Tribunale Bologna sez. I, 10/01/2024, n.71
Nel reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.), la prova delle condotte reiterate, della loro unitarietà e della loro idoneità a cagionare uno degli eventi tipici previsti dalla norma deve essere rigorosa e basata su elementi chiari, univoci e sufficientemente circostanziati. L'accertamento della responsabilità non può fondarsi esclusivamente su dichiarazioni delle persone offese non corroborate da riscontri oggettivi o da elementi probatori certi. Inoltre, la mera frequenza di telefonate, messaggi o altri comportamenti non raggiunge la soglia dell'abitualità richiesta dalla fattispecie incriminatrice se non si dimostra l'effettiva idoneità delle condotte a determinare un grave e perdurante stato di ansia, timore o modifica delle abitudini di vita della vittima.
RAGIONI IN FATTO E IN DIRITTO DELLA DECISIONE
MA.Mi., in atti generalizzata, è stata tratta a giudizio per rispondere del reato di cui in epigrafe con decreto del GUP di Bologna del 30.11.2022. All'udienza del 19.07.2023, in assenza di questioni preliminari, data lettura dell'imputazione ed aperto il dibattimento, l'imputata e persone offese non comparsi, il Giudice ammetteva le prove come da verbale. All'udienza del 6.12.2023 venivano sentiti BO.Gi. ed altri (…), quest'ultimo all'epoca dei fatti in servizio presso la Questura di Bologna. L'imputata rendeva l'esame. La difesa, nulla opponendo il PM, rinunciava al teste CA.Gi.
Le querele sporte dalle persone offese venivano acquisite al fascicolo del dibattimento con il consenso delle parti ai sensi dell'art.493 comma 3 c.p.p. anche in relazione al loro contenuto e, chiusa l'istruttoria e dichiarato utilizzabile il contenuto del fascicolo del dibattimento, le parti concludevano come da verbale. All'udienza del 10.01.2024, in assenza di repliche, il Tribunale dava lettura della sentenza.
Vi sono in atti:
- Querela sporta da BO.Gi. in data 21.03.2019;
- Querela sporta da IA.Mi. in data 21.03.2019;
- Querela sporta da MA.Mi. in data 19.06.2019 nei confronti delle persone offese per il reato di calunnia;
- Reclamo ex art. 410 bis c.p. avverso l'archiviazione disposta per il fatto oggetto della querela dell'imputata;
- Biglietto manoscritto che reca la seguente frase: "puttana io scopato tu marito, tu deve crepa te cunosc te vad";
I fatti oggetto di imputazione possono ricostruirsi come segue.
BO. Gi, premettendo di essere sposato con IA.Gi. dal 1997, ha esposto che nel novembre del 2018 era entrato in contatto, sul sito di incontri (…), con l'odierna imputata, che ha riconosciuto in aula (p.6 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Si erano visti due sole volte e nella seconda occasione, dopo essere andati al cinema, avevano avuto "un approccio sessuale" (p.4 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). In seguito, si erano sentiti 4-5-6 volte via WhatsApp (p. 4 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023) per poi allontanarsi perché la crisi coniugale con la moglie era rientrata e la Mi. aveva incontrato un altro uomo (p.5 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Tuttavia, nel gennaio del 2019, mentre stava facendo jogging, la moglie aveva risposto al suo telefono, interloquendo con una donna che lui aveva poi detto di aver conosciuto in treno (p. 5 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023), memorizzata nella rubrica del cellulare come Ma.Mi. (p. 12 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). In seguito "ci sono stati continui messaggi e continue, soprattutto, chiamate anonime, sul numero sia mio che di mia moglie, mia moglie era fortemente agitata e ansiosa per questa situazione che si era creata. Alla fine, queste due schede telefoniche, ahimè, le abbiamo distrutte" (p.5 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Inoltre la moglie aveva trovato un biglietto sul parabrezza della sua autovettura (p. 5 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023), (si veda il biglietto prodotto dal PM in udienza) ed una volta, uscendo dalla scuola privata ove insegnava, era stata seguita da due donne ed "una di esse la chiamava con il nome suo e le ha detto delle oscenità che erano successe con me, nel senso che ha raccontato tutti i particolari dell'unico rapporto sessuale che ho avuto con questa signora. Da lì, mia moglie, praticamente, è andata già di testa. Io ho dovuto raccontarle un pò tutta la verità, nel senso che io con questa donna c'ero stato una volta, avevo avuto un rapporto sessuale completo. Da lì, ahimè, mia moglie è andata in ansia, in depressione, è stata in cura anche presso una struttura a Imola per recuperarsi e ha dovuto prendere degli psicofarmaci per stare un po' meglio" (p.6 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Oltre alle "continue e ripetute telefonate anche anonime, da numeri anonimi e da numeri, ahimè o anonimi oppure con numeri diversi che si verificavano almeno una volta alla settimana e che, se il teste rispondeva, rimanevano mute, la moglie veniva chiamata anche sul centralino della scuola ed avevano ricevuto pure una lettera di minacce, situazione che li aveva psicologicamente "devastati" (pp.6 e 7 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). L'imputata nei propri messaggi ad un certo punto aveva cominciato a minacciarlo di dire tutto a sua moglie (pp.9 e 10 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Tale situazione si era protratta dal novembre del 2018 all'aprile del 2019 ed era terminata dopo che avevano cambiato le loro utenze cellulari ed avevano sporto denuncia (p.7 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023).
IA.Mi. ha spiegato di essere entrata in contatto con l'imputata perché, nel gennaio del 2019, una volta che il marito era andato a correre lasciando il telefono a casa (p. 14 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023) erano "arrivate diverse telefonate da questo numero che lui non aveva salvato in rubrica e io ho commesso la leggerezza, insospettita, di prendere questo numero di telefono e di salvarlo sul mio cellulare. Dopodiché ho chiamato questa persona per chiedere chi fosse, perché stesse cercando mio marito. Ho detto di essere la moglie di Gi. e lei mi ha detto di non conoscerlo. Dopodiché mi ha liquidato con delle parole abbastanza offensive. Da quel momento, dopo quando mio marito è rientrato gli ho detto "Chi è questa persona che ti ha chiamato?", noi venivamo fuori da una crisi coniugale, ci eravamo appena, eravamo appena ritornati insieme quindi tutto mi sembrava molto strano. Lui ha detto che era una persona che aveva conosciuto in treno, con la quale aveva parlato qualche volta in treno e poi era finita lì" (pp. 13 e 14 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Riguardo all'episodio occorso uscendo da scuola ha riferito che "a scuola erano arrivate delle telefonate nelle quali venivano chiesti i miei orari di lavoro. In particolare, era un venerdì, ricordo che era un venerdì, è arrivata questa telefonata nella quale è stato chiesto a che ora io finissi di lavorare. Il portinaio che ha risposto "Oggi la maestra Mi. chiude la scuola alle 18" ma pensava fosse una mamma che aveva bisogno di me. Io alle 18, quando tutti i bambini sono andati via, ho chiuso la scuola e mi sono incamminata lungo una strada che poi porta ad un parcheggio per arrivare al quale bisogna scendere delle scale. Avevo l'impressione di aver qualcuno dietro e mi sono girata per un attimo e mi è sembrato di vedere, cioè non posso dire di aver riconosciuto la signora però mi è sembrato di vederla. Sono andata nel panico, ho cominciato a camminare più velocemente per raggiungere la macchina. Quando sono giunta al parcheggio, non riuscivo a trovare la mia macchina, ero completamente pietrificata dal panico, avrei potuto chiamare i Carabinieri, fare qualcosa ma io ero assolutamente pietrificata. Ho sentito delle frasi molto pesanti che con dovizia di particolari" descrivevano il tipo di rapporto sessuale intercorso con il marito (pp. 15 e 16 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Ha spiegato di avere visto in precedenza l'imputata solo nell'immagine del profilo WhatsApp memorizzato nel telefono del marito (p. 16 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023} e che "Fisicamente non la riconosco perché io ero immobilizzata dal terrore, ero solo alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarmi" (p. 16 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023) "purtroppo ero sotto l'effetto di psicofarmaci, dovuta a tutta questa situazione e ho visto queste figure di queste due donne e una sembrava la signora, cioè non l'ho vista benissimo in volto, era buio, l'illuminazione scarsa, cioè, mentirei se dicesse "L'ho riconosciuta", però la voce l'ho riconosciuta dopo, quando mi ha detto tutte quelle cose (pp. 18 e 19 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). In un paio di occasioni aveva trovato dei bigliettini dal contenuto offensivo sul parabrezza della macchina, lasciata parcheggiata nei paraggi della scuola, ma non ne ricordava il contenuto (p. 19 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). La persona offesa ha poi detto di avere ricevuto delle telefonate da numeri sconosciuti nell'ambito delle quali aveva riconosciuto la voce dell'imputata, che la offendeva dicendole: "Tu sei una stronza, tu fai schifo. Tuo marito preferisce venire a letto con me? (p. 18 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Dopo la denuncia non vi erano più state telefonate ma aveva trovato i bigliettini sulla macchina ed avevano ricevuto una lettera minatoria (p.20 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023).
VA.Ga., operatore del centralino del reparto mobile della Polizia, ha ricordato che nel primo pomeriggio del 19.03.2019 aveva ricevuto "una telefonata da parte di una donna con un accento dell'est Europa che mi chiedeva di parlare con Bo.
Io ho chiesto alla signora con cui parlavo come si chiamava, di identificarsi e la signora mi ha risposto "Io voglio fare male a Bo. e a sua moglie e alla sua bambina" questa cosa è stata ripetuta più volte e poi ha chiuso il telefono. Dopodiché io ho relazionato al mio comando" (p. 21 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Ne aveva parlato anche con BO. che era parso preoccupato e gli aveva detto che si trattava di una vicenda personale (p.21 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023).
Rendendo l'esame l'imputata ha negato gli addebiti, ha dichiarato che si era incontrata due volte con il BO., che non avevano avuto alcun rapporto sessuale perché la donna, prima di intraprendere una relazione, avrebbe voluto che lui definisse la sua situazione matrimoniale (p. 25 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Si erano scritti su WhatsApp quattro o cinque volte fino al periodo natalizio, poi nel gennaio del 2019 la MA. aveva ricevuto la telefonata di una donna che si era qualificata quale moglie di Gi., alla quale lei aveva risposto di non conoscere nessun Gi. ed aveva chiuso la comunicazione, "dopo che mi ha chiamato lei io ho scritto messaggio a lui su whatsappa e ho scritto "Ma come ti sei fatto scoprire?" ma nel senso che era scritto su (…), no? E lui mi chiama dopo, era anche lei in casa, sentivo le voci che urlava lei e ha detto "Guarda, non mi scrivere più perché io mi sono messo insieme con mia moglie", ho detto.
"Guarda stai tranquillo perché io ho già ho conosciuto un'altra persona, sono con lui, non mi interessa" e basta e chiusa lì. Non ci siamo mai sentiti, mai, fino a quando mi arriva questa lettera che mi aveva denunciato lui ma io non sapevo, era una lettera da Bologna. Ricordandomi che lui ha detto che fa Poliziotto ho detto "Faccio uno squillo, vedo se mi chiama bene sennò, almeno faccio una domanda. "Che può essere questa lettera?" perché ho visto che arriva da dove arriva. Ma solo squillo, ho fatto solo il numero che avevo da lui. Non mi ha chiamato proprio per niente e poi mi sono presentata a Bologna con questa lettera e ho scoperto che sono stata denunciata da lui e sua moglie". (p. 23 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). L'imputata ha affermato di avere ricevuto dei messaggi da parte del BO. sul social network Messenger nel 2020 (p. 24 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023) ed ha esibito al Tribunale il suo cellulare, aperto sull'applicazione del social network Facebook, nella sezione Messenger, in cui il profilo a lei intestato (Ma.Mi.), risulta aver ricevuto in data 26.11.2020 dal profilo intestato a Bo.Gi. il seguente messaggio: "Ciao, come stai?" (p.24 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). L'imputata ha aggiunto che una sera una donna aveva suonato il campanello di casa sua e, quando si era affacciata alla finestra per vedere chi fosse, la donna le aveva detto: "Sono la moglie di Gi., mi hai fatto molto male" (p.25 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023).
Così descritte le risultanze istruttorie deve rilevarsi che il quadro emerso non appare coerente né tantomeno sufficiente. A prescindere dalla circostanza che non vi sono in atti copie dei messaggi che le persone offese avrebbero ricevuto, né screen shot delle chiamate, tantomeno tabulati telefonici, non può non sottolinearsi una certa confusione in quanto riferito dalla persona offesa BO.: parlando del periodo successivo alla fine della "scappatella" il teste in querela ha dichiarato che "verso la fine di dicembre Ma. ha incominciato a tempestarmi di messaggi" mentre, in dibattimento, prima ha detto che gli aveva inviato "più di una decina" di messaggi WhatsApp (p.9 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023) e poi che da "metà gennaio, praticamente io avrò ricevuto 3-4 messaggi whatsapp e poi l'ho bloccata" (p. 11 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023), per infine dire "Diverse volte al giorno mi ha tempestato di telefonate di messaggi" (p. 11 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Riguardo alle chiamate da numeri sconosciuti, non vi è poi alcun elemento per poter dire che fosse la MA. ad effettuarle: i numeri erano infatti sconosciuti o privati. Il BO., unico che avrebbe potuto riconoscere la voce dell'imputata, ha affermato che, quando rispondeva, l'interlocutore rimaneva muto (p. 7 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Mentre la IA. ha ritenuto di ricondurre la voce a quella dell'imputata sulla base della prima, breve, telefonata intercorsa tra loro. Ciò che implicherebbe delle notevoli doti di riconoscimento vocale. Quanto all'individuazione dell'imputata quale una delle due donne che l'avrebbero seguita all'uscita da scuola, nello sporgere querela la IA. non ha fatto cenno alcuno all'aver riconosciuto l'imputata in quell'occasione ed anche in dibattimento, oltre ad aver affermato ripetutamente che era "completamente pietrificata dal panico", tanto da non riuscire più a trovare la propria macchina, e che assumeva degli psicofarmaci (pp. 15-19 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023), è stata molto incerta nel dire che poteva trattarsi dell'imputata, che avrebbe riconosciuto solo sulla base della voce, anche perché l'aveva vista in precedenza solo nell'immagine del profilo WhatsApp memorizzato nel telefono del marito (p. 16 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023). Non vi è poi prova alcuna che la donna che ha telefonato al centralino di Polizia fosse l'odierna imputata. Il teste VA. ha infatti spiegato che all'epoca i numeri chiamanti non venivano registrati.
La versione offerta dall'imputata durante l'esame, per contro, oltre ad essere verosimile, logica e coerente, è suffragata dalla schermata del telefono da lei esibita, da cui risulta che, contrariamente a quanto da lui dichiarato (p. 12 del verbale stenotipico dell'udienza del 6.12.2023), il BO. risulta aver tentato di riallacciare i rapporti con la MA. utilizzando il sistema di messaggeria Messenger ben dopo i fatti, ovvero il 26.11.2020.
Ma l'istruttoria non ha neppure provato che le condotte riferite dalle persone offese siano state poste in essere dalla medesima donna atteso che l'unico elemento che le accomuna sarebbe l'accento dell'est della voce femminile che le ha poste in essere. A tal proposito non ci si può esimere dal notare che, nostro malgrado, tutti siamo tempestati da telefonate provenienti da numeri sconosciuti utilizzati da cali centers di varia natura, che spesso impiegano personale dell'est europeo, ciò che ben può essere successo anche alle persone offese. Ancora: la stessa IA. ha riferito come normale che i genitori degli alunni la cercassero presso il centralino della scuola e non può certo escludersi che le telefonate e lo spiacevole incontro all'uscita dal lavoro abbiano avuto quale protagonista qualcuno che gravitava nell'ambiente scolastico. Quanto alla telefonata al centralino di polizia, come sopra evidenziato, potrebbe averla fatta chiunque. Non vi sono pertanto elementi per concludere che le condotte provengano dalla stessa persona, potendo essere derivate anche da soggetti distinti non agenti di comune accordo, ciò che influisce su quella unitarietà sottesa alla fattispecie di reato contestata che si riflette sia sulla abitualità, sia sulla idoneità a cagionare l'evento. Sotto tale ultimo profilo si aggiunga che le condotte lamentate dalle persone offese sono riconducibili ad una telefonata alla settimana, qualche messaggio, uno (o due) biglietti lasciati sul parabrezza ed una telefonata, l'unica minatoria, al centralino della Polizia. Il tutto esauritosi in poco più di due mesi, ciò che, anche al netto di quanto sopra esposto, induce a ritenere che si tratti di molestie inidonee a cagionare l'evento previsto dal reato di cui all'art. 612 bis c.p. In tema di atti persecutori, infatti, non si può prescindere dall'accertamento della idoneità dei comportamenti tenuti dall'agente a determinare in una persona comune l'effetto destabilizzante caratterizzante i tre eventi alternativamente previsti dalla norma (Cass. Sez. 5, Sentenza n. 7559 del 10/01/2022). L'imputata deve quindi andare assolta dal reato a lei ascritto perché il fatto non sussiste.
P.Q.M.
Visto l'art.530 c.p.p.,
Assolve MA.Mi. dal reato a lei ascritto perché il fatto non sussiste.
Così deciso in Bologna il 10 gennaio 2024.
Depositata in Cancelleria il 10 gennaio 2024.