Gratuito patrocinio
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38751 del 3 ottobre 2024, ha stabilito un principio importante sull'accesso al gratuito patrocinio per stranieri.
La decisione chiarisce come applicare correttamente le norme sul codice fiscale, eliminando ostacoli burocratici per i cittadini non residenti in Italia.
Un cittadino extracomunitario si era visto negare dal Tribunale di Milano l'accesso al gratuito patrocinio. La motivazione?
L'assenza di un codice fiscale valido. Secondo il Tribunale, la mancata indicazione impediva la valutazione dei requisiti economici per l'ammissione.
L'istante ha impugnato la decisione, sostenendo che la normativa consente ai cittadini non residenti di fornire i propri dati anagrafici e il domicilio estero in alternativa al codice fiscale, come specificato dall'art. 6 del D.P.R. n. 605/1973.
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribadendo che:
l'art. 6 del D.P.R. n. 605/1973 permette ai cittadini stranieri non residenti di adempiere all'obbligo di identificazione senza indicare un codice fiscale, purché forniscano i dati personali e il domicilio estero.
la sentenza della Corte Costituzionale n. 144/2004 conferma che l'indicazione del domicilio estero è sufficiente per l'ammissibilità delle domande di gratuito patrocinio per stranieri.
La Cassazione ha evidenziato l'errore del Tribunale di Milano, sottolineando che i giudici avrebbero potuto verificare i dati con i poteri istruttori disponibili. L'interpretazione restrittiva adottata avrebbe creato una barriera ingiustificata per l'accesso alla giustizia.
Questa sentenza costituisce un importante arresto sul tema dell'accesso al gratuito patrocinio per stranieri e stabilisce che:
l'assenza di un codice fiscale non può essere motivo di esclusione, se i dati forniti rispettano quanto richiesto dalla normativa.
l'accesso alla giustizia non deve essere ostacolato da formalismi burocratici, soprattutto nei confronti dei soggetti più vulnerabili.
La decisione chiarisce, inoltre, l'importanza di un'applicazione uniforme delle norme, garantendo il diritto alla difesa per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro nazionalità o residenza.
Con l'annullamento della decisione del Tribunale di Milano e il rinvio per un nuovo esame, la Corte di Cassazione ha confermato il valore primario dei diritti fondamentali e l'importanza di un accesso equo alla giustizia.