top of page

L'amministratore non può giustificare la distrazione di somme societarie senza fornire prove documentali concrete sulla loro destinazione (Cass. Pen. n. 9393/2025)

Bancarotta fraudolenta

Con la sentenza n. 9393/2025, la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha affermato che nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, l’imputato deve fornire prove concrete a sostegno della sua difesa, non essendo sufficienti mere dichiarazioni assertive prive di riscontri oggettivi.

La decisione ha rigettato il ricorso di B., confermando la sentenza della Corte d’Appello di Catania, che lo aveva condannato per bancarotta fraudolenta patrimoniale e per operazioni dolose, con riferimento al fallimento della B. s.r.l..


Il caso: distrazione di fondi societari e alterazione dei bilanci per occultare la crisi aziendale

B., amministratore unico della B. s.r.l., fallita il 4 novembre 2013, era stato condannato per bancarotta fraudolenta patrimoniale e per operazioni dolose, con l’accusa di:

  • distrazione di 93.995,00 euro dalle casse della società, senza fornire alcuna documentazione giustificativa.

  • occultamento dello stato di dissesto societario tramite la falsa rappresentazione di un credito fittizio di 160.000,00 euro, riportato nei bilanci per evitare la necessità di ricapitalizzazione prevista dall’art. 2482-bis c.c.

La Corte d’Appello di Catania, con sentenza del 10 maggio 2024, aveva confermato la condanna, respingendo le richieste della difesa di:

  • dichiarare insussistente la bancarotta fraudolenta patrimoniale per mancanza di prove sulla distrazione dei fondi.

  • escludere la bancarotta fraudolenta per operazioni dolose, ritenendo il credito annotato nei bilanci realmente esistente.

Il difensore di B. ha presentato ricorso per Cassazione, contestando:

  • La mancanza di prove sulla distrazione dei fondi societari

La difesa ha sostenuto che la somma contestata era stata utilizzata per il pagamento delle retribuzioni dei dipendenti, senza che la Corte d’Appello avesse fornito argomenti contrari.

  • L’errata qualificazione del credito di 160.000,00 euro come fittizio

Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe prodotto prove che smentissero l’esistenza del credito, limitandosi a una valutazione presuntiva.

Inoltre, la consulenza della curatela fallimentare non avrebbe rilevato anomalie contabili per gli anni 2009-2011, confermando la regolare tenuta della documentazione societaria.


La decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che:

  1. L’imputato deve fornire prove concrete a sostegno della sua versione dei fatti, non essendo sufficienti dichiarazioni prive di riscontro

Nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, il dolo si desume dall’ingiustificata sottrazione di somme dal patrimonio aziendale, e l’onere di provare la legittima destinazione delle risorse ricade sull’imputato.

Nel caso in esame, B. non ha fornito alcuna documentazione che provasse il pagamento dei dipendenti con la somma contestata, mentre le istanze di ammissione al passivo presentate da numerosi lavoratori dimostravano il mancato pagamento delle retribuzioni.

  • Un credito annotato nei bilanci non è di per sé reale, se manca qualsiasi prova della sua effettiva esistenza

Il curatore fallimentare ha accertato che il credito di 160.000,00 euro era inesistente e che il suo inserimento nei bilanci aveva permesso alla società di occultare il dissesto finanziario, impedendo l’attivazione delle procedure di ricapitalizzazione previste dall’art. 2482-bis c.c.

Il fatto che il credito fosse riportato invariato nei bilanci successivi è stato ritenuto un ulteriore indizio della sua fittizietà, in quanto nessuna azione era stata intrapresa per recuperarlo.

  • La Cassazione non può rivalutare il merito della vicenda, ma solo verificare la logicità della motivazione della sentenza impugnata

Il ricorso per Cassazione non può essere utilizzato per contestare la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, se questa è supportata da una motivazione logica e coerente (Cass. Sez. U, n. 6402/1997, Dessimone).

Nel caso in esame, la Corte d’Appello ha motivato adeguatamente la responsabilità dell’imputato, escludendo ogni ipotesi di travisamento della prova.

Condanna del ricorrente alle spese processuali


Conclusioni

La sentenza ha affermato in materia di bancarotta fraudolenta e contabilità societaria:

  1. Un amministratore non può giustificare la distrazione di somme societarie senza fornire prove documentali concrete sulla loro destinazione.

  2. Un credito riportato nei bilanci aziendali può essere considerato fittizio se non esistono prove della sua reale esistenza e se la sua iscrizione ha avuto la funzione di occultare il dissesto.

  3. Il ricorso per Cassazione non può essere utilizzato per contestare la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, se la sentenza è logicamente motivata.

Hai bisogno di assistenza legale?

Prenota ora la tua consulenza personalizzata e mirata.

 

Grazie

oppure

PHOTO-2024-04-18-17-28-09.jpg
bottom of page