Omissione diagnostica

In questo articolo si affronta il caso di un ginecologo condannato in via definitiva per omicidio colposo di una paziente, per omessa diagnosi di un carcinoma avanzato della cervice dell'utero ed omesso espletamento di esami specialistici.
Indice:
1. Il caso
2. I fatti
3. Il processo
5. La linea difensiva dei medici
7. La massima
8. La sentenza della corte di cassazione
1. Il caso
Un ginecologo veniva accusato di aver cagionato colposamente il decesso di una paziente, avvenuto a causa di un carcinoma avanzato della cervice dell'utero.
In particolare, al medico veniva contestato di aver omesso, dopo l'isteroscopia eseguita in data 17 dicembre 2013 ed il prelievo bioptico espletato nel corso della stessa, pur in presenza di perdite ematiche intermestruali presenti da alcuni mesi: a) di procedere ad un approfondimento diagnostico (ecografia addome e pelvi, TC, RMN);
b) di considerare che il prelievo bioptico era stato espletato in endometrio ovvero non era stata indagata la cervice uterina;
c) di indagare la reale causa metrorragica;
così, mancando di individuare la corretta diagnosi tumorale ovvero la presenza di un carcinoma avanzato della cervice dell'utero, ritardava per un periodo apprezzabile, la corretta diagnosi formulata solo in data 1 giugno 2014.
2. I fatti
In data 19 settembre 2013 la paziente, dopo aver notato la comparsa di "continue" perdite matiche inframestruali ed aver cominciato ad avvertire dolore durante i rapporti sessuali, si recava dalla ginecologa, che la sottoponeva ad una esplorazione manuale interna della vagina, dimostratasi estremamente difficoltà a causa del forte dolore accusato dalla paziente, attribuito ad una probabile stenosi vaginale.
Dopo l'ecografia praticata subito dopo, la ginecologa prelevava un campione di muco vaginale per l'esecuzione del Pap-test che dava esito negativo in ordine alla presenza di lesioni di ogni natura (come da certificato redatto dalla dottoressa del 19 settembre 2013, nel quale si prescrivono "Sideral... zitromax" ed esame citologico su "tratto sottile THIN-PREP effettuato il successivo 28 settembre presso il Laboratorio di Analisi Cliniche di Fratte, che aveva evidenziato: "... adeguatezza preparato, soddisfacente: presenza di cellule rappresentative della sede anatomica in esame (zolla di transizione). Classificazione: negativo per lesione intraepiteliale e maligna").
Nel corso della visita successiva, durante la quale la paziente era informata dell'esito del PAP-test, la ginecologa, avendo appreso che le perdite ematiche non erano diminuite, avendo ipotizzato un inizio di menopausa, prescriveva alla donna degli esami ormonali, che evidenziavano valori normali.
Poiché tale sintomatologia non era regredita, la ginecologa le consigliava di sottoporsi ad un'isteroscopia con successiva biopsia, che in data 23 ottobre 2013 non riusciva, risultando impossibile introdurre il sondino all'interno della vagina della paziente; l'esame era reiterato il successivo 17 dicembre - nel perdurare delle perdite ematiche - dando esito negativo in ordine alla presenza di cellule di natura neoplastica.
A causa della persistenza delle perdite ematiche, della cistite e dell'incontinenza urinaria ed all'esito di ulteriori accertamenti di laboratorio che avevano escluso ancora una volta una problematica di tipo ormonale, il 2 aprile 2014 la paziente era nuovamente visitata dalla ginecologa; ella accusava un "dolore lancinante" all'atto dell'inserimento dello speculum in vagina - attività questa non preceduta da esplorazione manuale - all'esito della quale le era prescritto l'uso di ovuli di fitostimolina che come le terapie precedenti - non incidevano sulla sintomatologia in atto.
Il 5 maggio 2014, la donna, in costanza di perdite ematiche, si recava da un altro ginecologo che le riscontrava, prima al solo "tatto manuale" e poi con approfondimento ecografico, la presenza di una massa nella cervice uterina (cfr. esito dell'accertamento strumentale del 15 maggio successivo che aveva rilevato "Tumefazione vaginale... (duro elastica) della grandezza di 57x47 mm a contenuto moderatamente ecogeno a probabile interessamento della porzione laterale della cervice. Cervice uterina mal visualizzabile per probabile fenomeno compressione. Si consiglia RMN con contrasto pelvi").
Il 20 maggio 2014, la paziente, quindi, eseguiva una Risonanza Magnetica presso il Centro "Chek Up" di Salerno che evidenziava: "... assenza di significative tumefazioni a carico delle stazioni linfonodali intercavo-paraortiche, retrocrurali e mesenteriali... utero in sede con evidenza di una voluminosa quota tissutale ovalare solida (56x56x59 mm) a sviluppo concentrico interessante diffusamente la cervice ed in particolare, il fornice anteriore con adesione al III superiore della vagina. Dopo somministrazione di MDC, si osserva inoltre, un interessamento delle sottomucose anche del III medio della vagina... presenza di un piano di clivaggio con la vescica, improntata, e con il retto... linfonodi ovalari pericentrimetrici a sede iliaca bilaterale e di 13 mm a sede otturatoria destra".
Il 30 maggio 2014, la paziente era ricoverata presso il Policlinico "Gemelli" di Roma, nella cui cartella clinica era indicata come diagnosi di accettazione "K cervice" e, dopo la storia clinica.
Ivi eseguiva una PET TC che dava atto dell'aumentata attività metabolica (SUV massimo 24,6) in corrispondenza della nota eteroformazione localizzata a livello della cervice uterina, con verosimile estensione in sede vaginale nonché "multipli frammenti sede di carcinoma di tipo squamoso solido di alto grado G3 anche compatibile con una possibile origine dalla cervice uterina".
Durante il ricovero al Policlinico romano del 16-22 giugno 2014, con diagnosi di accettazione di "carcinoma cervice uterina in trattamento RT-CT", la paziente era sottoposta al 1 ciclo radio-chemioterapico che si ripeteva per la seconda volta a far data dal 7 luglio, al quale seguiva un altro ricovero fino al 22 luglio 2014 per l'esecuzione di un trattamento brachiterapico.