Reati contro la libertà sessuale
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 91 del 20 maggio 2024, ha analizzato importanti aspetti normativi relativi alla configurazione di questo reato, in particolare riguardo alla sua applicazione nei casi in cui i soggetti coinvolti abbiano età prossime alla maggiore età. La decisione della Corte ha un impatto rilevante sulla giurisprudenza, chiarendo i confini del reato in relazione alla protezione dei diritti dei minori e alla proporzionalità della pena.
La produzione di materiale pedopornografico è disciplinata e punita dall'art. 600-ter c.p. La norma prevede pene severe per chiunque realizzi o contribuisca alla creazione di materiale che ritrae minori in attività sessuali, punendo anche chi utilizza mezzi tecnologici per produrre e diffondere tali contenuti.
La legge riflette la volontà di proteggere i minori da ogni forma di sfruttamento sessuale e violenza, integrandosi con convenzioni internazionali e normative europee, come la Convenzione di Lanzarote e la Direttiva 2011/93/UE. Tuttavia, vi sono situazioni complesse in cui il confine tra tutela dei minori e altre esigenze costituzionali, come il principio di proporzionalità della pena, può entrare in tensione.
La sentenza n. 91/2024 trae origine da una questione di legittimità costituzionale sollevata da un tribunale ordinario riguardo alla configurazione del reato di produzione di materiale pedopornografico, in particolare quando i soggetti coinvolti siano vicini alla maggiore età e abbiano realizzato materiale consensualmente tra loro, senza fini di lucro o diffusione.
Nel caso specifico, la difesa sosteneva che l'applicazione dell'art. 600-ter in tali circostanze violasse il principio di proporzionalità della pena, sancito dall’art. 27 della Costituzione, nonché il diritto alla privacy e alla libera espressione sessuale dei giovani coinvolti.
Con la sentenza n. 91/2024, la Corte Costituzionale ha dichiarato «l’illegittimità costituzionale dell’art. 600-ter, primo comma, numero 1), cod. pen., per violazione degli artt. 3 e 27, primo e terzo comma, Cost., nella parte in cui non prevede, per il reato di produzione di materiale pornografico mediante l’utilizzazione di minori di anni diciotto, che nei casi di minore gravità la pena da esso comminata è diminuita in misura non eccedente i due terzi».
In particolare, la Corte ha confermato la centralità della protezione dei minori nel nostro ordinamento, ma ha anche affrontato il delicato bilanciamento tra tutela della dignità dei minori e proporzionalità delle pene nei confronti di giovani prossimi alla maggiore età. La Corte ha sottolineato che, sebbene l’art. 600-ter sia fondamentale per contrastare lo sfruttamento dei minori, la sua applicazione in casi che coinvolgono giovani capaci di autodeterminarsi e vicini alla maggiore età deve essere valutata con cautela.
Secondo la Corte, in tali circostanze, l'applicazione automatica delle sanzioni previste dall'art. 600-ter potrebbe risultare eccessivamente punitiva, violando il principio di proporzionalità. La sentenza ha invitato il legislatore a intervenire per chiarire i confini applicativi del reato, suggerendo una maggiore flessibilità nell’applicazione della norma in casi di questo tipo.
La sentenza n. 91/2024 ha un impatto significativo sulla giurisprudenza relativa ai reati contro la dignità dei minori. La Corte ha ribadito che la produzione di materiale pedopornografico resta un reato gravissimo, ma ha aperto la strada a una riflessione più ampia sull'adeguatezza delle pene e sulla necessità di modulare l’intervento penale in casi che coinvolgono adolescenti prossimi alla maggiore età, in particolare quando il materiale è prodotto senza intenzione di sfruttamento o diffusione.
Questa decisione rappresenta un passo importante verso un sistema di giustizia penale più equilibrato, in cui la protezione dei minori non deve essere in contrasto con la tutela dei diritti individuali e il principio di proporzionalità delle sanzioni. La sentenza potrà portare a future modifiche legislative, volte a differenziare meglio i casi di produzione di materiale pedopornografico legati a contesti di abuso o sfruttamento da quelli che si verificano in ambiti consensuali tra soggetti vicini alla maggiore età.