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La dipendenza da cannabis ed il lieve quantitativo escludono il reato di spaccio.

a cura dell'Avv. Rossella Zaccariello

Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza 17 marzo – 10 giugno 2021, n. 23010.

La Suprema Corte, accogliendo il ricorso di un imputato condannato per detenzione di hashish, ha affermato che il giudice di merito deve ritenere raggiunta la prova certa che la sostanza stupefacente sia destinata alla cessione a terzi, in particolare tenendo conto del modesto quantitativo di detta sostanza, della sua diversa collocazione all’interno dell’abitazione e della dipendenza da cannabinoidi.

In particolare, la Corte ha affermato che "la regola di giudizio compendiata nella formula dell’"al di là di ogni ragionevole dubbio" impone al giudicante l’adozione di un metodo dialettico di verifica dell’ipotesi accusatoria, volto a superare l’eventuale sussistenza di dubbi intrinseci a quest’ultima, derivanti, ad esempio, da autocontraddittorietà o da incapacità esplicativa, o estrinseci, in quanto connessi all’esistenza di ipotesi alternative dotate di apprezzabile verosimiglianza e razionalità (Sez. 1, n. 4111 del 24/10/11, Javad, Rv. n. 251507)".


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