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Gli arresti domiciliari non sono idonei per un indagato coinvolto in un’associazione per il riciclaggio internazionale (Cass. Pen. n. 7808/2025)

Con la sentenza n. 7808/2025, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stabilito che gli arresti domiciliari non possono essere concessi a un indagato per associazione finalizzata al riciclaggio internazionale se vi è il rischio concreto di contatti con altri membri del gruppo criminale.

La decisione ha accolto il ricorso del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva concesso gli arresti domiciliari a C., indagato per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio dei proventi del narcotraffico.


Il caso: concessi gli arresti domiciliari nonostante il rischio di contatti con l’associazione criminale

C. era stato arrestato il 31 gennaio 2024 per la sua presunta partecipazione a un’organizzazione criminale dedita al riciclaggio internazionale dei proventi del narcotraffico.

Il Tribunale del Riesame di Cagliari, con ordinanza del 22 ottobre 2024, aveva:

  • Confermato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di C. per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

  • Ritenuto sussistenti le esigenze cautelari, evidenziando il rischio concreto e attuale di reiterazione del reato.

  • Sostituito la misura della custodia in carcere con gli arresti domiciliari, presso l’abitazione di un familiare dell’indagato.

Il Pubblico Ministero di Cagliari ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo che:

  • L’ordinanza era contraddittoria, perché da un lato confermava la pericolosità dell’indagato e il rischio di reiterazione del reato, ma dall’altro riteneva idonei gli arresti domiciliari.

  • Gli arresti domiciliari esponevano l’indagato al contatto con soggetti coinvolti nelle attività illecite, tra cui la direttrice di una filiale bancaria che aveva favorito l’associazione.

  • L’attività criminale dell’organizzazione si era protratta almeno fino al 2023, rendendo insufficiente la misura degli arresti domiciliari.


La decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del PM, stabilendo che:

  • La scelta della misura cautelare deve essere coerente con il pericolo di reiterazione del reato

Il Tribunale aveva riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e il rischio concreto di reiterazione, ma aveva comunque sostituito la custodia cautelare in carcere con una misura meno restrittiva.

Un’indagine sul riciclaggio internazionale dei proventi del narcotraffico impone misure più rigorose, per evitare la possibilità di nuovi contatti con l’organizzazione.

  • Gli arresti domiciliari devono garantire l’isolamento dell’indagato dal contesto criminale

La Cassazione ha sottolineato che la scelta del luogo di detenzione domiciliare non può essere casuale, ma deve evitare il rischio di contatti con soggetti coinvolti nel reato.

Il Tribunale non ha valutato adeguatamente il rischio che C. potesse continuare ad avere relazioni con l’associazione criminale.

  • Il tribunale ha omesso di considerare che l’attività di riciclaggio era proseguita fino al 2023

La motivazione dell’ordinanza impugnata era carente, in quanto il Tribunale aveva erroneamente ritenuto che l’attività illecita si fosse conclusa nel 2018, mentre le indagini dimostravano che l’organizzazione aveva operato fino a pochi mesi prima dell’arresto di C.

  • Annullamento con rinvio per una nuova valutazione del quadro cautelare

La Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando al Tribunale di Cagliari per un nuovo esame della misura cautelare.

Il giudice del rinvio dovrà valutare se la custodia in carcere sia l’unica misura idonea a garantire la tutela delle esigenze cautelari.

  • Il ricorso della difesa di C. è stato rigettato

Il difensore aveva contestato la sussistenza delle esigenze cautelari, sostenendo che un’altra indagine presso il Tribunale di Napoli aveva revocato un mandato di arresto europeo nei confronti dell’imputato.

La Cassazione ha ritenuto irrilevante tale decisione, poiché il procedimento in esame si basava su un diverso quadro indiziario.

C. è stato condannato al pagamento delle spese processuali.


Conclusioni

La sentenza ha affermato in materia di misure cautelari personali:

  1. Le esigenze cautelari devono essere valutate in modo rigoroso quando si tratta di associazioni criminali dedite al riciclaggio internazionale.

  2. Gli arresti domiciliari possono essere concessi solo se vi è certezza che l’indagato non possa entrare in contatto con altri membri dell’organizzazione.

  3. La scelta del luogo di detenzione domiciliare deve essere attentamente valutata per evitare contatti pericolosi.

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