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È inutilizzabile la messaggistica WhatsApp acquisita senza un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria (Cass. Pen. n. 39548/2024)

Whatsapp

La Corte di Cassazione ha affermato che i messaggi WhatsApp conservati nella memoria di un dispositivo elettronico costituiscono corrispondenza anche dopo la ricezione da parte del destinatario e, pertanto, la loro acquisizione deve avvenire nel rispetto delle garanzie previste dall’art. 15 della Costituzione e dall’art. 254 c.p.p. Tale pronuncia chiarisce che non è consentito alla polizia giudiziaria effettuare fotografie di tali messaggi senza un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria.


Il fatto

Con sentenza del 18 gennaio 2024, la Corte d’Appello di Roma aveva confermato parzialmente la condanna di A.A. per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 73, comma 5, D.P.R. n. 309/1990, riducendo la pena inflitta a un anno e sei mesi di reclusione e 1.400 euro di multa.

Nel corso delle indagini, la polizia giudiziaria aveva acquisito fotografie di conversazioni WhatsApp presenti nel cellulare di A.A. senza disporre il sequestro del dispositivo o procedere con una copia forense, sollevando dubbi sulla genuinità e l’affidabilità della prova così acquisita.


La decisione della Corte

La Corte di Cassazione, con la sentenza in argomento, ha annullato la sentenza impugnata nella parte relativa alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena, accogliendo parzialmente il ricorso.

Ha chiarito che i messaggi WhatsApp conservati nel dispositivo elettronico costituiscono corrispondenza ai sensi dell’art. 15 Cost. e che la loro acquisizione richiede un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria.

Pertanto, la semplice fotografia scattata dalla polizia giudiziaria, senza alcuna autorizzazione o copia forense, viola il diritto alla riservatezza della comunicazione.

La Corte ha precisato che questa conclusione si fonda sui principi espressi dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 170 del 2023, che equipara i messaggi elettronici alla corrispondenza protetta dalla Costituzione.

Tale principio è stato ribadito dalle Sezioni Unite con le sentenze Giorgi e Gjuzi del 2024.


Il principio di diritto

I messaggi WhatsApp conservati nella memoria di un dispositivo elettronico costituiscono corrispondenza ai sensi dell’art. 15 Cost.

La loro acquisizione richiede un provvedimento motivato dell’autorità giudiziaria, e non può avvenire tramite semplici fotografie effettuate dalla polizia giudiziaria senza autorizzazione.

L'inutilizzabilità della prova acquisita contra legem è insanabile e comporta la sua esclusione dal processo.

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