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Estorsione: che cos'è e quando si configura il reato previsto dall'art. 629 del codice penale


Estorsione: che cos'è e quando si configura il reato previsto dall'art. 629 del codice penale

Lo Studio dell'avvocato Salvatore del Giudice è specializzato nei reati contro il patrimonio ed assiste, sia nella fase giudiziale che in quella stragiudiziale, persone accusate o imputate per il reato di estorsione previsto e punito dall'art. 629 del codice penale.

Lo Studio ha sede in Napoli alla via Francesco Caracciolo n.10 ed opera in tutta Italia.

Al fine di garantire la migliore assistenza legale, monitoriamo costantemente le novità legislative e giurisprudenziali in tema di reati contro il patrimonio e pubblichiamo mensilmente una raccolta aggiornata di sentenze di merito e legittimità.

L'Avv. Salvatore del Giudice ha partecipato in qualità di relatore a numerosi convegni in materia ed ha pubblicato diversi articoli, podcast e note a sentenza.

In questo articolo analizziamo l'elemento oggettivo e soggettivo del reato di estorsione previsto dall'art. 629 del codice penale, riportando le principali pronunce ed orientamenti della Suprema Corte di Cassazione.


Art. 629 del codice penale - Estorsione

Chiunque, mediante violenza [3922, 5812] o minaccia [612], costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da euro 1.000 a euro 4.000 [317, 401, 6402 n. 2; 3802f c.p.p.].
La pena è della reclusione da sette a venti anni e della multa da euro 5.000 a euro 15.000, se concorre taluna delle circostanze indicate nell'ultimo capoverso dell'articolo precedente [3473, 4072a n. 2 c.p.p.; 112 att. c.p.p.].

Procedibilità: d'ufficio

Competenza: Tribunale in composizione monocratica (ipotesi prevista dal primo comma), Tribunale in composizione collegiale (ipotesi prevista dal secondo comma)

Udienza preliminare: prevista

Arresto: obbligatorio

Fermo: consentito

Custodia cautelare in carcere: consentita


Indice:

3. L'elemento soggettivo del reato di estorsione

4. Concorso nel reato di estorsione



1. Che cos'è e come è punita l'estorsione?

Il reato di estorsione è un delitto previsto dall'art. 629 del codice penale e punisce chi, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da euro 1.000 a euro 4.000.

La pena è della reclusione da sette a venti anni e della multa da euro 5.000 a euro 15.000, se concorre taluna delle circostanze indicate nell'ultimo capoverso dell'articolo precedente.

Vediamo nel dettaglio, gli elementi che caratterizzano il reato in esame, analizzando le principali massime della giurisprudenza di legittimità e di merito.


2. Quando si configura il reato di estorsione?

Cassazione penale , sez. II , 29/10/2021 , n. 3724

Integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato del lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell'offerta sulla domanda, costringe i lavoratori, con minacce larvate di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alla prestazioni effettuate.


Cassazione penale , sez. II , 28/10/2021 , n. 47100 Integra il reato di estorsione, non già l'esercizio di una generica pressione alla persuasione o la formulazione di proposte esose o ingiustificate, ma il ricorso a modalità tali da forzare la controparte a scelte in qualche modo obbligate, facendo sì che non le venga lasciata alcuna ragionevole alternativa tra il soggiacere alle altrui pretese o il subire, altrimenti, un pregiudizio diretto e immediato. (Nella specie la Corte ha ritenuto configurabile il reato di tentata estorsione nella condotta dell'imputato che, al fine di indurre un imprenditore a rivolgersi a specifici fornitori per l'esecuzione di lavori d'appalto, aveva paventato l'intervento di amici pericolosi, tra cui soggetti detenuti).


Cassazione penale , sez. II , 11/03/2021 , n. 23759

Integra il delitto di estorsione la condotta dell'agente che rivolga la violenza o la minaccia a persona diversa dal soggetto al quale è richiesto l'atto di disposizione patrimoniale, sempre che la condotta sia idonea ad influire sulla volontà di quest'ultimo. (Fattispecie in cui le minacce erano rivolte all'amministratore del condominio per ottenere dall'assemblea condominiale l'affidamento di appalti).


Cassazione penale , sez. II , 10/11/2020 , n. 6569

Integra un unico delitto di estorsione la condotta dell'agente che, dopo la realizzazione parziale dell'illecito profitto, ponga in essere nuove violenze o minacce allo scopo di costringere la persona offesa ad eseguire gli ulteriori atti di disposizione necessari per ottenere la realizzazione della pretesa nella sua integralità.


Cassazione penale , sez. II , 06/07/2020 , n. 26766

La trascrizione della conversazione intercorsa tra la vittima e l'autore di condotte estorsive ed usurarie, portata a conoscenza delle forze dell'ordine per iniziativa della stessa persona offesa mediante l'inoltro della chiamata in corso sull'utenza della polizia, che provveda immediatamente alla sua registrazione tramite l'applicazione “call recorder”, costituisce forma di memorizzazione fonica di un fatto storico, utilizzabile in dibattimento quale prova documentale, ai sensi dell' art. 234 c.p.p.



Cassazione penale , sez. II , 10/04/2020 , n. 18566

Ai fini del riconoscimento della estorsione c.d. ambientale, non è necessario che nella contestazione sia contenuta l'espressa qualificazione dei fatti come estorsione ambientale, essendo sufficiente l'indicazione dei requisiti oggettivi e soggettivi del delitto come declinati nel caso concreto. (Fattispecie in cui nell'imputazione provvisoria le modalità della condotta minacciosa erano descritte con riferimento ad azioni di incendio di autovetture, posizionamento di bottiglie di benzina e spari alle vetrine di locali).


Cassazione penale , sez. II , 19/02/2020 , n. 12434

Nel delitto di estorsione c.d. contrattuale, che si realizza quando al soggetto passivo sia imposto di porsi in rapporto negoziale di natura patrimoniale con l'agente o con altri soggetti, l'elemento dell'ingiusto profitto con altrui danno è implicito nel fatto stesso che il contraente-vittima sia costretto al rapporto in violazione della propria autonomia negoziale, essendogli impedito di perseguire i propri interessi economici nel modo da lui ritenuto più opportuno. (Fattispecie in cui la Corte ha evidenziato la compromissione dell'autonomia contrattuale della vittima, costretta ad assumere una persona non scelta da lei come buttafuori del locale di sua proprietà, senza la possibilità di valutarne le qualità personali, di particolare importanza in ragione della delicatezza delle mansioni).


Cassazione penale , sez. III , 24/01/2020 , n. 9880

Integra il delitto di estorsione la condotta minacciosa o violenta con la quale si costringa, o si tenti di costringere, il beneficiario della cessione di sostanza stupefacente a pagarne il prezzo, trattandosi dell'esercizio di una pretesa non tutelabile dall'ordinamento.


Cassazione penale , sez. II , 11/09/2019 , n. 3793

In tema di estorsione va considerata integrata l'ipotesi tentata ed esclusa la desistenza quando la consegna della somma di denaro, costituente oggetto di una richiesta effettuata con violenza o minaccia, non abbia avuto luogo non per autonoma volontà dell'imputato, bensì per la ferma resistenza opposta dalla vittima.


Cassazione penale , sez. II , 28/06/2019 , n. 37297

In tema di estorsione, le diverse condotte di violenza o minaccia poste in essere per procurarsi un ingiusto profitto costituiscono autonome ipotesi di reato, consumate o tentate, unificabili con il vincolo della continuazione quando, singolarmente considerate, in relazione alle circostanze del caso concreto, alle modalità di realizzazione e all'elemento temporale, appaiano dotate di una propria completa individualità, dovendosi invece ravvisare un unico reato allorché i molteplici atti di minaccia costituiscano singoli momenti di un'unica azione. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto configurabili due estorsioni nell'invio ad un imprenditore agricolo di due differenti missive, sia pure inviate a distanza di breve tempo, entrambe dal contenuto minaccioso, ma riferite, la prima, ad una generica proposta di protezione in cambio di denaro, la seconda, alla pretesa di denaro per la restituzione di mezzi agricoli rubati).


Cassazione penale , sez. II , 12/06/2019 , n. 37794

In tema di estorsione – nella specie, tentata –, l'identificazione della persona offesa non costituisce elemento essenziale del reato, con la conseguenza che, una volta accertata la sussistenza degli elementi costitutivi della fattispecie, la responsabilità dell'autore non è esclusa dal fatto che sia rimasta ignota la vittima del medesimo reato. (In motivazione la Corte ha, altresì, evidenziato che non viola il principio di correlazione tra imputazione e sentenza la circostanza che sia stata esclusa l'identificazione della persona offesa con quella indicata nel capo di imputazione, ove restino immutati tutti gli altri elementi essenziali e circostanziali del fatto contestato).

Cassazione penale , sez. II , 21/03/2019 , n. 32033

In tema di estorsione, non è necessario che la libertà di autodeterminazione della vittima sia del tutto annullata, essendo, invece, sufficiente che la richiesta, con il pregiudizio patrimoniale che ne consegue, sia accolta anche soltanto per mera convenienza, per evitare un male che agli occhi della vittima appaia più grave. (Fattispecie nella quale la Corte ha ritenuto configurabile l'estorsione in relazione ad una dazione effettuata per evitare una chiamata in correità da parte dell'imputato).

Cassazione penale , sez. II , 01/03/2019 , n. 16077

In tema di estorsione realizzata in forma plurisoggettiva, il delitto deve considerarsi consumato e non solo tentato allorché la cosa estorta (nella specie, una somma di denaro) venga consegnata dal soggetto passivo ad un intermediario, in seguito assolto, atteso che la lesione dell'interesse protetto coincide con la compromissione della libertà di autodeterminazione della vittima in ambito patrimoniale da cui deriva un ingiusto profitto con altrui danno, non occorrendo la materiale acquisizione della autonoma disponibilità del bene da parte dell'estorsore, né rilevando l'assenza di responsabilità dell'intermediario.


Cassazione penale , sez. II , 21/02/2019 , n. 17427

La condotta di violenza, la quale, cumulativamente od alternativamente con quella di minaccia, costituisce il nucleo essenziale del delitto di estorsione, è in esso interamente assorbita quando non provoca alcuna lesione personale (come nel caso in cui l'agente si limiti ad immobilizzare la vittima o a percuoterla ovvero esplichi solo la violenza c.d. reale); in caso contrario, devono trovare applicazione le norme sul concorso di reati. (Fattispecie di tentata estorsione, nella quale la Corte ha ritenuto dovessero essere assorbiti i reati di percosse ascritti all'imputato).


Cassazione penale , sez. II , 20/02/2019 , n. 8477

Integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, in presenza di una aspettativa di assunzione, costringa l'aspirante lavoratore ad accettare condizioni di lavoro contrarie alla legge e ai contratti collettivi. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto immune da censure la condanna di un datore di lavoro che, al momento della conclusione del contratto, faceva sottoscrivere al lavoratori moduli di dimissioni in bianco, per garantirsi futuri illeciti adempimenti, costituiti dalla consegna di quote parti della retribuzione mensile e del trattamento di fine rapporto).


Cassazione penale , sez. II , 18/01/2019 , n. 17288

Integra il delitto di estorsione e non quello di violenza privata la condotta consistente nel richiedere al soggetto passivo somme di denaro con la minaccia di rivelare al coniuge di quest'ultimo il pregresso rapporto extraconiugale con l'agente, in quanto condotta che, oltre a concretizzare la prospettazione di un male ingiusto, perché attinente ad aspetti della vita della persona offesa non divulgabili senza il consenso di questa, è, altresì, preordinata al conseguimento di un ingiusto profitto. (Fattispecie in cui la Corte ha escluso la configurabilità fra le parti di una relazione di tipo familiare ai sensi dell'art. 8 CEDU, rilevante al fine di elidere il carattere di ingiustizia del profitto, attesa l'occasionalità, all'epoca dei fatti, degli incontri fra la persona offesa e l'imputata, che aveva intrapreso una nuova relazione di convivenza).


Cassazione penale , sez. II , 20/12/2018 , n. 12675

Ricorre il delitto di estorsione consumata e non tentata nel caso di consegna da parte della vittima all'estorsore di una somma di denaro sotto il diretto controllo della polizia giudiziaria, che immediatamente dopo provveda all'arresto del responsabile, in quanto l'adoperarsi della vittima affinché si giunga all'arresto dell'autore della condotta illecita integra una delle molteplici modalità di reazione soggettiva della persona offesa allo stato di costrizione in cui versa, senza eliminarlo.


Cassazione penale , sez. II , 30/11/2018 , n. 3498

Integra il delitto di estorsione la condotta violenta o minatoria finalizzata ad ottenere l'adempimento di un'obbligazione naturale, per la quale non è data azione davanti al giudice. (Fattispecie nella quale la pretesa dell'imputato aveva ad oggetto la restituzione di danaro spontaneamente consegnato alla convivente more uxorio, per far fronte da un lato alle esigenze di sostentamento di quest'ultima, riconducibili a un dovere morale e sociale di solidarietà nell'ambito dell'unione di fatto; dall'altro, al dovere giuridico di mantenimento della figlia minore della coppia).


Cassazione penale , sez. II , 04/10/2018 , n. 21789

In tema di estorsione, non integra il reato la condotta del datore di lavoro che, al momento dell'assunzione, prospetti agli aspiranti dipendenti l'alternativa tra la rinunzia a parte della retribuzione e la perdita dell'opportunità di lavoro, in quanto, pur sussistendo un ingiusto profitto per il primo, costituito dal conseguimento di prestazioni d'opera sottopagate, non v'è prova che l'ottenimento di un impiego rechi un danno ai lavoratori rispetto alla preesistente situazione di disoccupazione. (In motivazione, la Corte ha precisato che deve invece ritenersi sussistente il reato nel caso in cui il datore di lavoro, nella fase esecutiva del contratto, corrisponda ai lavoratori, sotto minaccia della perdita del posto di lavoro, uno stipendio ridotto rispetto a quanto risultante in busta paga, essendo in tal caso evidente il danno recato ai predetti).


Cassazione penale , sez. VI , 20/09/2018 , n. 51949

Sussiste il reato di estorsione anche nel caso in cui sia lo stesso derubato ad offrire, di propria iniziativa, una somma all'autore del furto per ottenere la restituzione dell'oggetto sottratto, dal momento che tale comportamento è determinato dalla minaccia implicita della perdita definitiva del bene.

Cassazione penale , sez. II , 11/07/2018 , n. 34242

In tema di estorsione, una pretesa contrattuale è “contra ius” ed integra il reato solo quando l'agente, pur avvalendosi di mezzi giuridici legittimi, li utilizzi per conseguire vantaggi estranei al rapporto giuridico controverso, perché non dovuti nell'“an” o nel “quantum” o perché finalizzati a scopi diversi o non consentiti rispetto a quelli per cui il diritto è riconosciuto o tutelato, e quindi per realizzare un profitto ingiusto. (Fattispecie nella quale è stata esclusa la ricorrenza del reato di estorsione, poiché, nella fisiologica dinamica contrattuale, entrambe le parti avevano invocato a proprio favore determinate clausole contrattuali, mirando a conseguire un vantaggio derivante proprio dall'esecuzione del contratto).

Cassazione penale , sez. II , 03/07/2018 , n. 55137

Integra il delitto di estorsione, e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, la condotta minacciosa o violenta che, estrinsecandosi in forme talmente aggressive da annichilire le capacità di reazione della vittima e trasformarla in mero strumento di soddisfazione delle pretese dell'autore, esorbita dal ragionevole intento di far valere un preteso diritto. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto immune da censure la qualificazione come estorsione della condotta di un soggetto che, per far valere un credito verso la persona offesa, aveva preteso interessi usurari e l'aveva sottoposta ad un violento pestaggio).


Cassazione penale , sez. VI , 14/06/2018 , n. 40899

Integra il reato di estorsione l'ottenimento della rinuncia a far valere il credito conseguente all'adempimento di una prestazione contrattuale mediante l'implicita intimidazione esercitata dal debitore che, pur senza compiere atti di violenza o minaccia, abbia già esibito, al momento della costituzione del rapporto, la propria appartenenza ad un'associazione mafiosa.


Cassazione penale , sez. II , 07/02/2018 , n. 9494

Integra il reato di estorsione, e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, la condotta di violenza o minaccia volta ad ottenere la restituzione di una somma di denaro mutuata allo scopo di commettere reati tributari, in quanto tale ripetizione è contraria a norme imperative e di buon costume e non è giuridicamente tutelata.


Cassazione penale , sez. II , 20/12/2017 , n. 5092

È configurabile il delitto di estorsione, e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, quando ad un'iniziale pretesa di adempimento di un credito effettuata con minaccia o violenza nei riguardi del debitore seguano ulteriori violenze e minacce di terzi estranei verso il nucleo familiare del debitore, sicchè l'iniziale pretesa arbitraria si trasforma in richiesta estorsiva, sia a causa delle modalità e della diversità dei soggetti autori delle violenze, che per l'estraneità dei soggetti minacciati alla pretesa azionata.


Cassazione penale , sez. I , 12/09/2017 , n. 3836

In tema di estorsione, qualora l'elemento dell'ingiusto profitto sia costituito dall'accreditamento di una somma di denaro su una carta di pagamento ricaricabile (nella specie postepay) dell'agente, il tempo e il luogo di consumazione del reato sono quelli in cui la persona offesa ha proceduto alla ricarica, atteso che tale operazione, in ragione della sua irrevocabilità, realizza contestualmente l'effettivo conseguimento della somma - e non di un mero diritto di credito - da parte dell'agente e la definitiva perdita della stessa da parte della persona offesa.


Cassazione penale , sez. II , 18/04/2017 , n. 21974

Integra il reato di estorsione, e non di truffa aggravata, la minaccia di un male, indifferentemente reale o immaginario, dal momento che identico è l'effetto coercitivo esercitato sul soggetto passivo, tanto che la sua concretizzazione dipenda effettivamente dalla volontà dell'agente, quanto che questa rappresentazione sia percepita come seria ed effettiva dalla persona offesa, ancorché in contrasto con la realtà, a lei ignota. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto immune da censure la configurazione del delitto di tentata estorsione aggravata da parte della Corte territoriale nella condotta dell'imputato che aveva prospettato ai familiari del defunto la mancata restituzione della salma trafugata dal cimitero, qualora non fosse stato pagato un riscatto, nonostante non avesse in realtà la disponibilità della bara).



3. L'elemento soggettivo del reato di estorsione

Cassazione penale , sez. II , 08/11/1983 , n. 2480

Il reato di estorsione è caratterizzato, quanto all'elemento psicologico, dalla consapevolezza di usare la violenza, fisica o morale, al fine di procurare a sè o ad altri un profitto che si sa ingiusto, con necessaria estensione del dolo all'ingiustizia del profitto, che costituisce uno degli elementi materiali del reato.


4. Concorso nel reato di estorsione

Cassazione penale , sez. II , 13/07/2020 , n. 28895

Ai fini della configurabilità del concorso di persone nel delitto di estorsione è sufficiente anche la semplice presenza, purché non meramente casuale, sul luogo della esecuzione del reato, quando sia servita a fornire all'autore del fatto stimolo all'azione o maggior senso di sicurezza nel proprio agire, palesando chiara adesione alla condotta delittuosa. (Fattispecie in cui l'imputato, presente sul luogo dell'incontro fissato dall'estorsore con la persona offesa per la consegna del denaro, aveva intrattenuto il soggetto che aveva accompagnato la persona offesa all'appuntamento).


Cassazione penale , sez. II , 27/06/2017 , n. 36115

Risponde di concorso nel reato di estorsione e non di favoreggiamento personale colui che sia stato incaricato soltanto della riscossione delle somme della vittima, in quanto tale condotta non costituisce un “post factum” rispetto alla commissione del reato ma influisce sull'evento costitutivo dello stesso, contribuendo a conseguimento della coartazione perpetrata nei confronti della vittima e a portare così a termine la condotta delittuosa.

5. Circostanze aggravanti ed attenuanti dell'estorsione

Cassazione penale , sez. II , 02/03/2021 , n. 22066

In caso di concorso di circostanze aggravanti ad effetto speciale, l'individuazione della circostanza più grave sulla base del massimo della pena astrattamente prevista, non può comportare, in presenza di un'altra aggravante il cui limite minimo sia più elevato, la determinazione di una pena ad esso inferiore. [Fattispecie di estorsione aggravata ai sensi degli artt. 628, comma 3, n. 3), c.p. e 7 d.l. n. 152 del 1991 ].


Cassazione penale , sez. II , 16/10/2020 , n. 32234

Ai fini del riconoscimento dell'attenuante del danno di speciale tenuità in riferimento ai reati di tentata estorsione o di tentata rapina, la valutazione deve essere complessiva, dovendo riguardare, non solo la possibilità di desumere con certezza, dalle modalità del fatto che, se il reato fosse stato portato a compimento, il danno patrimoniale per la vittima sarebbe stato di rilevanza minima, ma anche gli effetti dannosi conseguenti alla lesione della persona contro la quale è stata esercitata la violenza o la minaccia, attesa la natura plurioffensiva dei citati delitti.

Cassazione penale , sez. II , 07/10/2020 , n. 28756

La circostanza aggravante prevista dell'art. 628, comma 3, n. 3-bis c.p., la cui ragione giustificatrice è la particolare odiosità del crimine che la persona offesa subisce nel luogo dove maggiormente dovrebbe sentirsi al sicuro, è applicabile anche quando l'autore del reato sia convivente con la vittima. (Fattispecie di estorsione aggravata commessa ai danni dei genitori nell'abitazione in cui l'imputato conviveva).


Cassazione penale , sez. II , 23/10/2019 , n. 671

Nel delitto di estorsione commesso utilizzando il metodo mafioso, l'aggravante delle più persone riunite è configurabile solo quando sia riscontrata la simultanea presenza di non meno di due persone nel luogo e nel momento della realizzazione della violenza o della minaccia, in quanto solo in tal modo si verificano, in conformità alla ratio della norma, quegli effetti fisici e psichici di maggior pressione sulla vittima che ne riducono la forza di reazione e giustificano l'applicazione dell'aumento della pena. (In motivazione, la Corte ha altresì escluso che possa bastare per la configurabilità dell'aggravante la consapevolezza, da parte della vittima, del fatto che dietro l'azione intimidatoria vi sia una cosca mafiosa).

Cassazione penale , sez. II , 13/09/2019 , n. 39703

Ai fini della concessione dell'attenuante di cui all' art. 62 n. 4 c.p. , il momento in cui deve prendersi in considerazione l'entità del danno è quello della consumazione del reato, in quanto il danno non può divenire di speciale tenuità in conseguenza di eventi successivi. (Fattispecie in tema di estorsione, in cui la Corte ha ritenuto irrilevante ai fini della concessione dell'attenuante la circostanza che la vittima avesse reimpiegato nella propria attività di ristorazione una parte dei generi alimentari che era stata costretta ad acquistare).


Cassazione penale , sez. II , 09/09/2019 , n. 39424

Ricorre la circostanza aggravante dell'utilizzo del metodo mafioso, di cui all' art. 416-bis.1 c.p. , quando l'azione incriminata, posta in essere evocando la contiguità ad una associazione mafiosa, sia funzionale a creare nella vittima una condizione di assoggettamento, come riflesso del prospettato pericolo di trovarsi a fronteggiare le istanze prevaricatrici di un gruppo criminale mafioso, piuttosto che di un criminale comune. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto configurabile l'aggravante nella minaccia rivolta all'avente titolo a rinunciare all'assegnazione di un'abitazione popolare, attuata prospettando che essa serviva alla figlia di un esponente apicale di un sodalizio mafioso).


Cassazione penale , sez. II , 17/04/2019 , n. 21707

In tema di estorsione cd. ambientale, integra la circostanza aggravante del metodo mafioso di cui all' art. 7, d.l. 13 maggio 1991, n. 152 , conv. nella l. 12 luglio 1991, n. 203 (ora art. 416-bis.1 c.p. ), la condotta di chi, pur senza fare uso di una esplicita minaccia, pretenda dalla persona offesa il pagamento di somme di denaro per assicurarle protezione, in un territorio notoriamente soggetto all'influsso di consorterie mafiose, senza che sia necessario che la vittima conosca l'estorsore e la sua appartenenza ad un clan determinato. (Nella specie, la Corte ha ritenuto sussistere la circostanza aggravante nella richiesta ad un commerciante di denaro a fronte di protezione, dopo che il negozio era stato danneggiato varie volte, in un quartiere ad alta densità mafiosa).


Cassazione penale , sez. II , 13/09/2018 , n. 46504

L'attenuante del danno di speciale tenuità non è configurabile in riferimento al delitto di estorsione, di natura plurioffensiva, quando, seppur derivato dalle azioni violente o minacciose un pregiudizio patrimoniale di modesto valore economico, lo stesso sia accompagnato però da rilevanti conseguenze sulla libertà e integrità fisica e morale della vittima. (Nella fattispecie, assumeva rilievo il perdurante stato d'ansia determinato dalle reiterate e pesanti minacce esercitate dall'imputato).


Cassazione penale , sez. II , 24/05/2018 , n. 26002

Nel reato di estorsione, integra la circostanza aggravante del metodo mafioso l'utilizzo di un messaggio intimidatorio anche silente, cioè privo di una esplicita richiesta, qualora l'associazione abbia raggiunto una forza intimidatrice tale da rendere superfluo l'avvertimento mafioso, sia pure implicito, ovvero il ricorso a specifici comportamenti di violenza o minaccia.


Cassazione penale , sez. II , 08/05/2018 , n. 35428

Ricorre la circostanza di cui all'art. 7 della legge 13 maggio 1991, n. 203 nel delitto di estorsione se si riscontra che la condotta minacciosa, oltre ad essere obiettivamente idonea a coartare la volontà del soggetto passivo, sia espressione di capacità persuasiva in ragione del vincolo dell'associazione mafiosa e sia, pertanto, idonea a determinare una condizione d'assoggettamento e d'omertà. (Fattispecie nella quale l'ostentazione di sicurezza d'impunità degli imputati induceva la persona offesa a non rivolgersi alle forze dell'ordine quanto all'estorsione subita).

6. Il tentativo nel reato di estorsione

Cassazione penale , sez. II , 14/05/2021 , n. 25122

Integra il delitto di tentata estorsione la condotta di colui che, pur avendo lecitamente acquisito immagini fotografiche ritraenti parti intime di una donna, richieda alla stessa una somma di denaro o, in alternativa, prestazioni sessuali in cambio della consegna o comunque della cancellazione delle foto, minacciando, in caso contrario, di diffonderle ai familiari della donna.


Cassazione penale , sez. II , 02/02/2021 , n. 8247

Integra il delitto di tentata estorsione l'uso di violenza e minaccia nei confronti di prostitute al fine di costringerle al pagamento di una somma di denaro quale condizione per la prosecuzione dell'attività di meretricio in una determinata zona. (Fattispecie in cui la Corte ha escluso che tali condotte coercitive configurassero il delitto di sfruttamento della prostituzione aggravato, ai sensi dell' art. 4, legge 20 febbraio 1958, n. 75 , in quanto il tentato condizionamento delle vittime non aveva alcun nesso con l'attività da queste svolta, ma era diretto esclusivamente al conseguimento di un ingiusto profitto patrimoniale, quantificato in una somma fissa prestabilita).


Cassazione penale , sez. II , 13/10/2020 , n. 33614

In tema di tentata estorsione in danno di congiunti commessa con minaccia, la causa di non punibilità prevista dall' art. 649 c.p. trova applicazione anche quando le condotte minacciose siano attuate mediante violenza sulle cose. (Nella fattispecie l'imputato aveva danneggiato beni all'interno dell'abitazione per farsi consegnare somme di denaro dai genitori).


Cassazione penale , sez. II , 01/10/2020 , n. 4634

II delitto di tentata estorsione può concorrere con quello di rapina qualora le relative condotte, pur sviluppandosi entro un unico contesto spazio-temporale, abbiano ad oggetto beni distinti e siano sorrette da parimenti distinte intenzionalità e risoluzione volitiva. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto il concorso di reati in relazione alla condotta di un giovane che, uscito con una ragazza, non appena ella era salita in macchina, le aveva rivolto pressanti richieste di denaro, al di lei rifiuto aggredendola e procurandole lesioni personali, e, dopo il ripetersi delle aggressioni e dei tentativi della ragazza di uscire dalla macchina, poco prima di riaccompagnarla a casa, con successiva ed autonoma determinazione, le aveva sottratto la borsa).

Cassazione penale , sez. II , 03/07/2020 , n. 22096

In tema di applicazione di misure cautelari personali, la presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della custodia in carcere per determinate fattispecie incriminatrici, prevista dagli artt. 275, comma 3 , e 51, comma 3-bis, c.p.p. , deve intendersi riferita anche ai delitti tentati in caso di contestazione della circostanza aggravante di cui all' art. 7 d.l. 13 maggio 1991, n. 152 , conv. in l. 12 luglio 1991, n. 203 (ora art. 416-bis.1, comma 1, c.p. ), atteso che il generico riferimento ai delitti in tal guisa aggravati, indipendentemente dallo specifico titolo di reato, è comprensivo di ogni fattispecie delittuosa, sia consumata che tentata. (Fattispecie in tema di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, in cui la Corte ha precisato che si deve, invece, escludere l'operatività delle presunzioni ex art. 275, comma 3, c.p.p. per i delitti tentati in relazione alle ipotesi di reato indicate in modo specifico dal legislatore).

Cassazione penale , sez. II , 06/12/2019 , n. 50733

Non integra il delitto di estorsione tentata la condotta di violenza o minaccia posta in essere per ottenere un profitto ingiusto che, secondo una valutazione “ex ante”, sia oggettivamente impossibile realizzare. (In applicazione del principio, la Corte ha annullato la sentenza di condanna per tentata estorsione per essere stata la violenza finalizzata ad ottenere la rinuncia alla gestione di un fondo per ottenere un'indennità di esproprio in realtà non conseguibile, riqualificando il fatto come violenza privata ex art. 610 c.p. ).


Cassazione penale , sez. II , 11/04/2019 , n. 25213

Integra il delitto di tentata estorsione la condotta dell'autore di una rapina che richieda alla persona offesa il pagamento di una somma di denaro come corrispettivo per la restituzione di quanto illecitamente sottrattole, in quanto colui che sia stato privato illecitamente di un bene conserva il diritto alla restituzione, sicché la richiesta di denaro in cambio dell'adempimento dell'obbligo giuridico di restituire, che incombe sull'agente, influisce sulla libertà di determinazione del soggetto passivo ed integra, di per sè, minaccia rilevante ai sensi dell' art. 629 c.p.

Cassazione penale , sez. II , 20/03/2019 , n. 24166

In tema di tentata estorsione, l'idoneità degli atti deve essere valutata con giudizio operato ex ante, sicché, ai fini della valutazione dell'idoneità di una minaccia estorsiva, è priva di rilievo la capacità di resistenza dimostrata dalla vittima dopo la formulazione della minaccia.


Cassazione penale , sez. II , 05/03/2019 , n. 18937

È nulla, per violazione del principio di correlazione con l'accusa, la sentenza di condanna per il reato di tentata estorsione emessa in seguito alla riqualificazione dell'imputazione di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in quanto la contestazione di un reato meno grave non può contenere in sé quella del reato più grave.

Cassazione penale , sez. II , 12/07/2018 , n. 39722

Integra il delitto di tentata estorsione la condotta di chi richieda, con modalità violente o minacciose, ottenendo un rifiuto, di effettuare un pagamento con assegno post datato in quanto l'elemento dell'ingiusto profitto con altrui danno consiste nel fatto stesso che il contraente-vittima sarebbe stato costretto alla consegna della merce dietro pagamento effettuato con un titolo illegale, privo di efficacia esecutiva, in violazione della propria libertà e autonomia negoziale.


Cassazione penale , sez. II , 09/05/2018 , n. 23084

Risponde di tentata estorsione e non di esercizio arbitrario delle proprie ragioni colui che, anziché denunziare all'autorità il presunto autore di un furto, richieda a quest'ultimo, con violenza o minacce, la restituzione delle cose rubate. (In motivazione, la Corte ha precisato che per aversi esercizio delle proprie ragioni è necessario che il soggetto agisca per esercitare un preteso diritto soggettivo e non una potestà pubblica) .


7. I rapporti con gli altri reati

Cassazione penale , sez. II , 12/11/2021 , n. 5622

Si configura il reato di estorsione, e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, allorché il terzo incaricato dell'esazione di un credito agisca con condotta della quale sia stata accertata la finalità di agevolare anche l'attività di un'associazione di tipo mafioso, stante il perseguimento di un interesse ulteriore (che di per sé ben può avere natura non patrimoniale) rispetto al diritto illecitamente azionato.


Cassazione penale , sez. II , 09/09/2021 , n. 41985

In applicazione del principio di specialità, quando la costrizione abbia ad oggetto la sfera della libertà sessuale e non cagioni, neppure in via mediata, un'offesa al patrimonio del soggetto passivo, la condotta dell'imputato deve essere ricondotta all' art. 609-bis c.p. (Fattispecie nella quale la Corte ha annullato con rinvio la sentenza impugnata che aveva ritenuto configurabile il delitto di estorsione e non quello di violenza sessuale nella condotta dell'imputato che aveva minacciato la persona offesa di pubblicare su facebook un video registrato relativo ad un rapporto sessuale intrattenuto con la stessa ove non avesse acconsentito ad ulteriori rapporti sessuali o ad inviare all'imputato immagini delle sue parti intime).


Cassazione penale , sez. II , 27/04/2021 , n. 18997

In tema di circonvenzione di incapace, la condotta di induzione, che costituisce elemento essenziale della fattispecie criminosa, può concretizzarsi anche attraverso comportamenti che implicano il ricorso a forme di violenza morale, estrinsecantisi in atti di intimidazione del soggetto passivo idonei a ridurne od eliminarne la capacità di autodeterminarsi, che, pur senza trascendere nella violenza fisica o nella minaccia che caratterizzano il diverso delitto di estorsione, rendono tuttavia la suggestione e la conseguente induzione meno facilmente resistibile da parte della vittima.


Cassazione penale , sez. II , 17/07/2020 , n. 24624

Il criterio distintivo tra il delitto di estorsione mediante minaccia e quello di truffa cd. vessatoria consiste nel diverso atteggiarsi del pericolo prospettato, sicché si ha truffa aggravata ai sensi dell' art. 640, comma 2, n. 2, c.p. quando il danno viene prospettato come possibile ed eventuale e mai proveniente direttamente o indirettamente dall'agente, di modo che la persona offesa non è coartata nella sua volontà, ma si determina all'azione od omissione versando in stato di errore, mentre ricorre il delitto di estorsione quando viene prospettata l'esistenza di un pericolo reale di un accadimento il cui verificarsi è attribuibile, direttamente o indirettamente, all'agente ed è tale da non indurre la persona offesa in errore, ma, piuttosto, nell'alternativa ineluttabile di subire lo spossessamento voluto dall'agente o di incorrere nel danno minacciato.


Cassazione penale , sez. un. , 16/07/2020 , n. 29541

Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza o minaccia alle persone e quello di estorsione si differenziano tra loro in relazione all'elemento psicologico, da accertarsi secondo le ordinarie regole probatorie.


Cassazione penale , sez. II , 01/07/2020 , n. 28327

Il reato di maltrattamenti in famiglia non è assorbito dal delitto di estorsione, attesa la diversa oggettività giuridica dei reati. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto immune da censure la sentenza di condanna dell'imputato per entrambi i delitti in concorso, ritenendo integrato quello di cui all' art. 572 c.p. da una persistente attività vessatoria all'interno della famiglia, articolata in una pluralità di condotte distinte ed in gran parte ulteriori rispetto a quelle finalizzate ad ottenere utilità patrimoniali).


Cassazione penale , sez. V , 15/07/2019 , n. 35563

I delitti di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e minaccia alle persone e quello di estorsione si distinguono non già in relazione all'esistenza o meno di una legittima pretesa creditoria, bensì con riferimento alle modalità oggettive della richiesta e, quindi, si configura il reato di estorsione quando le condotte minacciose si manifestino con modalità esecutive che esorbitano dall'esclusiva finalità dell'esercizio della pretesa creditoria, assumendo di per sé il carattere di ingiustizia. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto correttamente qualificata in termini di tentata estorsione la condotta dell'imputato che, per ottenere il pagamento di alcuni debiti, aveva dato alle fiamme una minipala situata nel giardino di casa della persona offesa).


Cassazione penale , sez. II , 26/04/2019 , n. 38551

È configurabile il reato di usura o di estorsione a seconda che l'iniziale pattuizione usuraria sia stata spontaneamente accettata dalla vittima, ovvero accettata per effetto della violenza o minaccia esercitata dal soggetto attivo, mentre i due reati possono concorrere quando la violenza o minaccia siano esercitate al fine di ottenere il pagamento degli interessi pattuiti o degli altri vantaggi usurari.


Cassazione penale , sez. VI , 04/04/2019 , n. 38060

In tema di morte quale conseguenza di altro delitto, sussiste il nesso di causalità tra le condotte estorsive e il suicidio della vittima quando questo non sia espressione della libera scelta del soggetto, bensì venga ritenuto quale unica alternativa percorribile a fronte dell'impossibilità di sottrarsi alle condotte estorsive degli imputati. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto sussistente la prevedibilità in concreto del rischio dell'evento suicidiario, in ragione della fragilità psichica della giovane vittima degli estorsori, dello stato di tossicodipendenza e della profonda prostrazione determinata dalle gravi e reiterate minacce, nonché del fatto che il suicidio si era verificato a distanza di poche ore dall'ultima telefonata estorsiva).


Cassazione penale , sez. II , 22/11/2018 , n. 56400

In tema di distinzione tra il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni e quelli di rapina ed estorsione, fermo restando che la linea di demarcazione è sancita dall'elemento intenzionale, non sono indifferenti, ai fini della qualificazione giuridica del fatto, la gravità della violenza e l'intensità della minaccia che, per essere ricondotte alla fattispecie meno grave, non devono trasmodare in manifestazioni sproporzionate e gratuite, travalicanti il ragionevole intento di far valere un diritto. (Fattispecie nella quale la Corte ha ritenuto immune da censure l'ordinanza cautelare che aveva qualificato come rapina la condotta dei ricorrenti che, per riappropriarsi di un immobile, avevano minacciato l'occupante con un bastone e l'avevano privata della libertà personale, sottraendole i documenti e altri effetti personali).

Cassazione penale , sez. II , 04/07/2018 , n. 36928

Il delitto di estorsione è configurabile quando la condotta minacciosa o violenta, anche se finalisticamente orientata al soddisfacimento di un preteso diritto, si estrinsechi nella costrizione della vittima attraverso l'annullamento della sua capacità volitiva; è, invece, configurabile il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni quando un diritto giudizialmente azionabile venga soddisfatto attraverso attività violente o minatorie che non abbiano un epilogo costrittivo, ma più blandamente persuasivo.


Cassazione penale , sez. II , 22/09/2017 , n. 53267

Il reato di violenza privata non può ritenersi assorbito da quello di estorsione qualora la minaccia proferita, sia pure contemporaneamente a quella estorsiva, tenda a costringere la parte lesa a non denunciare il torto patito e cioè a una ulteriore limitazione della sua libertà, tutelata appunto dal disposto dell'art. 610 cod. pen.

 

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