giudizio di bilanciamento. Per questa ragione, in tema di reati sessuali, anche la diminuente del fatto di minore gravità non si sottrae al giudizio di comparazione ex art. 69 c.p. in caso di concorso con una o più aggravanti. Certamente la natura "pesante" di tale diminuente, come anche sottolineata dalla stessa Corte costituzionale (sia pure limitatamente al concorso con la recidiva ex art. 99 c.p., comma 4) e come desumibile dalla sua introduzione nel sistema penale a seguito della riforma dei reati sessuali, consiglierebbe un intervento legislativo diretto a renderne obbligatoria l'applicazione, pur nel concorso con circostanze di segno opposto, ma a tale approdo non è possibile pervenire in assenza di una precisa previsione normativa che deroghi, in favor rei, al regime del bilanciamento di cui all'art. 69 c.p.. Nè a tale conclusione osta il rilievo sollevato dal ricorrente secondo il quale, in tal modo, si giungerebbe a disapplicare il principio di calcolo fissato nell'art. 63 c.p., comma 3. Quest'ultima disposizione, infatti, riguarda esclusivamente il concorso di circostanze omogenee, con la conseguenza che, quando una circostanza attenuante ad effetto speciale - come, nella specie, quella della minore gravità prevista dall'art. 609-bis, u.c. o dall'art. 609-quater c.p., penultimo comma - concorre con una circostanza aggravante, si applica la previsione dell'art. 69 c.p., comma 4, ossia l'obbligatorio giudizio di comparazione, e non la disposizione dell'art. 63, comma 3, che riguarda esclusivamente il concorso di circostanze omogenee (Sez. 4, n. 3557 del 12/01/2012, Ciavarella, Rv. 252671; Sez. 3, n. 2134 del 16/12/2008, dep. 2009, Lo Vasco Rv. 242178; Sez. 4, n. 16444 del 20/02/2007, Severa, Rv. 236606; Sez. 6, n. 37016 del 15/10/2002, Mazzei, Rv. 222845). 3. Sulla base delle considerazioni che precedono, la Corte ritiene pertanto che il ricorso debba essere rigettato, con conseguente onere per il ricorrente, ai sensi dell'art. 616 c.p.p., di sostenere le spese del procedimento. PQM P.Q.M. Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. In caso di diffusione del presente provvedimento omettere le generalità e gli altri dati identificativi, a norma del D.Lgs. n. 196 del 2003, art. 52, in quanto imposto dalla legge. Così deciso in Roma, il 6 giugno 2019. Depositato in Cancelleria il 18 luglio 2019

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Fatture per operazioni inesistenti: sull'attenuante conseguente al pagamento dei debiti tributari
Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti: i rapporti con il reato di truffa ai danni dello Stato
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Fatture per operazioni inesistenti: ha natura di reato comune
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Concussione: consiste in una condotta di prevaricazione abusiva idonea a costringere alla dazione o alla promessa
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Violenza sessuale: sullo stato di inferiorità della vittima in caso di alterazione causata da alcool
Violenza sessuale: sull'accertamento della capacità a testimoniare del minore vittima di abuso
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Violenza sessuale: sussiste in caso di induzione a giochi erotici e rapporti sessuali virtuali
Violenza sessuale: sul tentativo in caso di assenza di contatto fisico con la vittima
Violenza sessuale: il medico può lecitamente compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza
Violenza sessuale: se posto in essere da un militare nei confronti di un commilitone, concorre con quello di ingiuria militare
Violenza sessuale: per il dolo, non è necessario che la condotta sia finalizzata a soddisfare il piacere sessuale dell'agente
Violenza sessuale: sulla circostanza aggravante dell'abuso della qualità di ministro di un culto (sacerdote)
Violenza sessuale: sulla induzione a subire atti sessuali su persona in stato di inferiorità psichica
Violenza sessuale: la reazione violenta della vittima non rileva per l'attenuante di minore gravità
Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante
Violenza sessuale: l'aggravante della minore gravità non può essere esclusa per la sussistenza di aggravanti
Violenza sessuale aggravata: misure alternative solo se si è sottoposti ad osservazione scientifica della personalità
Violenza sessuale: sul consenso e gli atti sessuali non convenzionali
Violenza sessuale: il consenso deve perdurare nel corso dell'intero rapporto senza soluzione di continuità
Violenza sessuale: professore bacia sulla guancia un'alunna dopo aver provato a farlo sulla bocca, condannato
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio del reato
Stupefacenti: l'acquirente di modiche quantità deve essere sentito nel corso delle indagini preliminari come persona informata dei fatti
Travisamento della prova: richiede l'esistenza di una palese difformità dai risultati obiettivamente derivanti dall'assunzione della prova
Travisamento della prova: sussiste solo in caso di incontrovertibile e pacifica distorsione del significante
Ricorso per cassazione: alla Corte è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione
Ricorso per cassazione: inammissibili doglianze che sollecitano una differente comparazione dei significati da attribuire alle prove
Stupefacenti: la lieve entità va valutata con riferimento a tutti gli elementi concernenti l'azione
Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione
Ricorso per cassazione: sul termine perentorio di cinque giorni previsto dalla L. n. 69 del 2005, art. 22, comma 2.
Violenza sessuale: configurabile il tentativo se l'agente non ne ha raggiunto le zone genitali
Violenza sessuale di gruppo: non assorbe il delitto di tortura
Violenza sessuale: sussiste in caso di atti di autoerotismo commessi alla presenza di una persona?
Violenza sessuale: sulla ammissibilità dell'appello del pubblico ministero avverso la sentenza di condanna
Violenza sessuale: sulla configurabilità della circostanza aggravante della connessione teleologica con il reato di lesioni personali.
Violenza sessuale: sull'attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di riduzione in servitù?
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima al momento del fatto prescinde da fenomeni di patologia mentale
Violenza sessuale: sulla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza
Violenza sessuale: è inutilizzabile la testimonianza assunta in violazione della C.D.. "Carta di Noto"?
Violenza sessuale: sul riconoscimento dell'attenuante della minore gravità, nel caso di più fatti in continuazione ai danni della medesima persona
Violenza sessuale di gruppo: le differenze con il concorso di persone nel delitto di violenza sessuale
Violenza sessuale: in tema di misure cautelari personali, il giudice non è tenuto a motivare circa la ricorrenza di specifiche e inderogabili esigenze investigative
Violenza sessuale: la disciplina di cui all'art. 190-bis c.p.p. si applica anche alla prova assunta nel corso di incidente probatorio
Violenza sessuale: sul riconoscimento della circostanza attenuante speciale del fatto di minore gravità
Concussione: l'analisi del giudice non può esaurirsi nella descrizione della condotta costrittiva ma deve verificarne l'efficacia coartante
Induzione indebita: la persuasione deve avere un valore condizionante più tenue a quella tipica della concussione
Bancarotta fraudolenta: non può essere sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca il denaro di certa provenienza lecita
Bancarotta fraudolenta: sui pagamenti tra società infragruppo
Bancarotta fraudolenta: sulla rilevanza della restituzione ai soci dei versamenti conferiti in conto di aumento futuro di capitale
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di conferimento di denaro da impresa individuale fallita a società di cui l'imprenditore ha parte di quote
Bancarotta fraudolenta: il momento consumativo coincide con la sentenza di fallimento
Bancarotta fraudolenta: sussiste piena continuità normativa fra la previsione dell'art. 216 l. fall. e l'art. 322 d.lg. 12 gennaio 2019, n. 14
Bancarotta fraudolenta: legittima l'applicazione di misure cautelari personali prima della sentenza dichiarativa di fallimento
Bancarotta fraudolenta preferenziale: sul compenso dell'amministratore di una società
Bancarotta fraudolenta: può concorrere con il reato di autoriciclaggio
Bancarotta riparata: non è necessaria la restituzione dei singoli beni sottratti
Bancarotta semplice: sussiste in caso di operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione gratuita di un contratto di locazione finanziaria
Bancarotta fraudolenta: la provenienza illecita dei beni non esclude il reato
Bancarotta fraudolenta: la natura distrattiva di operazione infra-gruppo può essere esclusa in presenza di vantaggi compensativi
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione aziendale a prezzo incongruo
Bancarotta fraudolenta: sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale di società fallita
Bancarotta fraudolenta: la parziale omissione del dovere annotativo è punita a titolo di dolo generico
Bancarotta fraudolenta: sulla omessa tenuta della contabilità
Bancarotta fraudolenta: non si ha pluralità di reati se le condotte tipiche realizzate mediante più atti siano tra loro omogenee
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione di beni che rientrino nell’autonoma disponibilità della società fallita
Bancarotta fraudolenta: sui presupposti del concorso per omesso impedimento dell'evento
Bancarotta fraudolenta: il dolo generico può essere desunto dalla responsabilità dell'imputato per fatti di bancarotta patrimoniale
Bancarotta fraudolenta: il distacco del bene dal patrimonio può realizzarsi in qualsiasi forma
Bancarotta fraudolenta: sull'individuazione dell'oggetto materiale del reato
Bancarotta fraudolenta: in tema di concorso dell'extraneus nel reato
Bancarotta fraudolenta: i pagamenti in favore della controllante non integrano il reato
Bancarotta fraudolenta: sussiste anche in caso di esercizio di facoltà legittime
Bancarotta fraudolenta: sull’aggravante della cd. continuazione fallimentare
Bancarotta preferenziale: sul rilievo della compensazione volontaria
Bancarotta: l'assoluzione dalla bancarotta impropria in caso di falso in bilancio seguito da fallimento non interferisce sulla decisione per quella propria documentale

Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante

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