top of page

Impugnazioni

Riparazione per ingiusta detenzione negata per colpa grave

Hai bisogno di assistenza legale?

Prenota ora la tua consulenza personalizzata e mirata.

 

Grazie

oppure

Avv. Salvatore del Giudice - Avvocato penalista Napoli
Corte di Cassazione

Il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, previsto dall’art. 314 del Codice di Procedura Penale, rappresenta uno strumento di tutela per chi è stato ingiustamente privato della libertà personale durante un procedimento penale conclusosi con una sentenza di assoluzione.

Tuttavia, tale diritto può essere negato se l’imputato ha dato o concorso a dar causa alla propria detenzione con dolo o colpa grave. In tali casi, la Corte della riparazione può rigettare la domanda di indennizzo.

La sentenza n. 36474 del 18 settembre 2024 della Cassazione penale, Sez. IV, ha affrontato un caso di riparazione per ingiusta detenzione, nel quale la Corte ha ritenuto sussistente colpa grave da parte del ricorrente.


La vicenda processuale

L'imputato aveva subito una custodia cautelare in carcere dal 3 maggio 2020 al 26 ottobre 2020, seguita dagli arresti domiciliari fino al 22 dicembre 2020, in relazione a un’accusa di tentato omicidio (artt. 56 e 575 c.p.), per aver colpito Ch.Fe. con un coccio di bottiglia al collo e al fianco sinistro durante una lite avvenuta nel corso di una serata tra amici. Il GUP del Tribunale di Torino aveva successivamente assolto il ricorrente, riconoscendo la sussistenza di importanti elementi di reciprocità e la possibilità che l'imputato avesse agito in stato di legittima difesa. La sentenza assolutoria era diventata definitiva il 22 dicembre 2020​.

Nonostante l'assoluzione, la Corte d’Appello di Torino aveva rigettato la domanda di riparazione presentata dal ricorrente, rilevando che la sua condotta avesse integrato la colpa grave, elemento che ostacola il diritto all'indennizzo per l’ingiusta detenzione. In particolare, la Corte aveva evidenziato che l’imputato era rimasto coinvolto in uno scontro fisico violento e aveva negato alle forze dell'ordine di chiamarsi Tr.Ya. al momento del loro intervento​.


La decisione della Corte

Il ricorrente, tramite il suo difensore, aveva impugnato l'ordinanza della Corte d'Appello, sostenendo che la Corte avesse indebitamente valutato i profili di colpa, mentre il giudice del merito aveva escluso tali aspetti nel riconoscere la legittima difesa. Inoltre, il ricorrente aveva giustificato il suo comportamento reticente con il timore di un’ingiusta incriminazione, negando che tale condotta avesse contribuito alla sua detenzione​.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando che la colpa grave si era manifestata sotto tre profili:

  • partecipazione a uno scontro violento con reciproco uso di armi, in cui l’imputato aveva riportato lesioni molto meno gravi rispetto alla vittima.

  • negazione del proprio nome alle forze dell’ordine, comportamento che, secondo la Corte, non può essere giustificato come una legittima strategia difensiva.

  • tentativo di ripulire un coltello trovato nella sua abitazione, nonostante fosse privo di tracce di sangue, un comportamento valutato come un tentativo di occultare prove, sebbene la perizia medico-legale avesse successivamente escluso la presenza di sangue sull'arma​.

La Cassazione ha sottolineato che, ai fini della riparazione per ingiusta detenzione, è sufficiente che il comportamento del ricorrente abbia contribuito, anche indirettamente, a creare un quadro indiziario sufficiente per giustificare la detenzione cautelare. Nel caso di Tr.Ya., la sua partecipazione attiva allo scontro violento, unita alla sua reticenza al momento dell’intervento delle forze dell'ordine, ha fornito elementi sufficienti per escludere il diritto all’indennizzo.


Considerazioni sulla colpa grave

Il principio di colpa grave, in questo contesto, non riguarda la responsabilità penale dell’imputato per i fatti contestati, ma si concentra sul comportamento complessivo che ha contribuito a creare le condizioni per la sua detenzione. Anche la dichiarazione menzognera alle forze dell’ordine è stata considerata rilevante: secondo la giurisprudenza, il mendacio, a differenza del silenzio, può essere considerato una condotta idonea a precludere il diritto alla riparazione, quando influisce sulla configurazione degli indizi a carico del soggetto.

La Cassazione ha inoltre ribadito che l’assoluzione per insufficienza di prove, come nel caso del ricorrente, non è sufficiente per escludere la colpa grave, laddove questa emerga da altre circostanze non sufficientemente escluse dal giudizio di merito.

La partecipazione della parte civile nei giudizi di impugnazione: questione rimessa alle Sezioni Unite (n.4328/2024)

Riparazione per ingiusta detenzione negata per colpa grave

La revisione del processo penale

Inappellabilità delle sentenze di proscioglimento del Giudice di Pace: rimessa la questione alle Sezioni Unite

Obbligo di rinnovazione della prova dichiarativa in appello: le ambiguità dell'orientamento restrittivo seguito dalla giurisprudenza

bottom of page