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Cassazione Penale

Cassazione penale sez. III, 14/12/2018, n.17676

La massima

In tema di violenza sessuale, il mancato dissenso ai rapporti sessuali con il proprio coniuge, in costanza di convivenza, non ha valore scriminante quando sia provato che la parte offesa abbia subito tali rapporti per le violenze e le minacce ripetutamente poste in essere nei suoi confronti, con conseguente compressione della sua capacità di reazione per timore di conseguenze ancor più pregiudizievoli, dovendo, in tal caso, essere ritenuta sussistente la piena consapevolezza dell'autore delle violenze del rifiuto, seppur implicito, ai congiungimenti carnali.

La sentenza integrale

RITENUTO IN FATTO 1.Con sentenza in data 4.10.2017 la Corte di Appello di Lecce ha integralmente confermato la condanna, pronunciata all'esito del primo grado di giudizio con rito abbreviato dal Tribunale della stessa città, di R.F. alla pena di due anni e due mesi di reclusione in quanto ritenuto responsabile dei reati di cui all'art. 572 c.p. e art. 609 bis c.p., u.c. nei confronti della moglie convivente. 2. Avverso il suddetto provvedimento l'imputato ha proposto, per il tramite del proprio difensore, ricorso per cassazione, articolando quattro motivi di seguito riprodotti nei limiti di cui all'art. 173 disp. att. c.p.p.. 2.1. Con il primo motivo deduce di aver, a seguito dell'emissione del decreto di giudizio immediato, formulato richiesta di patteggiamento assentita dal PM ma rigettata dal Gip e di averla riformulata previo nuovo assenso del PM nell'udienza preliminare, avendo in subordine richiesto il rito abbreviato, in cui veniva invece dichiarata inammissibile per intempestività. Lamenta che il processo, dopo che alla successiva udienza del 23.7.2014, sentita la p.o., era stato contestato all'imputato in via suppletiva dall'organo dell'accusa il reato ex art. 609 bis c.p., quantunque tutti gli elementi per la contestazione fossero presenti ab inizio, fosse proseguito nelle forme del giudizio abbreviato precludendogli definitivamente di accedere all'applicazione della pena su richiesta delle parti malgrado l'inequivoca manifestazione di volontà esplicitata anch'essa sin dall'inizio del processo. Eccepisce, pertanto, l'illegittimità costituzionale dell'art. 441-bis c.p.p., comma, nella parte in cui non consente all'imputato successivamente alla contestazione suppletiva di optare per l'applicazione della pena su richiesta delle parti, imponendogli una restrizione che nè le ragioni di economia processuale, nè di altra natura giustificano, tanto più che la Corte Costituzionale ha già dichiarato l'illegittimità costituzionale degli artt. 516 e 517 c.p.p. nella parte in cui non prevedono la facoltà dell'imputato di richiedere il patteggiamento relativamente al fatto diverso o concorrente contestato in dibattimento, quando la nuova contestazione riguarda un fatto già risultante dagli atti di indagine ovvero quando l'imputato ne aveva già tempestivamente formulato richiesta con riferimento alle originarie imputazioni. Chiede pertanto l'annullamento della sentenza impugnata, attraverso un'interpretazione costituzionalmente orientata della norma indicata che rinvii al giudice competente per rimettere in termini l'imputato in ordine alla richiesta ex art. 444 c.p.p., o in subordine, che venga promosso il giudizio di illegittimità costituzionale. 2.2. Con il secondo motivo deduce, in relazione al vizio di violazione di legge riferito all'art. 572 c.p. e al vizio motivazionale, l'illogicità della sentenza impugnata che dopo aver dato atto di un clima estremamente conflittuale all'interno della coppia, dovuto per lo più all'abuso di alcool da parte dell'imputato e a motivazioni di ordine economiche avendo costui perso il lavoro, conclude apoditticamente ritenendo sussistente il reato di maltrattamenti. Evidenzia che invece proprio l'esasperazione e la progressiva lacerazione dei rapporti coniugali, tanto da essere sfociati in una separazione giudiziale precludeva la configurabilità della fattispecie criminosa, venendo meno la prevaricazione e anche con riferimento all'elemento soggettivo, la volontà e la consapevolezza di umiliare la vittima. 2.3. Con il terzo motivo contesta, in relazione al vizio motivazionale, la consapevolezza in capo all'imputato del dissenso opposto dalla moglie all'intrattenimento di rapporti sessuali a fronte delle condotte ambigue tenute da costei a fronte delle richieste del marito, desumibile dalle sue stesse dichiarazioni quando ammette di essere stata accondiscendente ai suoi approcci, nonchè dagli atteggiamenti pretestuosi dai quali non era comunque evincibile un rifiuto. A ciò si aggiunge ad avviso della difesa l'assenza di riscontri al riguardo, risultando dalle dichiarazioni rese tanto dall'assistente sociale che la aveva successivamente presa in carico, quanto dal medico di famiglia che mai la donna avesse riferito di violenze sessuali subite da parte del marito. 2.4. Con il quarto motivo deduce, in relazione al vizio di violazione di legge riferito all'art. 62 bis c.p. e al vizio motivazionale, che il diniego da parte della Corte di Appello delle attenuanti generiche si fondava sugli stessi elementi presi in esame per la determinazione del trattamento sanzionatorio dal primo giudice e che comunque nessuna motivazione era stata resa in relazione ai fattori positivi evidenziati dalla difesa. CONSIDERATO IN DIRITTO 1.Il primo motivo è manifestamente infondato. Risulta dagli atti processuali ai quali questa Corte ha accesso in ragione della natura processuale della doglianza svolta, che l'iniziale richiesta di patteggiamento, formulata dalla difesa a seguito del decreto di giudizio immediato con un'imputazione riferita esclusivamente al reato di cui all'art. 572 c.p., sia stata rigettata dal GIP avendo constatato la sussistenza dei presupposti per la ravvisabilità anche della concorrente ipotesi delittuosa riconducibile all'art. 609-bis c.p.; stante la richiesta svolta in via subordinata di giudizio abbreviato, alla successiva udienza la richiesta di patteggiamento riformulata dalla difesa è stata dichiarata inammissibile per intempestività; avendo il PM proceduto all'udienza del marzo 2014, subito dopo l'audizione della p.o., alla contestazione suppletiva del delitto di violenza sessuale, la difesa dopo aver chiesto ed ottenuto un rinvio per valutare le proprie strategie, all'udienza del 10.4.2014 ha espressamente richiesto il giudizio abbreviato, senza che risulti essere stata formulata alcuna contestazione in ordine alla contestazione suppletiva. La definitiva ed esplicita opzione proveniente dal difensore ed in concomitanza dal suo stesso assistito per il rito abbreviato rende conseguentemente irrilevante l'eccepita questione di costituzionalità riferita all'art. 441 bis c.p.p., comma 1 che nel procedimento in esame non ha mai trovato applicazione. 2. Il secondo motivo si compendia di censure che, lungi dall'individuare vizi logici o giuridici determinati, si appuntano esclusivamente sul giudizio valutativo delle prove, sollecitando questa Corte ad uno scrutinio inammissibile in sede di legittimità. Deve ancora una volta essere ricordato che l'illogicità della motivazione per essere apprezzabile come vizio denunciabile con il ricorso per cassazione, può riferirsi esclusivamente alla mera correttezza del discorso giustificativo della decisione, e non al suo contenuto valutativo, dovendo perciò essere unicamente riscontrato tra le diverse proposizioni contenute nella motivazione, ovverosia sulla congruenza delle argomentazioni rispetto al fine giustificativo dello stesso provvedimento dovendo la sentenza essere logica solo rispetto a se stessa. Il controllo di logicità deve, in altri termini, rimanere all'interno del provvedimento impugnato senza che, in ragione del circoscritto orizzonte cui è confinato il giudizio di legittimità, sia possibile procedere a una nuova o diversa valutazione degli elementi indizianti nè opporre alla logica valutazione degli atti effettuata dal giudice di merito una diversa ricostruzione, magari altrettanto logica (Sez. U, n. 16 del 19/06/1996 - dep. 22/10/1996, Di Francesco, Rv. 205621). La natura vessatoria delle condotte poste in essere dall'imputato nei confronti della moglie non vengono infatti scalfite dalle censure difensive che si sviluppano sul ben diverso, e perciò inammissibile, profilo dell'apprezzamento delle prove facendo ricorso ad argomentazioni che, seppur logiche, esulano integralmente dalla motivazione della sentenza impugnata. Il controllo di legittimità, invero, concerne il rapporto tra motivazione e decisione, non già il rapporto tra prova e decisione; sicchè il ricorso per cassazione che devolva il vizio di motivazione, per essere valutato ammissibile, deve rivolgere le censure nei confronti della motivazione posta a fondamento della decisione, non già nei confronti della valutazione probatoria ad essa sottesa, che, in quanto riservata al giudice di merito, è estranea al perimetro cognitivo e valutativo della Corte di Cassazione. Non basta evocare il clima di aperta conflittualità all'interno della coppia coniugale per elidere la connotazione molesta e persecutoria della condotta tipica che presuppone una chiara prevaricazione posta in essere dall'aggressore nei confronti della vittima all'interno del consesso familiare, che proprio perchè sistematica - da qui l'abitualità richiesta dalla norma incriminatrice - va a ledere l'integrità psichica, prima ancora che fisica, del soggetto passivo traducendosi in un sistema di vita che, in ragione delle continue umiliazioni, violenze, atti offensivi della dignità e della libertà della persona e del clima di paura conseguentemente instauratosi, rende dolorosa la stessa relazione familiare. Tale condizione risulta essere stata compiutamente accertata dai giudici di merito attraverso le dichiarazioni rese dalla p.o., sottoposta a rigoroso vaglio di attendibilità, corroborato anche da una pluralità di riscontri esterni, quali le deposizioni della madre, della sorella e persino del medico curante che comunque ha riferito di essere a conoscenza del disagio della famiglia e della condizione di grave prostrazione della p.o., nonchè la circostanza particolarmente significativa della collocazione, su iniziativa dell'assistente sociale che sin dal 2010 aveva preso in carico il nucleo familiare, della donna insieme ai due figli all'interno di una comunità protetta nel luglio 2013, così ponendo definitivamente termine ad ogni ulteriore protrazione dell'illecito. La circostanza che l'imputato fosse dedito all'alcool, come ammesso dal medesimo e comunque constatato in più di un'occasione dalle assistenti sociali, non funge certo da scriminante, avvalorando al contrario la presunzione dell'incapacità di controllo dei suoi istinti più biechi, quali di norma caratterizzano le condotte di chi fa uso smodato di sostanze alcoliche, a riprova delle violenze sia fisiche che verbali dettagliatamente riferite dalla vittima, scatenatesi per lo più proprio quando l'uomo, privo di attività lavorativa, pretendeva dalla moglie il denaro da destinare all'acquisto di alcool. 3. La stessa sorte segue anche il terzo motivo. Con riferimento alla mancanza di dissenso da parte della vittima occorre rilevare che, come più volte ribadito dalla giurisprudenza di questa Corte, integra il reato di cui all'art. 609-bis c.p. nella forma cd. "per costrizione" disciplinata dal comma 1 qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idoneo ad incidere sull'altrui libertà di autodeterminazione, ivi compresa l'intimidazione psicologica che sia in grado di provocare la coazione della vittima a subire gli atti sessuali, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto coniugale o paraconiugale, atteso che non esiste all'interno di detto rapporto un diritto all'amplesso, nè conseguentemente il potere di imporre od esigere una prestazione sessuale senza il consenso del partner (Sez. 3, n. 14789 del 04/02/2004 - dep. 26/03/2004, Riggio, Rv. 228448). Il concetto di intimidazione psicologica rimanda necessariamente al peculiare contesto spazio temporale nel quale si svolge l'azione, assumendo rilievo le contingenze specifiche che oltre a comprimere la capacità di reazione del soggetto passivo, ne limitino in concreto l'espressione di volontà: non vale ai fini del perfezionamento del delitto neppure l'espressione manifesta del consenso della vittima allorquando la sua volontà venga coartata dal timore delle conseguenze ben più pregiudizievoli che ai suoi occhi scaturirebbero dal rifiuto esplicito all'atto sessuale impostole, quale forma di violenza indiretta, dall'agente. A fronte del quadro delineato, con stringente e lineare motivazione, dalla sentenza impugnata in ordine al contesto in cui si è consumato il reato, in un clima caratterizzato da costante sopraffazione da parte del marito sulla moglie, del tutto inconsistenti risultano le doglianze della difesa dirette a rimarcare l'implicito consenso al rapporto sessuale desumibile dalla accondiscendenza finale della donna. Al riguardo è sufficiente ribadire, in conformità a quanto già affermato da questa Corte, che ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale, non ha, invero, valore scriminante il fatto che la donna non si opponga palesemente ai rapporti sessuali e li subisca "quando è provato che l'autore, per le violenze e minacce precedenti poste ripetutamente in essere nei confronti della vittima, aveva la consapevolezza del rifiuto implicito della stessa agli atti sessuali (cfr. Cass. sez. 3 n. 16292 del 7.3.2006; Sez. 3, n. 29725 del 23/05/2013 - dep. 11/07/2013, M, Rv. 256823; Sez. 3, n. 39865 del 17/02/2015 - dep. 05/10/2015, 5, Rv. 264788). 4. In ordine al quarto motivo va rilevato, oltre alla genericità delle doglianze che neppure evidenziano quali fossero i fattori positivi addotti dalla difesa a supporto della richiesta di cui all'art. 62 bis c.p., che la concessione delle attenuanti generiche non è un diritto automatico dell'imputato che si possa escludere in caso di elementi negativi di valutazione, ma al contrario presuppone il riconoscimento, in positivo, di elementi tali da giustificare la diminuzione della pena rispetto all'arco edittale. Rientrando tuttavia nella discrezionalità del giudicante la valutazione dei presupposti per l'applicabilità del beneficio, ne deriva che nel motivare il diniego della concessione delle attenuanti generiche non è necessario che il giudice prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabili dagli atti, ma è sufficiente che egli faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti, rimanendo tutti gli altri disattesi o superati da tale valutazione (Sez. 3, n. 28535 del 19/03/2014 - dep. 03/07/2014, Lule, Rv. 259899; Sez. 5, n. 43952 del 13/04/2017 - dep. 22/09/2017, Pettinelli, Rv. 271269). Trattandosi di giudizio di fatto che purchè congruo e non contraddittorio, non può essere sindacato in cassazione neppure quando difetti di uno specifico apprezzamento per ciascuno dei pretesi fattori attenuanti indicati nell'interesse dell'imputato, la sentenza impugnata, che ha valorizzato ai fini della gravità della condotta la sua sistematica reiterazione, il considerevole arco temporale in cui si è protratta e le ricadute psicologiche sulla vittima, ha adeguatamente assolto all'onere motivazionale a suo carico. Nè è passibile di alcuna censura l'utilizzo ai fini del diniego del beneficio in esame degli stessi elementi esaminati ai fini della determinazione della pena atteso che al contrario sono proprio i fattori, tra quelli enucleati dall'art. 133 c.p., in forza dei quali si è ritenuto di pervenire ad una determinata quantificazione del trattamento sanzionatorio, che consentono di escludere l'applicabilità della diminuzione consentita dall'art. 62 bis c.p., tenuto conto che tale norma codifica la possibilità di un trattamento di speciale benevolenza in favore dell'imputato in presenza di peculiari e non codificabili connotazioni in termini positivi tanto del fatto quanto della persona che di esso si è reso responsabile, volto in ultima analisi ad incidere sul trattamento sanzionatorio. Il ricorso deve in conclusione essere dichiarato inammissibile. Segue a tale esito la condanna del ricorrente a norma dell'art. 616 c.p.p. al pagamento delle spese processuali e, non sussistendo elementi per ritenere che abbia proposto la presente impugnativa senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma equitativamente liquidata alla Cassa delle Ammende. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di Euro 2.000 in favore della Cassa delle Ammende. In caso di diffusione del presente provvedimento omettere le generalità e gli altri dati identificativi a norma del D.Lgs. n. 196 del 2003, art. 52 in quanto imposto dalla legge. Così deciso in Roma, il 14 dicembre 2018. Depositato in Cancelleria il 29 aprile 2019

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Omesso versamento IVA: l'elevazione di un terzo dei termini di prescrizione non si applica ai reati ex artt. 10-ter e 11 del D.lgs. n. 74/2000
Fatture per operazioni inesistenti: se relative al medesimo periodo di imposta si configura un unico reato
Fatture per operazioni inesistenti: non rientra nella nozione di "altri documenti" la consulenza tecnica per ricerca di mercato
Fatture per operazioni inesistenti: sulla figura del cd. "autore mediato"
Fatture per operazioni inesistenti: sulla deroga al concorso di persone nel reato prevista dall' art. 9
Fatture per operazioni inesistenti: sussiste in caso di dichiarazione integrativa infedele presentata dopo l'accertamento fiscale
Fatture per operazione inesistenti: sulla configurabilità del reato associativo
Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di cui all'art.8 d.lgs. 74/2000
Fatture per operazioni inesistenti: configurabile il concorso con il reato di dichiarazione infedele
Fatture per operazioni inesistenti: viola il divieto del bis in idem la contestazione di più reati in caso di molteplici fatture in un'unica dichiarazione
Dichiarazione fraudolenta: nel caso di reato commesso da singoli componenti del CdA ciascuno degli altri amministratori risponde per concorso
Dichiarazione fraudolenta: è un reato di natura istantanea
Dichiarazione fraudolenta: sull'intermediazione finanziaria e l'utilizzo di elementi passivi fittizi
Dichiarazione fraudolenta: configurabile il concorso con il reato di cui all'art. 10-quater D.lgs. 74/2000
Dichiarazione fraudolenta: sussiste in caso di fatture relative ad un negozio giuridico apparente
Dichiarazione fraudolenta: configurabile una pluralità di reati se la condotta riguardi sia la dichiarazione IVA che quella ai fini II.DD.
Dichiarazione fraudolenta: non opera la causa di esclusione della punibilità ex art. 131 bis c.p.
Fatture per operazioni inesistenti: si consuma nel momento di emissione della fattura
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova del dolo specifico
Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti: rileva la sola identità individuale del soggetto
Fatture per operazioni inesistenti: si configura anche nell'ipotesi di fatture emesse a favore di ditte cartiere
Fatture per operazioni inesistenti: non è necessario che il fine di favorire l'evasione sia esclusivo
Fatture per operazioni inesistenti: sulla genericità della contestazione
Fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta: sulla competenza territoriale
Fatture per operazioni inesistenti: sulla competenza territoriale in caso di più fatture
Fatture per operazioni inesistenti: il reato è configurabile anche nel caso di fatturazione solo soggettivamente falsa
Fatture per operazioni inesistenti: sul c.d. superbonus 110% e lo sconto in fattura
Fatture per operazioni inesistenti: l'evasione di imposta non è elemento costitutivo del reato
Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con la bancarotta fraudolenta impropria
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova della posizione di amministratore di fatto
Fatture per operazioni inesistenti: questioni intertemporali
Fatture emesse per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di autoriciclaggio
Fatture per operazioni inesistenti: sull'attenuante conseguente al pagamento dei debiti tributari
Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti: i rapporti con il reato di truffa ai danni dello Stato
Fatture o altri documenti per operazioni inesistenti: sulla competenza per territorio
Fatture per operazioni inesistenti: ha natura di reato comune
Fatture per operazioni inesistenti: se relative al medesimo periodo di imposta si configura un unico reato
Fatture per operazioni inesistenti: possono concorrere soggetti diversi dall'utilizzatore
Trasferimento fraudolento di valori: non è sufficiente dar conto della fittizia attribuzione della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità
Intercettazioni: utilizzabili anche per gli ulteriori fatti-reato legati dal vincolo della continuazione
Abuso d'ufficio: se il pubblico ufficiale agisce del tutto al di fuori dell'esercizio delle sue funzioni non e' configurabile il reato
Concussione: non sussiste se la persona offesa ha eseguito un pagamento in quanto erroneamente convinta di esservi obbligata
Concussione: consiste in una condotta di prevaricazione abusiva idonea a costringere alla dazione o alla promessa
Tentata concussione: è indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione
Nullità: l'omessa valutazione di una memoria difensiva non determina alcuna nullità
Misure cautelari: valgono gli stessi principi che governano lo scrutinio di legittimità quanto al processo di cognizione
Induzione indebita: la condotta si configura come esortazione, persuasione, suggestione, inganno, impliciti messaggi, pressione morale
Concussione e induzione indebita: le differenze sta nel modo in cui si manifesta l'abuso della qualifica soggettiva
Metodo mafioso - condotte di estorsione ambientale
Tentativo di concussione: è necessario valutare la adeguatezza della condotta, valutando l'effetto di essa nel soggetto passivo
Concussione: vi è piena continuità normativa con il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità di cui all'art. 319-quater c.p.
Sulla ammissibilità del concordato in appello
Atti sessuali con minorenne: non può essere disposta la sospensione dell'esecuzione della condanna
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Violenza sessuale: la sussistenza del consenso all'atto va verificata in relazione al momento del compimento dell'atto
Violenza sessuale: in caso di errore sul consenso, l'onere della prova è a carico dell'imputato
Violenza sessuale: gli atti sessuali non convenzionati possono essere leciti?
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Violenza sessuale: non occorre che la violenza avvenga in modo brutale ed aggressivo
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Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'abuso della condizione di inferiorità psico-fisica della vittima
Violenza sessuale: nella nozione di atti sessuali non rientrano gli atti di esibizionismo, di autoerotismo in presenza di terzi o di voyeurismo
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Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di sequestro di persona
Violenza sessuale: assorbe il reato di maltrattamenti se vi è coincidenza fra le condotte
Violenza sessuale: gli elementi per l'applicazione dell'attenuante della minore gravità del fatto si usano anche per la riduzione della pena
Violenza sessuale: anche le credenze esoteriche in grado di suggestionare la p.o. rientrano fra le condizioni di inferiorità psichica
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sull'abuso di autorità e posizione di preminenza
Violenza sessuale: sul divieto di concessione di misure alternative alla detenzione
Violenza sessuale: si configura aggravante speciale nel caso in cui la vittima sia stata provocata dall'autore del reato all'assunzione di sostanze alcoliche
Violenza sessuale: sull'applicazione del divieto di sospensione dell'esecuzione della pena
Violenza sessuale: sulla legittimità del diniego dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: sulla rilevanza della qualità di pubblico ufficiale ai fini di procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sullo stato di inferiorità della vittima in caso di alterazione causata da alcool
Violenza sessuale: sull'accertamento della capacità a testimoniare del minore vittima di abuso
Violenza sessuale: se il concorrente non è presente sul luogo del delitto può concorrere solo moralmente
Atti sessuali con minorenne: integra il tentativo l'offerta di denaro a quattordicenne per compiere atti sessuali
Violenza sessuale: sussiste in caso di induzione a giochi erotici e rapporti sessuali virtuali
Violenza sessuale: sul tentativo in caso di assenza di contatto fisico con la vittima
Violenza sessuale: il medico può lecitamente compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza
Violenza sessuale: se posto in essere da un militare nei confronti di un commilitone, concorre con quello di ingiuria militare
Violenza sessuale: per il dolo, non è necessario che la condotta sia finalizzata a soddisfare il piacere sessuale dell'agente
Violenza sessuale: sulla circostanza aggravante dell'abuso della qualità di ministro di un culto (sacerdote)
Violenza sessuale: sulla induzione a subire atti sessuali su persona in stato di inferiorità psichica
Violenza sessuale: la reazione violenta della vittima non rileva per l'attenuante di minore gravità
Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante
Violenza sessuale: l'aggravante della minore gravità non può essere esclusa per la sussistenza di aggravanti
Violenza sessuale aggravata: misure alternative solo se si è sottoposti ad osservazione scientifica della personalità
Violenza sessuale: sul consenso e gli atti sessuali non convenzionali
Violenza sessuale: il consenso deve perdurare nel corso dell'intero rapporto senza soluzione di continuità
Violenza sessuale: professore bacia sulla guancia un'alunna dopo aver provato a farlo sulla bocca, condannato
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio del reato
Stupefacenti: l'acquirente di modiche quantità deve essere sentito nel corso delle indagini preliminari come persona informata dei fatti
Travisamento della prova: richiede l'esistenza di una palese difformità dai risultati obiettivamente derivanti dall'assunzione della prova
Travisamento della prova: sussiste solo in caso di incontrovertibile e pacifica distorsione del significante
Ricorso per cassazione: alla Corte è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione
Ricorso per cassazione: inammissibili doglianze che sollecitano una differente comparazione dei significati da attribuire alle prove
Stupefacenti: la lieve entità va valutata con riferimento a tutti gli elementi concernenti l'azione
Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione
Ricorso per cassazione: sul termine perentorio di cinque giorni previsto dalla L. n. 69 del 2005, art. 22, comma 2.
Violenza sessuale: configurabile il tentativo se l'agente non ne ha raggiunto le zone genitali
Violenza sessuale di gruppo: non assorbe il delitto di tortura
Violenza sessuale: sussiste in caso di atti di autoerotismo commessi alla presenza di una persona?
Violenza sessuale: sulla ammissibilità dell'appello del pubblico ministero avverso la sentenza di condanna
Violenza sessuale: sulla configurabilità della circostanza aggravante della connessione teleologica con il reato di lesioni personali.
Violenza sessuale: sull'attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di riduzione in servitù?
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima al momento del fatto prescinde da fenomeni di patologia mentale
Violenza sessuale: sulla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza
Violenza sessuale: è inutilizzabile la testimonianza assunta in violazione della C.D.. "Carta di Noto"?
Violenza sessuale: sul riconoscimento dell'attenuante della minore gravità, nel caso di più fatti in continuazione ai danni della medesima persona
Violenza sessuale di gruppo: le differenze con il concorso di persone nel delitto di violenza sessuale
Violenza sessuale: in tema di misure cautelari personali, il giudice non è tenuto a motivare circa la ricorrenza di specifiche e inderogabili esigenze investigative
Violenza sessuale: la disciplina di cui all'art. 190-bis c.p.p. si applica anche alla prova assunta nel corso di incidente probatorio
Violenza sessuale: sul riconoscimento della circostanza attenuante speciale del fatto di minore gravità
Concussione: l'analisi del giudice non può esaurirsi nella descrizione della condotta costrittiva ma deve verificarne l'efficacia coartante
Induzione indebita: la persuasione deve avere un valore condizionante più tenue a quella tipica della concussione
Bancarotta fraudolenta: non può essere sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca il denaro di certa provenienza lecita
Bancarotta fraudolenta: sui pagamenti tra società infragruppo
Bancarotta fraudolenta: sulla rilevanza della restituzione ai soci dei versamenti conferiti in conto di aumento futuro di capitale
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di conferimento di denaro da impresa individuale fallita a società di cui l'imprenditore ha parte di quote
Bancarotta fraudolenta: il momento consumativo coincide con la sentenza di fallimento
Bancarotta fraudolenta: sussiste piena continuità normativa fra la previsione dell'art. 216 l. fall. e l'art. 322 d.lg. 12 gennaio 2019, n. 14
Bancarotta fraudolenta: legittima l'applicazione di misure cautelari personali prima della sentenza dichiarativa di fallimento
Bancarotta fraudolenta preferenziale: sul compenso dell'amministratore di una società
Bancarotta fraudolenta: può concorrere con il reato di autoriciclaggio
Bancarotta riparata: non è necessaria la restituzione dei singoli beni sottratti
Bancarotta semplice: sussiste in caso di operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione gratuita di un contratto di locazione finanziaria
Bancarotta fraudolenta: la provenienza illecita dei beni non esclude il reato
Bancarotta fraudolenta: la natura distrattiva di operazione infra-gruppo può essere esclusa in presenza di vantaggi compensativi
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione aziendale a prezzo incongruo
Bancarotta fraudolenta: sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale di società fallita
Bancarotta fraudolenta: la parziale omissione del dovere annotativo è punita a titolo di dolo generico
Bancarotta fraudolenta: sulla omessa tenuta della contabilità
Bancarotta fraudolenta: non si ha pluralità di reati se le condotte tipiche realizzate mediante più atti siano tra loro omogenee
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione di beni che rientrino nell’autonoma disponibilità della società fallita
Bancarotta fraudolenta: sui presupposti del concorso per omesso impedimento dell'evento
Bancarotta fraudolenta: il dolo generico può essere desunto dalla responsabilità dell'imputato per fatti di bancarotta patrimoniale
Bancarotta fraudolenta: il distacco del bene dal patrimonio può realizzarsi in qualsiasi forma
Bancarotta fraudolenta: sull'individuazione dell'oggetto materiale del reato
Bancarotta fraudolenta: in tema di concorso dell'extraneus nel reato
Bancarotta fraudolenta: i pagamenti in favore della controllante non integrano il reato
Bancarotta fraudolenta: sussiste anche in caso di esercizio di facoltà legittime
Bancarotta fraudolenta: sull’aggravante della cd. continuazione fallimentare
Bancarotta preferenziale: sul rilievo della compensazione volontaria
Bancarotta: l'assoluzione dalla bancarotta impropria in caso di falso in bilancio seguito da fallimento non interferisce sulla decisione per quella propria documentale

Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza

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