Anche pochi episodi persecutori possono integrare il reato di atti persecutori (Cass. Pen. Sez. I, n. 41873/2024)
- Avvocato Del Giudice
- 12 apr
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La Suprema Corte ribadisce che il delitto di atti persecutori può essere configurato anche in presenza di poche condotte reiterate in un breve lasso temporale, qualora queste siano autonome e causino un'effettiva alterazione delle abitudini di vita della vittima.
La decisione conferma l'approccio rigoroso dei giudici di merito nel valutare i comportamenti persecutori e i moventi dell'agire criminoso.
Il fatto
Con sentenza del 20 dicembre 2023, la Corte di Assise di Appello di Catanzaro, riformando parzialmente la decisione di primo grado, ha condannato G.G. per una pluralità di reati tra cui atti persecutori, lesioni personali, omicidio aggravato e detenzione illecita di arma da fuoco. L'uomo, in seguito alla separazione dalla moglie V.I., non aveva accettato la nuova relazione sentimentale della donna e, dopo averla pedinata e molestata per giorni, aveva identificato il nuovo compagno e lo aveva ucciso con tre colpi di pistola, infierendo successivamente sul corpo. Le indagini erano state avviate dopo il rinvenimento del cadavere di P.A. e avevano condotto all'imputato, che confessava il delitto e faceva ritrovare l'arma.
La decisione della Corte
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'imputato, ritenendo manifestamente infondati i motivi sollevati. In particolare, è stata confermata la sussistenza del reato di atti persecutori, anche in presenza di pochi episodi avvenuti in un breve arco temporale, purché idonei a provocare nella vittima uno stato di ansia o a modificarne le abitudini di vita. La Corte ha inoltre confermato le aggravanti della crudeltà, premeditazione e futili motivi in relazione all'omicidio.
Il principio di diritto
Ai fini della configurabilità del delitto di atti persecutori, è sufficiente la reiterazione di condotte autonome, anche in un ristretto arco temporale, se causano uno degli eventi previsti dall'art. 612-bis c.p. (stato di ansia, paura o modifica delle abitudini di vita). L'aggravante della crudeltà si configura quando l'agente infligge sofferenze superflue rispetto al fine omicidiario; quella della premeditazione, quando emerge la persistenza del proposito criminoso nel tempo, supportata da una pianificazione; quella dei futili motivi, quando l'omicidio è determinato da uno stimolo possessivo abnorme e da intento punitivo verso la libertà relazionale della vittima.