Corruzione internazionale: non basta che l’azienda coinvolta abbia sede in Italia per configurare la giurisdizione italiana (Cass. Pen. n. 10060/2025)
- Avvocato Del Giudice
- 18 mar
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Con la sentenza n. 10060/2025, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Milano, che aveva confermato il sequestro di beni per 1,5 milioni di euro nei confronti di C.C. e P.C.A., accusati di corruzione internazionale.
La decisione ha affermato il seguente principio: nei reati di corruzione transnazionale, il giudice italiano deve verificare con precisione la competenza giurisdizionale, la riconducibilità del reato al territorio nazionale e l’effettivo coinvolgimento di soggetti italiani.
Il caso: corruzione oltre i confini nazionali e competenza della giustizia italiana
C.C. e P.C.A. erano indagati per corruzione internazionale, con l’accusa di aver erogato tangenti a funzionari pubblici stranieri per ottenere appalti vantaggiosi per una società italiana operante in Sud America.
Secondo l’accusa, i pagamenti sarebbero stati effettuati tramite società offshore e intermediari finanziari esteri.
Il Tribunale di Milano aveva disposto il sequestro preventivo di beni, ritenendo che il reato avesse una connessione sufficiente con l’Italia per giustificare l’intervento della magistratura nazionale.
La difesa ha contestato la competenza della giustizia italiana, sostenendo che:
Le condotte erano avvenute prevalentemente all’estero e i destinatari delle tangenti erano funzionari stranieri.
I fondi utilizzati per la corruzione provenivano da conti bancari esteri, senza transiti significativi in Italia.
L’applicazione della legge italiana a una vicenda interamente transnazionale violava il principio di territorialità.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che:
1. La giurisdizione italiana nei reati di corruzione internazionale richiede un legame sostanziale con il territorio nazionale
L’art. 322-bis c.p. estende la punibilità della corruzione ai pubblici ufficiali stranieri, ma non elimina il principio di territorialità.
Per affermare la giurisdizione italiana, è necessario dimostrare che una parte rilevante della condotta criminosa si sia svolta in Italia o che il reato abbia avuto effetti diretti nel territorio nazionale.
Non è sufficiente che l’azienda coinvolta abbia sede in Italia: bisogna provare che i pagamenti siano stati gestiti o decisi da soggetti operanti nel paese.
2. Il ruolo dell’Italia nella catena decisionale della corruzione deve essere chiarito
La Cassazione ha censurato il Tribunale di Milano per non aver verificato se le decisioni strategiche sulla corruzione fossero state prese in Italia o se l’intera operazione fosse stata gestita da entità estere.
In assenza di un coinvolgimento diretto di società italiane nella fase esecutiva della corruzione, la giurisdizione italiana potrebbe non essere legittimamente esercitata.
3. La competenza territoriale nei reati transnazionali deve essere oggetto di accertamento rigoroso
Nei casi di corruzione internazionale, la giurisdizione italiana non può essere presunta ma deve essere dimostrata con elementi concreti, come:
La presenza di documenti o contratti firmati in Italia.
L’utilizzo di conti bancari italiani per il pagamento delle tangenti.
La partecipazione attiva di cittadini italiani nel processo corruttivo.
Nel caso in esame, il Tribunale aveva omesso di verificare questi aspetti, limitandosi a considerare la nazionalità dell’azienda beneficiaria.
La Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Milano e disposto un nuovo esame sulla giurisdizione italiana nel caso specifico.
Il Tribunale dovrà verificare se esistano elementi concreti per affermare la competenza della magistratura italiana sulla vicenda.
Conclusioni
La sentenza ha affermato in tema di corruzione internazionale:
L’applicazione della legge italiana ai reati transnazionali non è automatica: deve essere dimostrato un effettivo collegamento con il territorio nazionale.
Il coinvolgimento di un’azienda italiana non è sufficiente per affermare la giurisdizione: serve un legame concreto con la fase decisionale o esecutiva della corruzione.
Nei reati economici internazionali, la competenza territoriale deve essere verificata caso per caso, con un’analisi approfondita dei flussi finanziari e delle responsabilità operative.
Se la giurisdizione italiana non è fondata su basi solide, le misure patrimoniali come la confisca e il sequestro possono essere annullate.