Errore chirurgico

In questo articolo si affronta il caso di un medico di pronto soccorso condannato in via definitiva per il reato di lesioni personali colpose (perforazione del bulbo oculare) cagionate nei confronti di una piccola paziente, a seguito di intervento di suturazione di una ferita al mento.
Indice:
1. Il caso
2. I fatti
3. Il processo
5. La linea difensiva dei medici
7. La massima
8. La sentenza della corte di cassazione
1. Il caso
Un oculista veniva accusato di aver perforato, con negligenza, nel corso di un intervento di suturazione di una ferita al mento, l'occhio di una piccola paziente e per questa condotta veniva rinviato a giudizio.
2. I fatti
La bambina si era recata al pronto soccorso dell'ospedale per una caduta accidentale domestica, una scivolata verificatasi dopo pranzo, in seguito alla quale aveva riportato una ferita al mento.
All'accesso in pronto soccorso era "riferita ferita LC regione mentoniera accidentale nella propria abitazione" e all'esame obiettivo risultava "EO neurologico nella norma. Piccola ferita LC regione mentoniera".
La bambina era stata affidata all'imputato e sottoposta ad intervento di suturazione della ferita al mento, al termine di tale intervento la piccola aveva cominciato a piangere gridando "l'occhio, l'occhio, mi è andato qualcosa nell'occhio".
Quando la madre aveva chiesto al medico cosa fosse successo, quest'ultimo si era già spostato dal punto d'intervento e si stava lavando le mani, l'infermiera aveva detto di non aver visto nulla e intanto la bambina non riusciva ad aprire l'occhio e piangeva.
Il medico, mentre compilava il referto, aveva detto alla madre che sicuramente, dopo aver tagliato il filo, con la coda del filo aveva sfiorato l'occhio, mentre la bambina precisava di aver sentito cadere qualcosa nell'occhio.
La bambina era stata sottoposta a visita subito dopo dall'imputato, che aveva instillato una goccia nell'occhio.
Era stata accompagnata nuovamente al pronto soccorso nel pomeriggio e invitata a ritornare il giorno dopo.
Presentatasi nuovamente al pronto soccorso dell'ospedale alle ore 9:26 del giorno seguente, era stata visitata dal Dott. P., che aveva deciso di inviarla a Lecce per una consulenza specialistica, posto che l'ospedale non dispone di un reparto di oculistica.
Nel referto redatto dal Dott. P. risultava "iperemia occhio destro".
La bambina era stata sottoposta a visita dall'oculista Dott. A., che aveva espresso la diagnosi "ODX piccola ferita corneale periferica non perforante"; visitata nel pomeriggio dall'oculista curante Dott. M.P., con perdurante sintomatologia di forte dolore all'occhio, fastidio, rossore, bruciore, l'oculista aveva riscontrato una cataratta corticale, indicativa del fatto che qualcosa aveva colpito il cristallino dell'occhio della minore; il medico che aveva operato la bambina, Dott. A.G., aveva riscontrato una ferita di mm.3 circa che aveva interessato sia la cornea, che l'iride che il cristallino.
3. Il processo
All'esito del processo di primo grado, il medico veniva condannato per il reato di lesioni personali colpose e la sentenza veniva confermata nel successivo giudizio di appello.
In particolare, la condanna si fondava sulla coincidenza temporale tra la sutura e l'insorgenza della percezione dolorosa da parte della bambina e nella perfetta compatibilità tra la tipologia di lesione e lo strumento nella disponibilità del medico (ago da sutura particolarmente sottile).
La corte di cassazione dichiarava inammissibile il ricorso presentato dal medico e la condanna pronunciata nei suoi confronti diveniva definitiva.
4. I riferimenti
Giudici di merito: Tribunale di Lecce - Corte di Appello di Lecce
Autorità Giudiziaria: Quarta Sezione della Corte di Cassazione
Reato contestato: Lesioni personali colpose ex art. 590 c.p.