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Ingiusta detenzione: va esclusa se l’indagato ha avuto la disponibilità del luogo in cui è stato trovato il corpo del reato (Cass. Pen. n. 7766/25)

Con la sentenza n. 7766/2025, la Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha ribadito in tema di riparazione per ingiusta detenzione (art. 314 c.p.p.): l’assoluzione in sede penale non implica automaticamente il diritto al risarcimento, se l’indagato ha avuto un comportamento gravemente colposo che ha contribuito all’adozione della misura cautelare.

La decisione ha confermato il rigetto della richiesta di riparazione avanzata da A.V., che aveva subito ingiusta detenzione per detenzione illegale di armi, ritenendo che la sua condotta avesse contribuito in maniera determinante alla misura cautelare.


Il caso: detenzione di armi e richiesta di riparazione per ingiusta detenzione

L’istante era stato arrestato in flagranza il 12 ottobre 2018 per detenzione illegale di armi clandestine e munizioni, rinvenute in un locale box attiguo alla sua officina meccanica.

Il GIP del Tribunale di Napoli aveva convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere.

Il Tribunale del Riesame, il 24 ottobre 2018, aveva sostituito la custodia cautelare con gli arresti domiciliari.

Il Tribunale di Napoli, con sentenza del 13 marzo 2019, lo aveva assolto “per non aver commesso il fatto”, sentenza divenuta irrevocabile il 28 giugno 2019.

In seguito all’assoluzione, V. aveva richiesto la riparazione per ingiusta detenzione, sostenendo di aver subito una misura cautelare priva di fondamento.

Tuttavia, la Corte d’Appello di Napoli aveva rigettato la richiesta, ritenendo che l’istante avesse concorso con colpa grave all’adozione della misura cautelare, poiché era in possesso del box in cui furono trovate le armi e non aveva fornito prove sufficienti per escludere il proprio coinvolgimento.

La difesa ha presentato ricorso per Cassazione, sostenendo:

  • Violazione dell’art. 314 c.p.p. per mancata valutazione di tutti gli elementi probatori

La Corte d’Appello non avrebbe considerato le testimonianze che confermavano che il box fosse accessibile a più persone.

Non avrebbe tenuto conto della deposizione del Maresciallo R., che aveva dichiarato che fu V. stesso a richiedere l’estensione della perquisizione al box.

  • Mancata distinzione tra giudizio penale e giudizio sulla riparazione

Secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva sovrapposto il concetto di gravità indiziaria con quello di colpa grave, senza valutare il comportamento dell’istante nel suo complesso.

  • Assenza di prova di un comportamento negligente o doloso

Non vi era alcuna condotta attiva di V. che avesse favorito l’adozione della misura cautelare, né elementi concreti di colpa grave.


La decisione della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che:

  • Il giudizio sulla riparazione per ingiusta detenzione è autonomo rispetto al processo penale

Il giudice della riparazione deve valutare se l’imputato abbia tenuto un comportamento tale da ingenerare la falsa apparenza della sua responsabilità penale, anche in presenza di un errore dell’autorità giudiziaria.

Non è necessario che la condotta integri un reato, ma è sufficiente che abbia contribuito, anche involontariamente, all’adozione della misura cautelare.

  • La colpa grave può derivare dalla disponibilità del luogo in cui fu trovato il corpo del reato

Nel caso in esame, la Corte d’Appello ha correttamente ritenuto che la disponibilità del box da parte di V. fosse un elemento sufficiente a giustificare la misura cautelare, indipendentemente dall’esito assolutorio.

L’istante non aveva adottato alcuna cautela per proteggere la propria posizione, permettendo che armi clandestine fossero rinvenute in un locale di sua disponibilità.

  • La riparazione per ingiusta detenzione è esclusa se vi è colpa grave dell’istante

Anche in caso di assoluzione, il diritto al risarcimento è escluso se l’imputato ha contribuito, per dolo o colpa grave, all’adozione della misura cautelare.

La condotta dell’istante deve essere valutata ex ante, ovvero nel momento in cui la misura cautelare è stata adottata, e non alla luce della successiva assoluzione.

  • Le dichiarazioni a difesa non sono sufficienti se il quadro indiziario iniziale era solido

La Corte ha affermato che, se il quadro indiziario iniziale era tale da giustificare l’arresto, il semplice fatto che la difesa abbia successivamente prodotto elementi favorevoli non è sufficiente a ritenere che l’ingiusta detenzione sia stata totalmente indipendente dalla condotta dell’istante.


Conclusioni

La sentenza ha affermato in tema di riparazione per ingiusta detenzione:

  1. Il diritto al risarcimento non è automatico in caso di assoluzione, ma va valutato in base al comportamento dell’istante.

  2. Se l’indagato ha avuto la disponibilità del luogo in cui è stato trovato il corpo del reato, la colpa grave può essere riconosciuta.

  3. Il giudizio sulla riparazione per ingiusta detenzione è autonomo rispetto al giudizio penale, e segue criteri distinti di valutazione.

  4. Non è sufficiente dimostrare che l’imputato non abbia commesso il reato: bisogna escludere qualsiasi condotta colposa che abbia contribuito all’adozione della misura cautelare.

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