L’omicidio e la soppressione di cadavere possono integrare reato continuato (Cass. Pen. n. 13103/2025)
- Avvocato Del Giudice
- 7 apr
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Con la sentenza n. 13103/2025, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che aveva riconosciuto la continuazione tra i reati di omicidio volontario e soppressione di cadavere, ritenendo sussistente un’unica ideazione criminosa, anche alla luce del vizio parziale di mente dell’imputato.
La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, chiarendo i criteri per l’applicazione dell’art. 81 c.p. in presenza di reati di particolare gravità.
Il fatto
La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, riformando parzialmente la sentenza del GIP di Castrovillari, aveva riconosciuto la continuazione tra i reati di cui agli artt. 575, 411 e 99 c.p., contestati a V. per l’omicidio di D. e la successiva distruzione del cadavere, rideterminando la pena in 10 anni e 8 mesi.
Il Procuratore Generale proponeva ricorso per Cassazione, ritenendo ingiustificato il riconoscimento della continuazione, in quanto la decisione di occultare il cadavere sarebbe stata estemporanea, e dunque non rientrante in un unico disegno criminoso.
La decisione della Corte
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che:
il riconoscimento del vincolo della continuazione è giustificato quando i reati, pur non identici, si inscrivono in una medesima ideazione criminosa originaria;
è necessario un esame concreto delle modalità esecutive, della prossimità temporale, e della finalità comune delle condotte;
nel caso in esame, anche considerando la parziale infermità mentale dell’imputato e l’aggravante dei futili motivi, risulta coerente ritenere che l’occultamento del cadavere sia stato una naturale prosecuzione dell’azione omicidiaria, e non una decisione autonoma e successiva.
La Corte ha richiamato il consolidato indirizzo giurisprudenziale per cui "il reato continuato non richiede la progettazione dettagliata dei singoli episodi, ma una ideazione unitaria, anche solo nelle linee generali, finalizzata al conseguimento di un medesimo scopo” (Sez. U, n. 28659/2017, Gargiulo).
Il principio di diritto
Sussiste la continuazione tra il delitto di omicidio volontario e quello di distruzione o soppressione di cadavere, quando risulti, anche sulla base di elementi indiziari e valutazioni psichiche dell’imputato, una originaria ideazione criminosa unitaria, che, pur non pianificando nel dettaglio ogni fase, persegua un fine specifico comune e temporalmente ravvicinato.