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Cassazione Penale

Cassazione penale sez. III, 15/09/2021, n.44348

La massima

In tema di valutazione della prova indiziaria nei reati sessuali, non è possibile ritenere, con ragionamento circolare, che i sintomi siano la prova dell'abuso e che quest'ultimo sia la spiegazione dei sintomi, in quanto non è consentito da un indizio, sicuro in fatto, ma equivoco nell'interpretazione, concludere per la certezza dell'evento che rappresenta il tema probatorio, trasformandosi diversamente l'oggetto della prova in criterio di inferenza.

La sentenza integrale

RITENUTO IN FATTO Con sentenza del 28 settembre 2020, la Corte di appello di Cagliari ha sostanzialmente riformato la precedente sentenza del 19 ottobre 2018 con la quale il Tribunale di Cagliari aveva dichiarato la penale responsabilità di U.P. in ordine al reato di cui all'art. 609-bis c.p., per avere egli, in diverse occasioni fra il luglio del 2008 ed il dicembre del 2010, usato violenza sessuale in danno di T.G., figlia della sua convivente (all'epoca dei fatti infraquattordicenne) e lo aveva, pertanto, condannato, oltre che al risarcimento del danno in favore della costituita parte civile, alla pena di anni 6 di reclusione oltre accessori. La Corte di appello, nel riformare integralmente la sentenza del giudice di primo grado, ha, in sintesi, ritenuto non sufficientemente attendibile il narrato accusatorio riportato dalla persona offesa, ed ha, altresì, osservato che le aporie presenti in tale racconto non potevano considerarsi emendate dalla esistenza di tranquillanti riscontri esterni; ha, pertanto ritenuto, visto l'art. 530 c.p.p., comma 2, che non vi fossero elementi adeguati per la conferma della sentenza di condanna adottata dal giudice di primo grado. Avverso la sentenza in esame ha interposto ricorso per cassazione, tramite la sua difesa fiduciaria, la costituita parte civile, articolando a tal fine 5 motivi di impugnazione. Con il primo motivo la ricorrente parte civile ha contestato il fatto che la Corte di appello sarda, senza valutare la intrinseca attendibilità delle accuse mosse dalla persona offesa all'imputato, abbia escluso la responsabilità di questo osservando che tali accuse erano prive di riscontri esterni, in tal modo facendo cattiva applicazione dei principi consolidati in materia di valutazione della prova costituita dalle dichiarazioni della persona offesa, per la cui rilevanza accusatoria non vi è la necessità di riscontri esterni. Con il secondo motivo, logicamente subordinato al precedente, la difesa della parte civile ha denunziato la contraddittorietà ed incompletezza della motivazione della sentenza impugnata nella parte in cui non ha tenuto conto, onde supportare la attendibilità delle dichiarazioni accusatore della persona offesa, del fatto che il CTP, con argomentazioni scientifiche volte a chiarirne le ragioni, avesse riferito su atteggiamenti della ragazza e su comportamenti maltrattanti dell'imputato, in modo che gli stessi non potevano più apparire contrastanti con la veridicità di quanto dalla persona offesa dichiarato contro l'imputato. Il terzo motivo attiene alla violazione del criterio giurisprudenziale della valutazione frazionata della prova dichiarativa, costituita nell'occasione da quanto riportato dalla persona offesa; in sostanza si afferma che, considerato il fatto che l'esistenza di una riscontrata non veridicità nel racconto di un teste non mina necessariamente la attendibilità del resto del racconto, làcircostanza, data per ammessa ma non riconosciuta come tale, che la ragazza non abbia detto la verità allorché ha dichiarato di avere fatto cenno alla madre del fatto che il patrigno le riservasse della morbose attenzioni fin dal 2011, circostanza questa non riconosciuta dalla madre della T., non è di per sé - trattandosi di vicende fra loro autonome e prive di una reciproca interferenza fattuale e logica - tale da mettere in dubbio la veridicità della restante parte del racconto. Il quarto motivo attiene, non diversamente dal precedente, al vizio di motivazione della sentenza impugnata, nella parte in cui non considera validi riscontri delle dichiarazioni della persona offesa, le dichiarazioni rilasciate dalla madre di questa, ritenute non attendibili a causa di marginali discrasie riscontrabili in esse. Infine con il quinto motivo di impugnazione, la ricorrente parte civile ha contestato la motivazione della sentenza impugnata nella parte in cui non ha, in sintesi, valutato quali validi riscontri delle dichiarazioni della persona offesa quanto riferito da soggetti terzi rispetto ad essa, adducendo motivazioni non rilevanti, quali il fatto che si tratti di testi de relato ovvero di persone che abbiano appreso le circostanze riferite successivamente alla avvenuta denunzia della ragazza in danno del padre. Si tratterebbe, secondo la parte civile di applicazione di criteri discretivi illogici in quanto, date le modalità di verificazione dei fatti, le testimonianze non potevano essere che de relato mentre la posteriorità delle dichiarazioni fatte a terzi rispetto al momento della denunzia dei fatti alla Autorità costituita non è elemento che possa incidere sulla loro veridicità. CONSIDERATO IN DIRITTO Il ricorso non è risultato fondato e, pertanto, lo stesso deve essere rigettato. Osserva, infatti, il Collegio come, a partire dal primo dei motivi di impugnazione presentati dalla ricorrente parte civile, tutte le sue doglianze abbiano come comune punto di riferimento il giudizio che la Corte di appello ha reso sulla scarsa attendibilità delle dichiarazioni accusatorie rese dalla persona offesa. Si rileva, al proposito che poco incide, al riguardo, il fatto che, per costante giurisprudenza di questa Corte, ai fini della affermazione della penale responsabilità dell'imputato è elemento dimostrativo sufficiente il contenuto delle dichiarazioni accusatorie della persona offesa; un tale principio, infatti oltre ad essere in parte da ridimensionare rispetto alla schematica versione che di esso ne è stata data dalla parte ricorrente, atteso che questa Corte ha osservato che, in particolare laddove la persona offesa si sia costituita parte civile, vi può essere la opportunità di corroborare le sue dichiarazioni da riscontri esterni, sebbene questi possano essere costituiti da qualsiasi elemento idoneo a escludere l'intento calunniatorio del dichiarante, non dovendo risolversi in autonome prove del fatto, né assistere ogni segmento della narrazione (Corte di cassazione, Sezione V penale, 15 maggio 2019, n. 21135) - non può essere applicato disgiuntamente dalla ordinaria regola secondo la quale la valutazione della attendibilità dei testi, dal novero dei quali non va certamente espunta, allorché sia sottoposta ad esame testimoniale, la stessa persona offesa, è questione che attiene al fatto ed è riservata alla cognizione del giudice del merito, non essendo censurabile in sede di legittimità, salvo il caso in cui la motivazione della sentenza impugnata sia affetta da manifeste contraddizioni, o abbia fatto ricorso a mere congetture, consistenti in ipotesi non fondate sull'id quod plerumque accidit, ed insuscettibili di verifica empirica, od anche ad una pretesa regola generale che risulti priva di una pur minima plausibilità (per tutte: Corte di cassazione, Sezione IV penale, 16 marzo 2020, n. 10153). Nel caso in esame la Corte di merito, nel ribaltare il giudizio che al riguardo era stato formulato dal Tribunale di Cagliari - ed al riguardo è appena il caso di rammentare che la regola di rinnovazione istruttoria imposta dall'art. 603 c.p.p., comma 3-bis si applica al solo caso della riforma in pejus della sentenza assolutoria in primo grado e non anche nella ipotesi in cui il giudice del gravame ribalti in melius la precedente decisione - ha evidenziato che il racconto della stessa persona offesa, come detto privo di attendibili riscontri, si palesava autonomamente scarsamente attendibile, posto che lo stesso presentava delle distonie evidenti rispetto a quanto la teste T.J., madre della persona offesa e, all'epoca dei fatti, persona convivente con l'imputato, dichiara di avere appreso dalla figlia ed, in parte, di avere direttamente percepito, distonie che hanno, plausibilmente, indotto i giudici della Corte cagliaritana a ritenere non adeguatamente dimostrata la attendibilità di entrambi i testi e, pertanto, non sufficientemente provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la penale responsabilità dell' U.. Ritiene, altresì, questa Corte, con specifico riferimento al secondo motivo di impugnazione, che abbia una qualche rilevanza ai fini della affermazione della contraddittorietà motivazionale della sentenza impugnata il fatto che in essa non sia stato correttamente valutato il dato storico che l' U. ha ricevuto una condanna, divenuta definitiva, per maltrattamenti in famiglia; diversamente, infatti, da quanto affermato in sede di ricorso, la Corte di Cagliari ha preso atto della indicata circostanza ma ha, con motivazione sicuramente scevra dalla manifesta illogicità, rilevato che il dato in questione esauriva i suoi effetti dimostrativi nei limiti degli episodi aventi rilevanza nella sentenza in questione, non costituendo la condotta di abuso sessuale ora in questione "una necessaria e pacifica conseguenza e/o componente" delle ulteriori condotte ivi accertate. Va, peraltro, segnalato che è la Corte, semmai, a porre in evidenza una condotta attuata dalla persona offesa che è logicamente inspiegabile, peraltro in un ambito familiare autonomamente caratterizzato da forti dissapori, se esaminata nel medesimo contesto dei denunziati abusi sessuali; riferisce, infatti, la Corte territoriale come la T. abbia continuato a frequentare l'imputato, non nelle minime e del tutto occasionali modalità da lei stessa ammesse, ma con atteggiamenti apparentemente sereni e persino di spontanea familiarità, anche dopo l'avvenuta denunzia presentata a suo carico. Non significativo e', ancora, il rilievo secondo il quale la Corte di merito non avrebbe dato il giusto peso alle dichiarazioni rese dalla teste D., psicologa consulente di parte della persona offesa; al riguardo, invece, la Corte ha dato atto di quanto dalla stessa riferito, osservando che le sue dichiarazioni hanno messo in evidenza un contesto familiare ed un vissuto personale della persona offesa piuttosto problematico, le cui conseguenze non appaiono deporre in termini univoci per la pregressa esistenza di una situazione di abuso sessuale ai suoi danni, potendo le stesse avere una ben diversa eziologia che prescinda da quelle. E', d'altra parte, da ribadire la regola di giudizio secondo la quale la esistenza di una situazione di abuso sessuale non è ricavabile dalla esistenza di una condizione di disagio psicologico; come è stato, infatti, osservato, proprio in questa materia, in tema di valutazione della prova indiziaria nei reati sessuali, non è possibile ritenere che i sintomi siano la prova dell'abuso e che quest'ultimo sia la spiegazione dei sintomi (cosiddetto ragionamento circolare), in quanto non è consentito da un indizio sicuro in fatto, ma equivoco nell'interpretazione, concludere per la certezza dell'evento che rappresenta il tema probatorio, trasformandosi diversamente l'oggetto della prova in criterio di inferenza (Corte di cassazione, Sezione III penale, 26 gennaio 2015, n. 3394; idem Sezione III penale, 9 ottobre 2007, n. 37147). Neppure è decisivo il rilievo contenuto nel ricorso in ordine alla ritenuta omessa valutazione della giurisprudenza di questa Corte in tema legittimità della valutazione frazionata delle dichiarazioni della persona offesa; nel caso in esame, infatti, la Corte ha evidenziato non tanto la interna contraddizione del racconto della persona offesa, quanto il fatto che lo stesso, in particolare con riferimento al fatto che della esistenza degli abusi la persona offesa avesse messo al corrente la madre sin da epoca ampiamente anteriore a quella di presentazione della denunzia, si sia posto in insanabile contraddizione con quanto la madre di costei ha sostenuto, cioè di avere ignorato della esistenza degli abusi sino al 2013. E' il contrasto fra le due versioni ad avere indotto la Corte di merito a dubitare della fondatezza di quanto riferito dalla persona offesa. Evidentemente esulante rispetto alla competenza di questa Corte di legittimità è il tema agitato con il quarto motivo di ricorso, afferente alla contraddittorietà del giudizio di inattendibilità delle dichiarazioni della madre della persona offesa, essendo chiaramente compito esclusivo dei giudici del merito, non sindacabile in sede di legittimità se non nei termini della manifesta illogicità, quello afferente alla selezione dei fattori di contraddizione esistenti nel corpo delle dichiarazioni testimoniali e della loro valutazione ai fini del giudizio di attendibilità del teste che tali dichiarazioni abbia reso. Privo di pregio e', infine, anche il quinto motivo di impugnazione, con il quale è censurata la svalutazione delle testimonianze rese in giudizio dai testi de relato; e', infatti, ben vero che nei reati aventi ad oggetto la violazione della libertà sessuale le fonti dichiarative dirette sono, il più delle volte, rappresentate esclusivamente dalla persona offesa, essendo le restanti fonti, laddove esse riferiscano specificamente dell'episodio di violenza, per lo più fonti de relato le cui informazioni sono state alimentate dai racconti del teste diretto, appunto costituito dalla persona offesa. Tale indubbio rilievo non deve però valere come elemento idoneo ad attribuire, inspiegabilmente, alla fonte de relato in una fattispecie quale è quella ora in esame un valore probatorio più ricco di quello che è ad essa abitualmente riservato, presentando la medesima, trattandosi una fonte, per così dire, di secondo grado, gli stessi eventuali limiti di attendibilità che sarebbero attribuibili alla fonte informativa che ha fornito ad essa la materia sulla base della quale il teste de relato ha acquisito le proprie conoscenze. Si vuole con ciò intendere che quanto riportato da un teste de relato che riferisca una informazione poco attendibile da lui assunta dalla persona offesa, non può costituire un elemento atto a rafforzare l'attendibilità di tale informazione, solo perché di regola nella tipologia di reati cui le informazioni pertengono scarseggiano i testi diretti. In definitiva la impugnazione proposta dalla parte civile deve essere rigettata e la ricorrente va condannata, alla luce dell'art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali. P.Q.M. Rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali. In caso di diffusione del presente provvedimento omettere le generalità e gli altri dati identificativi a norma del D.Lgs. n. 196 del 2003, art. 52 in quanto imposto dalla legge. Così deciso in Roma, il 15 settembre 2021. Depositato in Cancelleria il 1 dicembre 2021

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Fatture per operazioni inesistenti: viola il divieto del bis in idem la contestazione di più reati in caso di molteplici fatture in un'unica dichiarazione
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Dichiarazione fraudolenta: configurabile il concorso con il reato di cui all'art. 10-quater D.lgs. 74/2000
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Fatture per operazioni inesistenti: si consuma nel momento di emissione della fattura
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova del dolo specifico
Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti: rileva la sola identità individuale del soggetto
Fatture per operazioni inesistenti: si configura anche nell'ipotesi di fatture emesse a favore di ditte cartiere
Fatture per operazioni inesistenti: non è necessario che il fine di favorire l'evasione sia esclusivo
Fatture per operazioni inesistenti: sulla genericità della contestazione
Fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta: sulla competenza territoriale
Fatture per operazioni inesistenti: sulla competenza territoriale in caso di più fatture
Fatture per operazioni inesistenti: il reato è configurabile anche nel caso di fatturazione solo soggettivamente falsa
Fatture per operazioni inesistenti: sul c.d. superbonus 110% e lo sconto in fattura
Fatture per operazioni inesistenti: l'evasione di imposta non è elemento costitutivo del reato
Fatture per operazioni inesistenti: sui rapporti con la bancarotta fraudolenta impropria
Fatture per operazioni inesistenti: sulla prova della posizione di amministratore di fatto
Fatture per operazioni inesistenti: questioni intertemporali
Fatture emesse per operazioni inesistenti: sui rapporti con il reato di autoriciclaggio
Fatture per operazioni inesistenti: sull'attenuante conseguente al pagamento dei debiti tributari
Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti: i rapporti con il reato di truffa ai danni dello Stato
Fatture o altri documenti per operazioni inesistenti: sulla competenza per territorio
Fatture per operazioni inesistenti: ha natura di reato comune
Fatture per operazioni inesistenti: se relative al medesimo periodo di imposta si configura un unico reato
Fatture per operazioni inesistenti: possono concorrere soggetti diversi dall'utilizzatore
Trasferimento fraudolento di valori: non è sufficiente dar conto della fittizia attribuzione della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità
Intercettazioni: utilizzabili anche per gli ulteriori fatti-reato legati dal vincolo della continuazione
Abuso d'ufficio: se il pubblico ufficiale agisce del tutto al di fuori dell'esercizio delle sue funzioni non e' configurabile il reato
Concussione: non sussiste se la persona offesa ha eseguito un pagamento in quanto erroneamente convinta di esservi obbligata
Concussione: consiste in una condotta di prevaricazione abusiva idonea a costringere alla dazione o alla promessa
Tentata concussione: è indifferente il conseguimento in concreto del risultato di porre la vittima in stato di soggezione
Nullità: l'omessa valutazione di una memoria difensiva non determina alcuna nullità
Misure cautelari: valgono gli stessi principi che governano lo scrutinio di legittimità quanto al processo di cognizione
Induzione indebita: la condotta si configura come esortazione, persuasione, suggestione, inganno, impliciti messaggi, pressione morale
Concussione e induzione indebita: le differenze sta nel modo in cui si manifesta l'abuso della qualifica soggettiva
Metodo mafioso - condotte di estorsione ambientale
Tentativo di concussione: è necessario valutare la adeguatezza della condotta, valutando l'effetto di essa nel soggetto passivo
Concussione: vi è piena continuità normativa con il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità di cui all'art. 319-quater c.p.
Sulla ammissibilità del concordato in appello
Atti sessuali con minorenne: non può essere disposta la sospensione dell'esecuzione della condanna
Violenza sessuale: può concorrere formalmente con il reato di concussione
Violenza sessuale: rileva ai fini del consenso l'assunzione di alcol da parte della persona offesa?
Violenza sessuale: la sussistenza del consenso all'atto va verificata in relazione al momento del compimento dell'atto
Violenza sessuale: in caso di errore sul consenso, l'onere della prova è a carico dell'imputato
Violenza sessuale: gli atti sessuali non convenzionati possono essere leciti?
Violenza sessuale: non ricorre l'attenuante della minore gravità del fatto nel caso in cui è perpetrata dal genitore ai danni del figlio
Violenza sessuale: non occorre che la violenza avvenga in modo brutale ed aggressivo
Violenza sessuale: sulla violazione della correlazione tra accusa e sentenza la condanna
Violenza sessuale: la coprofilia influisce sulla capacità di intendere e volere?
Violenza sessuale: sulla valutazione della prova indiziaria
Violenza sessuale: sussiste in caso di invio di foto intime su whatsapp dietro minaccia
Violenza sessuale: per la valutazione dell'attenuante della minore gravità è inconferente il fatto della commissione con abuso di relazione di ospitalità
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'abuso della condizione di inferiorità psico-fisica della vittima
Violenza sessuale: nella nozione di atti sessuali non rientrano gli atti di esibizionismo, di autoerotismo in presenza di terzi o di voyeurismo
Violenza sessuale: sull'aggravante la compromissione della libertà personale della vittima
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima può dipendere anche dalla minore età
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di sequestro di persona
Violenza sessuale: assorbe il reato di maltrattamenti se vi è coincidenza fra le condotte
Violenza sessuale: gli elementi per l'applicazione dell'attenuante della minore gravità del fatto si usano anche per la riduzione della pena
Violenza sessuale: anche le credenze esoteriche in grado di suggestionare la p.o. rientrano fra le condizioni di inferiorità psichica
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sull'abuso di autorità e posizione di preminenza
Violenza sessuale: sul divieto di concessione di misure alternative alla detenzione
Violenza sessuale: si configura aggravante speciale nel caso in cui la vittima sia stata provocata dall'autore del reato all'assunzione di sostanze alcoliche
Violenza sessuale: sull'applicazione del divieto di sospensione dell'esecuzione della pena
Violenza sessuale: sulla legittimità del diniego dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: sulla rilevanza della qualità di pubblico ufficiale ai fini di procedibilità d'ufficio
Violenza sessuale: sullo stato di inferiorità della vittima in caso di alterazione causata da alcool
Violenza sessuale: sull'accertamento della capacità a testimoniare del minore vittima di abuso
Violenza sessuale: se il concorrente non è presente sul luogo del delitto può concorrere solo moralmente
Atti sessuali con minorenne: integra il tentativo l'offerta di denaro a quattordicenne per compiere atti sessuali
Violenza sessuale: sussiste in caso di induzione a giochi erotici e rapporti sessuali virtuali
Violenza sessuale: sul tentativo in caso di assenza di contatto fisico con la vittima
Violenza sessuale: il medico può lecitamente compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale
Violenza sessuale: sulla configurabilità dell'attenuante del fatto di minore gravità
Violenza sessuale: può essere commesso in danno del coniuge, in costanza di convivenza
Violenza sessuale: se posto in essere da un militare nei confronti di un commilitone, concorre con quello di ingiuria militare
Violenza sessuale: per il dolo, non è necessario che la condotta sia finalizzata a soddisfare il piacere sessuale dell'agente
Violenza sessuale: sulla circostanza aggravante dell'abuso della qualità di ministro di un culto (sacerdote)
Violenza sessuale: sulla induzione a subire atti sessuali su persona in stato di inferiorità psichica
Violenza sessuale: la reazione violenta della vittima non rileva per l'attenuante di minore gravità
Violenza sessuale: deve procedersi a giudizio di comparazione nel caso in cui l'attenuante ad effetto speciale della minore gravità concorre con aggravante
Violenza sessuale: l'aggravante della minore gravità non può essere esclusa per la sussistenza di aggravanti
Violenza sessuale aggravata: misure alternative solo se si è sottoposti ad osservazione scientifica della personalità
Violenza sessuale: sul consenso e gli atti sessuali non convenzionali
Violenza sessuale: il consenso deve perdurare nel corso dell'intero rapporto senza soluzione di continuità
Violenza sessuale: professore bacia sulla guancia un'alunna dopo aver provato a farlo sulla bocca, condannato
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla diminuente prevista dall'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: sulla procedibilità d'ufficio del reato
Stupefacenti: l'acquirente di modiche quantità deve essere sentito nel corso delle indagini preliminari come persona informata dei fatti
Travisamento della prova: richiede l'esistenza di una palese difformità dai risultati obiettivamente derivanti dall'assunzione della prova
Travisamento della prova: sussiste solo in caso di incontrovertibile e pacifica distorsione del significante
Ricorso per cassazione: alla Corte è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione
Ricorso per cassazione: inammissibili doglianze che sollecitano una differente comparazione dei significati da attribuire alle prove
Stupefacenti: la lieve entità va valutata con riferimento a tutti gli elementi concernenti l'azione
Stupefacenti: la lieve entità va accertata tenendo conto anche della personalità dell'indagato, dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell'azione
Ricorso per cassazione: sul termine perentorio di cinque giorni previsto dalla L. n. 69 del 2005, art. 22, comma 2.
Violenza sessuale: configurabile il tentativo se l'agente non ne ha raggiunto le zone genitali
Violenza sessuale di gruppo: non assorbe il delitto di tortura
Violenza sessuale: sussiste in caso di atti di autoerotismo commessi alla presenza di una persona?
Violenza sessuale: sulla ammissibilità dell'appello del pubblico ministero avverso la sentenza di condanna
Violenza sessuale: sulla configurabilità della circostanza aggravante della connessione teleologica con il reato di lesioni personali.
Violenza sessuale: sull'attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p.
Violenza sessuale: può concorrere con il delitto di riduzione in servitù?
Violenza sessuale: la condizione di inferiorità psichica della vittima al momento del fatto prescinde da fenomeni di patologia mentale
Violenza sessuale: sulla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza
Violenza sessuale: è inutilizzabile la testimonianza assunta in violazione della C.D.. "Carta di Noto"?
Violenza sessuale: sul riconoscimento dell'attenuante della minore gravità, nel caso di più fatti in continuazione ai danni della medesima persona
Violenza sessuale di gruppo: le differenze con il concorso di persone nel delitto di violenza sessuale
Violenza sessuale: in tema di misure cautelari personali, il giudice non è tenuto a motivare circa la ricorrenza di specifiche e inderogabili esigenze investigative
Violenza sessuale: la disciplina di cui all'art. 190-bis c.p.p. si applica anche alla prova assunta nel corso di incidente probatorio
Violenza sessuale: sul riconoscimento della circostanza attenuante speciale del fatto di minore gravità
Concussione: l'analisi del giudice non può esaurirsi nella descrizione della condotta costrittiva ma deve verificarne l'efficacia coartante
Induzione indebita: la persuasione deve avere un valore condizionante più tenue a quella tipica della concussione
Bancarotta fraudolenta: non può essere sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca il denaro di certa provenienza lecita
Bancarotta fraudolenta: sui pagamenti tra società infragruppo
Bancarotta fraudolenta: sulla rilevanza della restituzione ai soci dei versamenti conferiti in conto di aumento futuro di capitale
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di conferimento di denaro da impresa individuale fallita a società di cui l'imprenditore ha parte di quote
Bancarotta fraudolenta: il momento consumativo coincide con la sentenza di fallimento
Bancarotta fraudolenta: sussiste piena continuità normativa fra la previsione dell'art. 216 l. fall. e l'art. 322 d.lg. 12 gennaio 2019, n. 14
Bancarotta fraudolenta: legittima l'applicazione di misure cautelari personali prima della sentenza dichiarativa di fallimento
Bancarotta fraudolenta preferenziale: sul compenso dell'amministratore di una società
Bancarotta fraudolenta: può concorrere con il reato di autoriciclaggio
Bancarotta riparata: non è necessaria la restituzione dei singoli beni sottratti
Bancarotta semplice: sussiste in caso di operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione gratuita di un contratto di locazione finanziaria
Bancarotta fraudolenta: la provenienza illecita dei beni non esclude il reato
Bancarotta fraudolenta: la natura distrattiva di operazione infra-gruppo può essere esclusa in presenza di vantaggi compensativi
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione aziendale a prezzo incongruo
Bancarotta fraudolenta: sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale di società fallita
Bancarotta fraudolenta: la parziale omissione del dovere annotativo è punita a titolo di dolo generico
Bancarotta fraudolenta: sulla omessa tenuta della contabilità
Bancarotta fraudolenta: non si ha pluralità di reati se le condotte tipiche realizzate mediante più atti siano tra loro omogenee
Bancarotta fraudolenta: sussiste in caso di cessione di beni che rientrino nell’autonoma disponibilità della società fallita
Bancarotta fraudolenta: sui presupposti del concorso per omesso impedimento dell'evento
Bancarotta fraudolenta: il dolo generico può essere desunto dalla responsabilità dell'imputato per fatti di bancarotta patrimoniale
Bancarotta fraudolenta: il distacco del bene dal patrimonio può realizzarsi in qualsiasi forma
Bancarotta fraudolenta: sull'individuazione dell'oggetto materiale del reato
Bancarotta fraudolenta: in tema di concorso dell'extraneus nel reato
Bancarotta fraudolenta: i pagamenti in favore della controllante non integrano il reato
Bancarotta fraudolenta: sussiste anche in caso di esercizio di facoltà legittime
Bancarotta fraudolenta: sull’aggravante della cd. continuazione fallimentare
Bancarotta preferenziale: sul rilievo della compensazione volontaria
Bancarotta: l'assoluzione dalla bancarotta impropria in caso di falso in bilancio seguito da fallimento non interferisce sulla decisione per quella propria documentale

Violenza sessuale: sulla valutazione della prova indiziaria

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